"Il
problema esiste al di là delle cifre ufficiali"
Nando
Dalla Chiesa è stato promotore e relatore dell’indagine conoscitiva sulla
dispersione scolastica svolta dalla Commissione Cultura della Camera. "Il
fenomeno è sottovalutato".
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,95078,00.html
di
Riccardo Venturi ROMA - "Il fenomeno della dispersione scolastica è sottovalutato. C’è l’idea che si tratti di un problema superato, tranne in alcuni quartieri degradati. In realtà il problema esiste, al di là delle cifre ufficiali. Quando nella scorsa legislatura si iniziò a parlare di innalzamento dell’obbligo scolastico feci una semplice obiezione: come facciamo a alzare l’età dell’obbligo se non conosciamo la qualità della presenza nella scuola dell’obbligo negli ultimi anni?". Nando Dalla Chiesa è stato promotore e relatore dell’indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica svolta dalla Commissione Cultura della Camera nel corso della scorsa legislatura, e conclusa nel gennaio del 2000 con la pubblicazione del documento conclusivo. Un’analisi che parte con alcune interessanti statistiche, fra cui quella che mostra il permanere della distanza fra il grado di scolarizzazione italiano rispetto a quello di molti altri paesi. Un dato su tutti: nel 1994 a essersi fermato alla licenza elementare o media era il 67 per cento degli italiani, contro il 33 per cento dei francesi, il 26 per cento degli inglesi, il 16 per cento dei tedeschi, il 15 per cento degli americani. L’indagine della commissione ha comportato anche lo studio di alcuni casi locali emblematici. Ai quartieri spagnoli di Napoli la missione parlamentare ha trovato la situazione più dura, con ambienti familiari caratterizzati da "tre zii uccisi", oppure "una quindicenne che ha partorito due mesi fa, la madre è in carcere, un fratello piccolo da accudire, un fratello ventunenne tossicodipendente" e così via. In questo caso si è verificata l’efficacia di progetti innovativi come Chance, con l’utilizzo dei maestri di strada. Da un dibattito svolto nel corso della missione in Sardegna, invece, sono emersi alcuni nodi essenziali del problema dispersione: da un lato l’instabilità del corpo docente, specie nelle aree più a rischio (tanto che qualcuno ha parlato di "turismo scolastico"); dall’altro la mancanza di una rete inter-istituzionale - dalla sovrintendenza ai servizi sociali dei comuni al Tribunale di minori - capace di operare come sistema. La mancanza di coordinamento provoca una sorta di "dispersione degli interventi anti-dispersione". Nelle conclusioni, il documento frutto dell’indagine sottolinea l’importanza dell’autonomia scolastica nella lotta alla dispersione. "Tutte le esperienze positive nelle quali la Commissione si è imbattuta nel corso del suo lavoro hanno potuto realizzarsi a partire dalla definizione di uno spazio di autonomia che a volte ha preceduto la stessa legge di riforma. La percezione della realtà esterna, la sensibilità nel coglierne in tempo reale trasformazioni e tendenze, la valutazione delle risorse umane e professionali interne, la consapevolezza delle opportunità e dei vincoli, la conoscenza diretta della popolazione scolastica e dei suoi bisogni, la fantasia nell’impostare le relazioni interistituzionali più utili e più coerenti con le concrete situazioni: tutto ciò è prerogativa naturale di chi opera nella scuola a contatto con i problemi che vi si manifestano". |
Le
storie dei ragazzi Da
Napoli a Belluno, da Roma a Ivrea, ecco le testimonianze, rilasciate da
dirigenti scolastici e insegnanti, su casi di estrema povertà e abbandoni
scolastici. di
Riccardo Venturi Storie di piccoli evasori dall’obbligo scolastico. (Tutti i nomi dei ragazzini sono fittizi) Palermo.
Salvatore (testimonianza di Nino Rocca, presidente del centro sociale
Francesco Saverio). Salvatore è il secondo di sette fra fratelli e
sorelle che vivono con i genitori in una catapecchia nel difficile
quartiere dell’Albergheria a Palermo. La madre è analfabeta e,
vittima della povertà, non si sa ben gestire. Si è sposata minorenne
in seguito a una "fuitina". Il padre si arrangia con lavori
saltuari. A 12 anni Salvatore decide di lasciare la scuola perché ritiene
moralmente più rilevante mettersi a lavorare per aiutare la famiglia. Lo
sente come un imperativo categorico. L’unica cosa che può fare a
quell’età nell’Albergheria è vendere sigarette di contrabbando vicino
all’Ospedale dei bambini. Il suo principale gli dà 800mila lire al
mese. Il ragazzo è molto sveglio e vivace, apprende con rapidità. Un
giorno mentre pranziamo al centro sociale Francesco Saverio ci racconta
come funziona il mercato del contrabbando. Gli chiediamo quanto
guadagna il suo capo, lui risponde senza scomporsi: 20 milioni al mese. E
a te perché dà così poco? gli chiediamo. E lui, sicuro: perché lui se
lo beccano rischia 100 milioni di multa, io invece essendo minore di 14
anni non rischio neanche il carcere minorile. Di fronte a questa coscienza
e consapevolezza ci siamo sentiti disorientati, al confronto la nostra
proposta di legalità era debole. Allora abbiamo fatto il tentativo
di intimorire lui e i genitori che erano complici facendoli chiamare dal
Tribunale minorile. Il giudice si è mostrato molto sensibile,
comprendeva le difficoltà e ha alternato toni paternalistici a altri più
vigorosi. Ma Salvatore non si è lasciato scomporre. Con molta
discrezione ha fatto notare che doveva tornare al lavoro e ci ha lasciato
tutti di sasso. In questi casi l’evasione scolastica ha ragioni ben
precise: se manca il sostegno alla famiglia è chiaro che i ragazzini più
sensibili e intelligenti cercano vie per affermare se stessi e aiutare la
famiglia. Roma. Marco e Fabio (testimonianza di un’insegnante di una scuola elementare
del quartiere Laurentino 38). Marco è figlio di genitori analfabeti pur
se giovani, intorno ai 35 anni. É stato bocciato per la prima volta in
quarta elementare perché ha fatto moltissime assenze. I genitori hanno
deciso di metterlo in un’altra scuola, ma la situazione è peggiorata
perché nell’altro istituto non sono abituati come noi ai bambini
problematici che vengono da famiglie difficili, il tessuto sociale del
Laurentino 38 è questo. Comunque Marco è stato promosso e la quinta
elementare è tornato a farla da noi. L’anno dopo si è presentato in
prima media, ma dopo pochi giorni ha smesso definitivamente di andare a
scuola. Questo è un caso (paradossalmente) che è finito bene: Marco
insieme al fratello dà una mano al padre, che è venditore ambulante
abusivo. In un contesto in cui nessuno si prende le responsabilità che
dovrebbe per combattere la dispersione, questo è il male minore: almeno
non è finito a fare il criminale o a drogarsi. Denunce verso la
famiglia per l’evasione dall’obbligo scolastico non mi risulta ce ne
siano state. Fabio è figlio di rom stanziali nel nostro quartiere. (...)
Sono estremamente amareggiata, da anni mi batto per far rimanere
questi ragazzini a scuola, per combattere il disagio,........ Rivalta
di Torino.
Barbara (testimonianza di Enrico Monteil, coordinatore della scuola media
Paola Garelli). Barbara è arrivata in prima media con una storia
familiare problematica alle spalle. Ha sempre frequentato
saltuariamente, e per questo è stata bocciata due anni in prima media.
A questo punto era molto più sviluppata dei suoi compagni di classe, non
riusciva a instaurare con loro un rapporto di comunicazione affettiva. Ad
aprile le abbiamo proposto un tipo di percorso che l’anno dopo
l’avrebbe portata in terza. Ma la sua reazione è stata pessima: non
l’abbiamo più vista per due mesi. Abbiamo fatto intervenire gli
assistenti sociali, abbiamo fatto visita alla famiglia, ma non c’è
stato niente da fare. L’anno dopo ci abbiamo riprovato: gli insegnanti
di lettere e matematica hanno creato un programma minimo che avrebbe
portato Barbara all’esame di terza media. Ogni volta che la ragazza non
veniva a scuola l’assistente sociale si presentava a casa sua. Ha
frequentato fino a marzo ma poi ha smesso, resisteva ancora alle nostre
proposte. A quel punto la ragazza è stata presa in carico dai servizi
sociali. Veniva a scuola a fare un orario ridotto accompagnata da un
obiettore di coscienza. Alla fine di questo iter travagliato e faticoso
Barbara ha fatto un esame decoroso, rispondendo alle domande, e ha
ottenuto la licenza media. Per non demolire ulteriormente la sua psiche
era necessario che non le fosse regalato un pezzo di carta, ma che
l’esame fosse un’esperienza positiva. Certo è impossibile spendere
ogni volta la quantità di energia, persone, tempo messi in campo per
questo caso. Purtroppo in seguito la ragazza non ha fatto fruttare
l’esperienza. Non ha più seguito un corso di formazione da parrucchiera
come pareva volesse fare, e ha ricominciato a vagabondare. Altri casi sono
finiti peggio, lei almeno è arrivata in qualche modo alla licenza: in
questa zona 9 abbandoni scolastici su 10 portano i ragazzi alla droga. Napoli.
Carmelo e Pasquale (testimonianza di Armida Filippelli, ex dirigente
scolastico dell’Istituto comprensivo Pasquale Scura nei quartieri
spagnoli, ora all’Itc Galiani). Carmelo ha la mamma venditrice ambulante
e il padre in carcere con alcuni ergastoli sulle spalle. Era
ipercinetico, instabile a livello psicomotorio. Un giorno l’ho trovato
arrampicato sull’altissimo portone della scuola. Scendi piano piano, gli
ho detto. Perché vuoi scalare la scuola? gli ho chiesto. E lui: mi hanno
cacciato! Uta,
Cagliari.
Bastiano (testimonianza di Franceso Cois, insegnante di educazione tecnica
alla scuola media). Orfano di padre, Bastiano aveva il tipico
atteggiamento del ragazzo in difficoltà. Per lui era difficile seguire le
normali attività dei compagni, a volte era anche di disturbo. La madre
lavorava, lui non aveva figure di riferimento in casa e spesso si alzava
tardi la mattina. É stato bocciato in prima media, poi è
passato in seconda ma lì è stato bocciato varie volte. Raggiunta
finalmente la terza il ragazzo ha deciso di mettersi a seguire un corso di
formazione professionale da meccanico. Noi gli abbiamo dato il via libera
in cambio della frequenza dei nostri corsi serali per adulti che
ancora non hanno la licenza media. La cosa strana è che Bastiano oltre
che a quello da meccanico si è iscritto anche a un altro corso di
formazione. Credo che voglia sfuggire al lavoro di allevatore in
montagna che fanno i suoi parenti. Ora che non è più tenuto a venire,
spesso la mattina ce lo ritroviamo a scuola... Ivrea. Giovanna (testimonianza di Salvatore Passione, vicedirigente scolastico
dell’Istituto di istruzione superiore Cena). Giovanna è orfana di
madre. Il suo è un caso di evasione dal nuovo obbligo scolastico, portato
a 15 anni e quindi esteso al primo anno di scuola superiore. Giovanna
non poteva frequentare perché suo padre fa il camionista ed è spesso
all’estero, e lei doveva accudire il fratellino di 6 anni. Dalle
medie era uscita con il sufficiente. Ci siamo messi in contatto con il
sindaco, con gli assistenti sociali, per un paio di mesi l’hanno
sostituita nella cura del fratellino ma poi la situazione si è fatta
insostenibile e la ragazza ha smesso di venire a scuola. Credo
che gli assistenti sociali dovrebbero fare di tutto per permettere ai
ragazzi di completare l’obbligo scolastico e di prendere una
specializzazione. Ho chiamato il padre sul telefono cellulare,
ma lui mi ha detto: che devo fare? Mandare il bimbo in un orfanotrofio per
fare studiare Giovanna? D’altra parte una
recente sentenza ha stabilito che i genitori di un ragazzo che non ha
fatto la prima superiore non sono punibili perché l’obbligo è stato sì
elevato a 15 anni, ma per il codice penale, che non è stato adeguato, è
rimasto fermo ai 13 anni. Belluno.
Habib
(testimonianza di Remigio De Fanti, dirigente scolastico della scuola
media Ricci). Habib è arrivato in prima media già in ritardo, poi è
stato ancora bocciato. Da parte sua c’era un assoluto rifiuto, l’assenza
totale di motivazioni che è cresciuta con l’aumentare del divario di età
fra lui e i suoi compagni. Alla fine ci siamo resi conto di non avere
la forza di farlo andare avanti, e abbiamo deciso di indirizzarlo in un
centro prefessionale regionale post licenza media. Nel frattempo Habib è seguito
da educatori sociali che lo preparano per ottenere l’indispensabile
licenza. Il suo comunque è un caso limite: qui a Belluno la sola
dispersione diffusa è quella successiva alla scuola dell’obbligo. Molti
ragazzi preferiscono lasciare le superiori per mettersi a lavorare. Ma
l’evasione della scuola dell’obbligo è minima. |
L'argomento della dispersione e dell'abbandono scolastico pare non toccare gli studenti che frequentano - con relativa tranquillità - un corso di studi superiore. Invece occorre riflettere a questi casi sociali che in alcune aree del nostro Paese sono più frequenti di quanto si creda. Prova
a mettere in relazione le realtà umane e sociali che si accompagnano al
fenomeno della dispersione e rifletti sull'importanza di risolvere molte
problematiche di emarginazione e di povertà, indiscutibilmente legate
alla mancata frequenza scolastica dei giovani. Metti in rapporto vita
scolastica, vita famigliare e contesto socio-economico, come suggerisce la
mappa argomentativa. Con le nuove informazioni fornite degli articoli,
tenta di dare un giudizio più completo sui possibili gravi
condizionamenti che in molti casi impediscono di garantire un
corretto percorso scolastico ai giovani. E' importante per tutti poter
studiare e frequentare la scuola. E' un diritto quello dell'istruzione,
previsto dalla nostra Costituzione. |