Dei sepolcri - Nuclei
concettuali del carme
Il carme
Dei sepolcri
Il carme si struttura nella continua alternanza di parti argomentative e sezioni evocative di luoghi, personaggi e situazioni storiche emblematiche, che vengono richiamate in funzione esemplare, per conferire enfasi e forza persuasiva alle tesi principali della poesia. Tali rievocazioni si strutturano nella forma del mito, in quanto assumono l'aspetto di vicende emblematiche che assumono un valore universale ed eterno. |
Le sezioni argomentative
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Il tema delle rovine e la tesi
materialistica. La natura appare come una forza devastante e distruttiva che agisce indifferentemente sull'uomo e sulle cose. I suoi cicli di distruzione e rigenerazione della materia non sembrano tener conto del bisogno di continuità della memoria umana e del naturale desiderio di sopravvivere - in qualche modo - all'estinzione fisica dopo il tempo della vita. L'immagine delle rovine di Piranesi rende visivamente il contrasto tra la maestà delle opere umane e la fragilità delle stesse di fronte all'incalzare del tempo. Il sentimento che pare dominare nei primi versi è il crollo della Speranza di fronte alla crudeltà delle leggi fisiche della natura. |
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La corrispondenza d'amorosi sensi Il gruppo funerario di Antonio Canova sembra invece richiamare l'atmosfera emozionale che rende possibile l'illusione foscoliana della corrispondenza d'amorosi sensi, relativa alla possibilità dell'uomo di proiettarsi nel futuro anche dopo la morte. L'unità statuaria del gruppo evidenzia il momento del compianto che segue la morte di una persona cara. Esso riunisce in una magica continuità quanto la natura ha preteso di recidere violentemente: il rapporto di affettività che unisce ai propri cari. Per Foscolo è necessario un forte senso di reciprocità e di solidarietà tra gli uomini. I defunti devono aver lasciato un buon ricordo di sè, mentre i vivi devono accostarsi con sensibilità al silenzio della morte per estrarne i significati più profondi, che si nascondono nel modello e nel valore della vita del defunto. Solo chi non lascia un buon ricordo di sé ha poca gioia della tomba..dice il poeta. |
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Dallo stato di barbarie all'incivilimento Tra le sezioni argomentative del carme i vv. 91-96 sono forse i più importanti nell'individuare concettualmente l'importanza del culto dei morti all'interno della storia dell'umanità. Recuperando il pensiero di G.B. Vico, Foscolo richiama le circostanze che - congiuntamente - porteranno l'uomo fuori dello stato di barbarie. La religione, la celebrazione della giustizia, l'istituto della famiglia ed appunto il culto dei morti faranno sì che la società acquisti valori più alti, sentendo il bisogno di regolare l'attività umana con istituti civili adatti a comunità non solo legate ai bisogni materiali ed ai sensi. E' sul piano di questo superamento culturale ed antropologico delle leggi di natura che si matura lentamente una sensibilità più profonda verso i valori della vita e della morte e si colgono i nuovi significati racchiusi dal sepolcro e dalla memoria del passato. |
I grandi esempi storici ed i miti
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S. Croce e le memorie dei grandi
Italiani L'ampia sezione dedicata alle tombe dei grandi italiani sepolti a S.Croce è la prima complessa rievocazione a carattere mitografico che Foscolo ci propone per ribadire il valore della memoria storica e della tradizione culturale di un popolo. E' questo ormai il tema centrale nella descrizione della sacra atmosfera di Firenze, segnata dall'intrecciarsi di mille suggestioni interne ed esterne al tempio ove riposano i grandi italiani.
Viene ora scavalcato l'ambito privato del compianto ed il riconoscimento dei
meriti culturali delle singole personalità ( Machiavelli, Michelangelo,
Galilei, Dante, Petrarca, Alfieri ) è funzionale ad un messaggio
civile e politico, quello volto a far rinascere negli animi degli
Italiani una coscienza
nazionale, capace di portare alla libertà del nostro paese dagli
stranieri. |
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La rievocazione della battaglia di
Maratona E' centrata sulla
rievocazione di un luogo mitico della storia greca
( la piana della battaglia di Maratona ) la
breve sezione che recupera il tema della lotta per le
libertà patrie. Il riferimento alla morte come forzata inazione, come
incapacità a sperare, svanisce nel concitato quadro
epico della rappresentazione della battaglia. Le
Parche, ministre divine del trapasso dalla vita
alla morte, stendono il loro canto pietoso sui caduti, nella luce notturna e
spettrale che illumina gli ultimi scontri e i gesti di valore estremo. |
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Il valore eternatore della poesia Nell'età napoleonica ed in clima neoclassico la poesia è spesso attività di celebrazione o di puro intrattenimento. Foscolo vuole riscattarne invece un valore più alto, mostrandocela come sostegno indispensabile alla memoria dei popoli, come unico strumento capace davvero di vincere l'ostilità del tempo. Il potere della natura è devastante e si accanisce perfino sui resti fisici dei luoghi che sono stati testimonianza di grandi eventi. Ancora una volta è minacciata in apparenza la continuità tra passato e presente. Saranno le Muse, ispiratrici della capacità immaginativa dei poeti a fornire gli strumenti per la rievocazione degli eventi memorabili. Foscolo nell'ultima parte del carme ci darà un esempio altissimo di questo potere della poesia. |
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Il mito della guerra di Troia e la sua
memoria storica attraverso la celebrazione della leggenda di Elettra e di
Giove. Foscolo si misura con una splendida prova creativa: prova a riscrivere, rivivendola dall'interno in un nuovo moderno mito, la vicenda antica della città di Troia, la città più volte conquistata e poi rasa al suolo dai Greci, dopo eroica resistenza. La vicenda della città gloriosa e sconfitta è particolarmente caro a Foscolo e gli pare altrettanto significativo nella realtà dell'Italia napoleonica. Permette di delineare la tenacia delle memorie e delle tradizioni riaffermate in tempi di apparente cecità storica e di oblio del passato glorioso.
L'altezza della rievocazione è assicurata
dalla leggenda di Elettra, divinità patria, un
tempo compagna di Giove. Essa, prima di morire,
riesce ad ottenere dal padre degli dei di essere
venerata presso la comunità troiana insieme ai suoi figli,
semidei fondatori di quella civiltà. Gli echi della poesia omerica: Omero ed Ettore Sta ai poeti
soprattutto indicare la strada agli uomini, interrogando la
leggenda più che la storia. E' così che
Omero chiude il carme, rievocando il
personaggio più foscoliano di tutti, l'infelice e generoso
Ettore, capace di sacrificarsi per la sua
patria anche se presagisce la sconfitta e la morte. Il
fascino di questo personaggio è totale, abbraccia ogni luogo ed ogni
tempo e concretizza meglio di ogni altro riferimento il legame che riannoda
la morte alla vita, il passato più lontano al presente più vicino, nella
costante riaffermazione di pochi saldi valori, patrimonio di un'umanità
superiore. |