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Si valorizza l'educazione fisica al Cavour

In quanto all’Educazione fisica l'Istituto è perfettamente in regola: ha palestre magnifiche, e continua ad educare allievi straordinariamente dotati, come in passato (ne era stato esempio Leonida Robbiano), e docenti che eccellevano nello sport, come Visconti (e prima Luppi). Gli anni immediatamente precedenti infatti, sotto questo aspetto, erano stati eccezionali. 
Nel Concorso ginnastico nazionale che si era tenuto ancora durante gli anni di Verzone, a Vercelli nel 1905, la vittoria era andata agli studenti dell’Istituto tecnico «Cavour» e nel 1907, a Milano, la squadra di calcio dell’Istituto aveva vinto la coppa degli studenti italiani. In occasione dell’Esposizione internazionale di Torino del 1911 le gare internazionali di ginnastica, nuovamente furono stravinte dai 24 alunni del «Cavour», insignito, sempre nello stesso anno, anche del diploma di merito e di una medaglia nella gara organizzata dall’Istituto nazionale di Roma per l’incremento dell’Educazione fisica. Ma non è finita: nel 1912 era stata la volta del tiro a segno; tutti gli allievi del «Cavour» ogni giovedì e sabato del mese di maggio frequentavano le lezioni di tiro e si qualificarono ottimamente nelle gare successive. Per non dire della gloriosa «Pro Vercelli» in cui militavano molti allievi ed ex allievi dell’Istituto tecnico.
 


La palestra comunale del 1905 - Foto di Andrea Tarchetti. Vercelli, Museo Borgogna, fondo Tarchetti
 

Tutte queste informazioni, ed altre ancora, si devono ad un opuscolo del 1913 intitolato L’educazione fisica nell’Istituto tecnico pareggiato «C. Cavour» curato dall’allora preside Carlo Verzone e dal “maestro” di ginnastica Domenico Luppi. Si tratta di un piccolo, ma utile esempio di quella “letteratura” sepolta nella valanga di scartoffie documentali di una scuola, a metà strada tra la pur necessaria documentazione d’archivio e la volontà di consegnare della vita scolastica anche testimonianze di altre vicende umane. Quando esse sono prodotte sembrano legate unicamente alla cronaca del momento, ma, nel tempo, si rivestono di una consistenza storica che senz’altro entra a fare parte delle memorie di un’intera città.  Il palmares dell’Istituto tecnico non nasceva dal nulla: se il «Cavour» poteva vantare tante glorie sportive il merito andava sicuramente ad un team di prim’ordine. Domenico Luppi, uno dei fondatori nel 1892 della Società sportiva Pro Vercelli, ampliatasi progressivamente dalla ginnastica alla scherma al calcio, e Francesco Visconti, maestro di scherma e fratello di Annibale Visconti, calciatore della grande Pro.
 


Francesco Visconti ( al centro )e la squadra
di scherma della Pro Vercelli


Francesco Visconti


 Questa chiave di lettura ci conduce appunto sulle orme dell’Educazione fisica nella scuola. La materia, istituita con legge 1878 per gli Istituti di Istruzione secondaria, era inizialmente affidata a “maestri”che ne curavano l’insegnamento con esercitazioni individuali e collettive; all’inizio del Novecento conobbe uno straordinario sviluppo, soprattutto in ragione della preparazione militare dei giovani. Ciò non impediva tuttavia che ne venissero istruite anche le ragazze. Ma fu durante il regime che l’Educazione fisica ebbe un ruolo di primo piano. In una relazione stilata dall’ispettore ministeriale Gamberini, negli anni Trenta, sullo stato dei locali e delle attrezzature scolastiche negli Istituti del Paese, si afferma l’eccellenza del «Cavour» e la sua famosa palestra.

E’ la stagione del culto igienista e del mito dell’efficienza e vigoria fisica. E’il tempo dei nuovi sport legati soprattutto al progresso scientifico-tecnologico, frutto anche della cultura e delle attività didattiche promosse nelle sezioni degli Istituti tecnici.  Non possiamo quindi dimenticare che nel 1912 si era diplomato al «Cavour» Leonida Robbiano, il pioniere dell’aviazione. Ma facciamo un balzo avanti: nel 1946, presso lo stadio già a lui intitolato dopo la sua tragica fine sul Gange, la tradizione agonistica dell’Istituto conosce una nuova tappa.  Il primo maggio si tiene infatti una manifestazione sportivo-benefica organizzata dal Circolo della Stampa. Un singolare incontro di calcio vede schierati  giornalisti contro professori, tra cui spiccano i giornalisti Leale (Tuttosport), Ortona (Amico del popolo), Reis (Vercelli libera), e i professori dell’Istituto: Ferrantelli (Ed.fisica), Mettica (Costruzioni), Benedetti (Topografia), Mussini (Lettere), Buffa (Agraria), Raisaro (Ragioneria). Segnalinee: Visconti. Il programma è completato da un altro incontro di calcio tra laureandi di ingegneria e medicina: tra i primi ricordiamo Giorgio Sambonet, Cantone, Lupano, Lombardi. Arbitro: Silvio Piola. Segnalinee: “due gentili universitarie”.  In quella giornata si svolgono anche gare di staffetta 4 x 100; tra le donne gareggiano “impiegate, operaie, sartine, studentesse dell’Istituto Tecnico” e allieve delle altre scuole cittadine.

Nei decenni più recenti il «Cavour» ha continuato ad essere vivaio di atleti di tutte le specialità: tra i molti ricordiamo D’Auria, calciatore della Pro Vercelli, Stella Arrigoni, nazionale del fioretto, Gionata Coppola, portiere dell’hockey Amatori. Dunque le carte di ieri non si stancano ancora di raccontare. Proprio come i fogli ingialliti di uno fra i primi giornali studenteschi vercellesi degli anni Sessanta, «Il Mosaico», quindicinale del «Cavour», vivacissimo esempio di un genere all’epoca fiorente nelle scuole ed innovativo che si sforzava di discutere di tutto: di didattica, di letteratura, di arte, di attualità, di problematiche giovanili (sono gli anni intorno al ’68), senza trascurare quella sapida aneddotica tradizionalmente prediletta dagli allievi come strale nei confronti di figure e personaggi di tutto l’ambiente scolastico.  Il giornale dedicava però anche moltissimi articoli allo sport. E alla parodia dello sport. Due soli esempi, tratti dal n. 3 del 1965:

Canottaggio: “Redazione Mosaico grazie al suo stile impareggiabile di remata batte i fortissimi avversari della presidenza”.

Ciclismo-velocità: “Solitovik Rytardatarim batte Bidellus Collericus sfrecciando al 71 Km. di media dallo stretto spazio lasciato dalla porta che si chiude”.   
 

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