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Biografia di Camillo Cavour - L'esperienza privata e l'attività politica fino alla Legge Rattazzi ( 1856 )


La giovinezza e la carriera di imprenditore agricolo.

Camillo Benso, conte di Cavour,
nacque a Torino, nel 1810, da Michele Benso, titolare del feudo di Cavour nella campagna torinese, e da una nobildonna ginevrina. La sua ascendenza è prettamente aristocratica, anche se la sua famiglia rifiutò di seguire la dinastia Sabauda in Sardegna ed acquisì alcuni comportamenti tipicamente borghesi. Così aggiunse al patrimonio feudale ereditato di Cavour una tenuta agricola a Leri, nel Vercellese, messa in vendita come proprietà di diritto borghese nell'età napoleonica. Alla morte del padre ottenne in eredità la tenuta di Leri, trasformandola in una moderna azienda risicola, diventando così, nella metà dell'800, un imprenditore capitalista, produttore e mercante di riso.
 




La tenuta di Leri; casa colonica

I viaggi, la formazione e l'ingresso nella vita politica

Cavour affrontò lunghi viaggi soprattutto in Inghilterra, dove studiò le più progredite tecniche agricole e le più moderne forme di credito e dove acquisì la mentalità di un capitalista liberale europeo. Ciò lo estraniò dalla vita  politica piemontese, dedicandosi esclusivamente ad iniziative economiche di ispirazione capitalistica. In seguito alle riforme di papa Pio IX e alla concessione della libertà di stampa da parte di Carlo Alberto, entrò nella vita politica come cattolico-liberale, fondando con Cesare Balbo il giornale Il Risorgimento, con il quale cercò di mobilitare l'opinione pubblica e fare pressioni sul re per spingere il regno sardo alla guerra contro l'Austria.

Nel 1849, divenne capogruppo dei deputati  che costituiscono la maggioranza di sostegno, alla Camera, del governo D'Azeglio e guidò, l'anno successivo, la battaglia parlamentare per l'approvazione delle leggi Siccardi. In seguito venne nominato ministro dell'Agricoltura e delle Finanze, diventando così, nel 1851,  protagonista di una grande opera riformatrice in campo economico: attraverso una serie di leggi e di iniziative presentate e fatte approvare dalle Camera, favorisce un forte sviluppo capitalistico del regno sardo. La prima legge di Cavour  fu quella che riorganizzò il sistema delle imposte indirette allo scopo di accrescere il loro gettito senza aggravare il carico dei contribuenti. Successivamente  venne istituita una moderna imposta fondiaria, sul modello inglese e francese, alla quale furono soggette non solo le terre della borghesia e dei contadini ma anche quelle dell'aristocrazia e della chiesa, la quale fu soggetta anche a una speciale imposta addizionale, detta imposta di manomorta.

La politica economica e finanziaria

Lo scopo per il quale Cavour volle l'istituzione di una nuova imposta fondiaria non fu soltanto fiscale e politico ma anche economico e sociale. Infatti era pagata da ogni proprietario terriero non in base al reddito fornitogli dalla propria terra ma al reddito che la propria terra era in grado di fornirgli. E' perciò evidente come una simile imposta costituisca un incentivo di prim'ordine per gli investimenti capitalistici della terra. Infatti l'istituzione di questa imposta fu all'origine di un espansione del capitalismo agrario piemontese e di una crescita delle sue esportazioni. Dopo aver fatto costituire la Banca nazionale del regno sardo sui modelli delle banche esistenti nei moderni paesi capitalistici, fece approvare il suo provvedimento più importante ossia la completa abolizioni delle barriere doganali del regno che provocò uno sviluppo del capitalismo agrario piemontese.

Alla fine del 1851, Cavour diede impulso alla Direzione generale delle ferrovie dello Stato per la costruzione di due importanti linee ferroviarie ( Torino-Genova e Alessandria-Arona ), dotando il regno sardo di una potente rete ferroviaria oltre che di nuovi canali, tra i quali uno prende il nome di Cavour stesso, e di collegamenti telegrafici.

 Cavour comprese che l'economia non poteva non essere guidata politicamente da un moderno partito liberale. Da ciò l'idea del "connubio", un'originale e complessa operazione politica volta a separare la parte più progressista dello schieramento cattolico-liberale da quella più conservatrice per unirla alla parte più moderata della sinistra parlamentare, allontanando quest'ultima dalla parte più coerentemente democratica della sinistra parlamentare stessa. L'operazione si manifestò per la prima volta nel 1852 per la scelta del nuovo presidente della camera. Cavour, non d'accordo con la nuova elezione, fu costretto ad uscire dal governo lasciando sia il ministero delle finanze che quello dell'agricoltura. In seguito D'Azeglio si accorse di non essere più in grado di governare perché privo di una maggioranza parlamentare che gli approvi le leggi in quanto il cosiddetto centro, cioè il gruppo di deputati che faceva  capo a Cavour, si schierò all'opposizione. Questi deputati si unirono a una decina di deputati della destra moderata formando un nuovo partito conservatore. Infine D'Azeglio, vedendo la maggioranza parlamentare completamente in pezzi non poté fare a meno di lasciare formare il nuovo governo a Cavour, in quanto solo quest'ultimo era ormai in grado di raccogliere una maggioranza parlamentare.

Cavour nel 1854 approvò un disegno di legge che prevedeva l'esproprio totale dei patrimoni degli enti ecclesiastici che non svolgessero funzioni di istruzione e di assistenza agli infermi, in cambio di titoli di debito pubblico di valori corrispondente, che non sarebbero però andati agli enti espropriati, ma sarebbero stati ceduti ad un ente pubblico appositamente costituito, cioè la Cassa ecclesiastica, con il compito di utilizzarne gli interessi per pagare un supplemento di congrua ai frati e ai preti i cui redditi ecclesiastici fossero inferiori a un certo minimo. I risultati politici che Cavour si ripromise furono il completamento della laicizzazione del regno sardo, l'eliminazione del deficit del bilancio statale creato dalle enormi spese per ferrovie, canali ed altre opere pubbliche e l'ulteriore sviluppo di un'agricoltura capitalistica. In seguito, però, Cavour si trovò di fronte a una difficoltà di ordine internazionale che rischiò di sconvolgere tutto il suo disegno strategico.

Iniziative contro la proprietà ecclesiastica

Nel 1855 la Camera dei deputati del Regno fu chiamata a votare sulla legge Rattazzi ( soppressione delle corporazioni religiose che non avessero compiti di assistenza o di insegnamento e l'incameramento dei loro beni nel fondo statale per il culto ). A questo punto l'alto clero piemontese sferrò un insidioso attacco al governo Cavour attraverso la proposta del vescovo di Casale Luigi Nazari di Calabiana. Cavour si dimise sapendo che il re non sarebbe stato in grado di sostituirlo. L'ipotesi di un governo di impronta conservatrice suscitò l'opposizione della  Francia e dell'Inghilterra e, sul piano interno, le generali proteste del ceto borghese. Il re fu perciò costretto a pregarlo di ritirare le sue dimissioni e diede il proprio avallo all'approvazione, da parte della Camera, della legge Rattazzi.

Dopo la cosiddetta crisi Nazari di Calabiana si aprì una nuova fase nella vita costituzionale del Piemonte, caratterizzata da una maggiore indipendenza del ministero di fronte alla Corona e avviata alla realizzazione di un sistema parlamentare in luogo del  sistema costituzionale esistente: di un sistema cioè in cui il Parlamento  aveva un'autonomia ed una capacità decisionale più alta rispetto ai governi precedenti, rigidamente condizionati dall'avallo della monarchia sabauda. Inoltre il re separava nettamente le sue sorti da quelle delle forze conservatrici, per legarsi più strettamente al movimento liberale.

 


  Fonti bibliografiche:
- M. Bontempelli, E.Bruni, Storia e coscienza storica, Trevisini editore, Milano 1980
- Rosario Romeo, Cavour e il suo tempo, Laterza 1969
 

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