Insegnamento tecnico: " Scienze positive e lingue"
Secondo il Ministero: «[…] perché i lati difettivi [degli studi tecnici] abbiano ad essere emendati, e i nostri studi tecnici possano raggiungere veramente quel carattere ch'è proprio ad istituti di istruzione secondaria, egli è d'uopo che Presidi e Professori diano opera a progredire ogni dì più verso la meta che tutti noi ci siamo prefissi e che il paese attende dal nostro zelo e dalla nostra costanza, quella cioè di dotare l'Italia di un insegnamento scientifico che promuova e assecondi le attitudini industriali e commerciali della nazione». Quindi si abolisca la didattica tradizionale «troppo dedita alla coltura classica delle scienze di erudizione», mentre «l'insegnamento tecnico deve fondarsi sulla conoscenza di quanto di più vivo e reale havvi nella vita moderna, cioè scienze positive e lingue»6. Infatti il quadro orario dell'a.s. 1871-’72 conferma l'opzione a favore delle lingue straniere: le ore di Francese e di Tedesco nella sezione agronomica e in quella commerciale sono rispettivamente tre e nove, come quelle per all'insegnamento del disegno ornamentale, ma in entrambe le sezioni. Le materie con il maggior numero di ore sono le lettere italiane, con ben undici, di cui sei nel biennio comune (distinti sono gli insegnamenti di Storia con sei ore in tutto e Geografia con tre ore). Segue Matematica, con otto ore e mezzo di lezione. Il numero di ore e di materie è quindi piuttosto pesante; non si fanno sconti né agli allievi né ai docenti: si va a scuola mattina e pomeriggio, anche di sabato, e fino alla fine di giugno, perfino per le classi senza esami. Rare le astensioni dalle lezioni: insomma disciplina severa. «La istruzione che negli Istituti tecnici si fornisce è propria a formare l'educazione industriale e commerciale dei nostri giovani. Codesti Istituti, nuovi in Italia, vogliono essere vieppiù rinfrancati affinché gl'insegnamenti che vi si danno tornino a reale vantaggio e abilitino i giovani che li frequentano a ben condurre le officine, i fondaci, ed a bene esercitare le professioni per le quali richiedesi garanzia di capacità. E perciò il Governo sente il dovere di assicurarsi sempre più della bontà dell'istruzione impartita e del frutto che ne ricavano gli allievi» 7. |