La prospettiva come conquista culturale
Si ha una prima rappresentazione "distanziata"
di forme lontane dall'osservatore con la "prospettiva intuitiva" di
Giotto, che fa della superficie pittorica non più una piatta
estensione su cui si dispongono le figure, ma un piano trasparente
attraverso cui è possibile guardare uno spazio aperto e infinito. E'
tuttavia solo con il '400 che, attraverso l'ausilio di regole
matematiche e geometriche, si chiarisce definitivamente il concetto di
prospettiva piana. La considerazione dell'angolo di visuale
dell'osservatore, l'esatta definizione del tipo di percezione della
realtà, richiedono, per dare verosimiglianza al soggetto, una diversa
modalità di rappresentazione delle forme, una più razionale ed ordinata
progettazione degli spazi.
La riflessione sulle leggi della prospettiva operata prima da
Brunelleschi, poi da Masaccio, da Leon Battista Alberti
e da Piero della Francesca, mette in evidenza un'attenzione nuova
per il modo di percepire la realtà.
Creare una visione prospettica significa
razionalizzare la realtà,
per leggerla con strumenti più propri alla sensibilità umana. Ad
esempio si può porre l'accento sulla variabile spazio temporale,
sintetizzabile nella
coesistenza - alternanza di vicino e lontano, che può assumere
- per estensione simbolica - la connotazione temporale di
coesistenza-alternanza tra
presente e passato.
Lo spazio prospettico può dunque riaggregare simbolicamente le due
dimensioni spazio-temporali, proponendo la similarità di alcuni eventi
storici, che la rappresentazione presenta insieme, grazie al filtro del
distanziamento prospettico.
Il passato diventa citazione e nell'opera d'arte tale
citazione assume un valore di rigoroso isomorfismo tra passato e presente.
Non solo nel recupero emblematico del valore etico della storia, ma
anche all'interno dell'equilibrio della stessa struttura compositiva.
Nell'opera di Piero della francesca,
variamente interpretata dai critici, emergono due grandi abilità
dell'artista: l'uso del colore e della luce e l'impiego della prospettiva
come strumento per operare la citazione del passato, posto in relazione al
presente.
L'episodio raffigurato in primo piano riguarda Oddantonio, fratello
di Federico di Montefeltro ( committente dell'opera ).
Oddantonio era stato vittima di
una congiura popolare ed i due personaggi raffigurati in primo
piano al suo fianco, ritraggono presumibilmente due consiglieri infidi del
nobile, poi responsabili della sommossa. I colori più netti ed il rilievo
"in primo piano" della scena, richiamano la corposa attualità del fatto,
la sua incidenza diretta sulla realtà della corte ( questo è l'evento
ricordato e, a suo modo, celebrato ).
Sullo sfondo, a tinte più luminose e chiare, in prospettiva distanziata
( nello spazio e nel tempo ) c'è
la citazione dell' episodio
evangelico della flagellazione del Cristo.
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Esso ricorda analogicamente ( quasi come
metafora attualizzata ) una identica forma di tradimento e di
sofferenza a quella patita da Oddantonio, anche se più drammaticamente
grande nelle proporzioni ed universale negli effetti: la flagellazione
del Cristo appunto. Tale evento non ha dunque solo un significato
religioso ma, diventa evento storico, opportunamente posto in relazione al
presente per chiarire il senso di due drammatiche esperienze. |
L'opera, erroneamente attribuita a Piero
della Francesca, è un esempio dell'impiego della prospettiva e del
classicismo in funzione simbolica.
La prospettiva centrale, con cui si raffigura
la piazza di una città ideale -
città utopica, pura congettura mentale e quasi metafisica-
offre la nitida rappresentazione e insieme la fredda ripartizione di
uno spazio urbano privilegiato
L'area è segnata dall'equilibrio delle parti, dalla simmetria,
dall'armonia plastica degli edifici, dalla scansione modulare delle
costruzioni. L'edificio centrale, dotato dei tipici elementi dell'architettura
classica ( pianta centrale, colonnato, circolarità della struttura...)
è attorniato da costruzioni, che si pongono in modo perfettamente
equidistante dal centro. Così si evidenzia l'ariosa apertura
centrale della piazza antistante gli edifici. Questa città è
appunto ideale,
perché pensata come realizzazione della perfetta razionalità
dell'uomo rinascimentale, capace, attraverso la generosità del
principe, di ottimizzare gli spazi urbani, assicurando una
visione scenografica della vita pubblica.
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