Manzoni crede il mito
una falsa verità, una forma di idolatria poiché esso si basa sul desiderio
delle cose terrene < Lettera sul Romanticismo >
"Quanto
alla mitologia, i Romantici hanno
detto che era cosa assurda il parlare del falso riconosciuto come si
parla del vero, per la sola
ragione che altri, altre volte, l'hanno tenuto per vero;
cosa fredda l'introdurre nella poesia ciò
che non richiama alcuna memoria, alcun sentimento della vita reale;
cosa noiosa il ricantare sempre questo freddo e questo falso, cosa ridicola
ricantarli con serietà, con un'aria reverenziale, con delle invocazioni si
direbbe quasi ascetiche.
I Classicisti hanno opposto che, levando
la mitologia, si spogliava la poesia di immagini, le si levava la vita.
I Romantici rispondono che le invenzioni mitologiche traevano, al loro
tempo, dalla conformità con una credenza comune, una spontaneità, una
naturalezza che non si può rivivere nelle composizioni moderne dove vi
stanno a pigione. (...) Ma la
ragione per la quale io ritengo detestabile l'uso della mitologia, e utile
quel sistema che tende ad escluderla, (... ) tale ragioneper me è che
l'uso
della favola è idolatria. ...Questa
non consisteva soltanto nella credenza di alcuni fatti naturali e
soprannaturali; questi non erano che la parte storica;
ma la parte morale era fondata
nell'amore, nel rispetto, nel desiderio delle cose terrene, delle passioni,
de' piaceri portato fino all'adorazione, nella fede in quelle cose come se
fossero il fine, come se potessero dare la felicità, salvare."
A.Manzoni, Lettera sul
Romanticismo
Egli rivaluta tutte le
verità cristiane in quanto capaci di ricordare agli uomini il significato
ultimo della storia e soprattutto il significato profondo delle sofferenze
delle masse umane ( cristianesimo
democratico ). Tutta la sua poetica si regge sulla centralità della
religione intrecciata alla riflessione sulla storia e sulla lingua.
Tra i numerosissimi riferimenti testuali al
cristianesimo ed alla religiosità cristiana che si trovano nelle pagine
manzoniane ricordiamo.
-
L’attenzione che Dio ha per i deboli, i miseri, i sofferenti che saranno da
Lui premiati nella vita dell’aldilà ( La Pentecoste )
- Il valore storico della predicazione di Cristo. Con la nascita
della Chiesa la schiavitù è negata come logica di - sopraffazione di un uomo
sull’altro ed una nuova speranza si apre all’umanità. ( La Pentecoste )
- La morte è una prova per il cristiano. Napoleone, Adelchi, Ermengarda sono
aiutati dalla fede in Dio a superare questa prova e danno alta testimonianza
delle loro virtù umane.
- La provvida sventura fa sì che Ermengarda con il suo sacrificio sconti in
parte i mali che il suo popolo, i Longobardi, hanno fatto patire al popolo
italiano ed alla Chiesa con la loro dominazione. < Coro atto IV
dell’Adelchi >
- Adelchi testimonia con il suo sacrificio, la dura legge della storia che
ricorda “non resta che fare il torto o patirlo”. La virtù cristiana
di Adelchi ne fa un martire del potere sia di Carlo Magno che del padre
Desiderio.
- Nei Promessi sposi la religione è intesa soprattutto come forma
provvidenziale ( legge storica voluta da Dio ) che premia chi ha fede
nella sua parola e non accetta i compromessi del potere. L’unione di
Renzo e
Lucia è il coronamento positivo del loro attaccamento ai valori cristiani.
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