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A Leri Cavour si avvale dell'aiuto
dell'amministratore Giacinto Corio
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Una novità nella vita della grande azienda di Leri si
ebbe nel 1843 quando Cavour conobbe Giacinto Corio. Era
questi un grosso agricoltore di Livorno Vercellese, già affittuario di una
tenuta di circa 800 giornate a San Genuario (Crescentino).
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Mappa della tenuta di
Leri prima dell'arrivo di Cavour ( 1821 ) |
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Mappa della tenuta di
Leri del 1915, che testimonia la sistemazione dei terreni realizzata da
Cavour e Corio
I due soci lavoravano assieme, facendo prove di
macchine, concimi, sementi, rotazioni, ingrassi del bestiame; e la loro
attività si segue leggendo le
lettere
del Cavour al suo amministratore. La smania delle novità era comune
in tutti e due; molti
pezzi di macchine vecchie, nei magazzini di Leri, dimostrano che non
lasciavano nulla di intentato.
Non è raro trovare nelle lettere frasi
che dimostrano da parte di Cavour la compassione per i vecchi di Leri, la
cura nel combattere
le febbri e nel migliorare la vita dei lavoratori, compresa la
somministrazione del vino. Il buon trattamento dei dipendenti
era buona abitudine di casa Cavour, esempio tanto più
notevole, in quanto il sistema in uso nella Grange era spesso
oppressivo: i lavoranti erano ancora chiamati schiavandari.
I dipendenti del Conte avevano
invece mensili superiori al comune, ed egli soccorreva i malati, sopportando le
spese di farmacia; il medico ed il flebotomo avevano sede gratuita in Leri,
ed ai vecchi fuori di servizio il Corio passava metà dello stipendio.
Il Conte era certo profondamente buono, abituato a compatire fino in fondo, ma
"se è buono, tanto da vuotare il magazzino di riso per non veder piangere
una signora, e ben volentieri fa sacrifici per i suoi popolani, egli è anche
giusto perché ritiene che la giustizia sia da rispettarsi più ancora che la
carità" |