Le dimensioni del divino
La
religiosità cristiana
invece nasce dalla
rivelazione dei testi sacri (
Bibbia e Vangeli ) e
introduce una prospettiva
finalistica nella
vita dell'uomo e della natura (
escatologia
). L'avvento del regno di Dio
sulla terra, la legge provvidenziale della storia, che guida al trionfo del
bene o comunque consola con la speranza del premio eterno dell'aldilà, la
rivalutazione del dolore e del sacrificio, della povertà e dello spirito di
carità, come virtù umane e forme di offerta di sè a Dio, caratterizzano la
nuova forma di religiosità. |
Grafo semantico di
riferimento: il mito |
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La sensibilità religiosa di Alessandro Manzoni ( cristianesimo di stampo giansenista ) ripropone invece una interpretazione meno idealizzata dell'uomo, bisognoso obbligatoriamente dell'aiuto divino per affrontare gli ostacoli che la vita e la storia gli parano innanzi. I grandi personaggi come Napoleone, Adelchi, Ermengarda così come gli umili attori del quotidiano devono per forza misurarsi con l'angoscioso momento della sofferenza e della morte. L'atteggiamento giusto è quello della fede, che umilmente si inchina di fronte a Dio in cerca di quella pace e di quella serenità che solo l'aldilà cristiano può donare. La sofferenza - in quest'ottica - è come un dono che l'uomo offre all'Onnipotente. Ancora diversa la posizione di Giacomo Leopardi che intuisce all'interno della natura una dimensione più alta, sfuggente, suggestiva e lontana dall'abituale percezione dei sensi. Ad essa dà il nome di infinito, categoria vicina all'intuizione del divino nella natura o meglio al di là della forma concreta delle cose. Se autentica intuizione del divino c'è essa si confonde con un che di misterioso, di stimolante e di pacificante nello stesso tempo. Questa sensazione - vaga e indistinta - è tipicamente romantica e tende a cogliere la vasta presenza di forze che anima la natura. In altre composizioni ( come La Ginestra ) invece Leopardi nega la positività del cattolicesimo progressista del suo secolo, attaccando il suo facile ottimismo provvidenziale nei confronti dell'uomo.
Un'autentica adesione a
modelli pagani o cristiani di religiosità manca nella letteratura della
seconda metà del secolo. Il Decadentismo propone
suggestioni ambigue e
contraddittorie: il male, il demoniaco, la bassezza della realtà urbana con
le sue miserie morali si impongono come affascinanti stimoli artistici,
come campi di meditazione sulla natura umana e sull'arte che nulla deve
tacere ed anzi indagare. Bene e male, stimoli ideali alla bellezza ed alla
bontà e noia del mondo, attrazione per le sue perversioni....si
alternano nell'animo dell'artista, che coglie così la complementarietà dei
due piani dell'esperienza umana. Nessun modello codificato vale ormai più.
In Fogazzaro
anche l'anelito religioso si
mescola con la conturbante presenza della follia Nell'opera di D'Annunzio si sperimenta tutta l'ambivalenza di una religiosità non profonda sul piano morale, riproposta solo come ulteriore elemento di ispirazione estetizzante. Nella "Sera fiesolana" il ripiegamento su alcuni stilemi della religiosità francescana ( la lode alla sera ) si alternano alla personificazione panica della stessa, tanto da ricreare l'immagine di una divinità pagana, che nutre una sensualità intensa prima che ogni forma di spiritualizzazione.
Pascoli
intuisce - con i suoi concetti
di bontà e di fratellanza naturale tra gli uomini - ( il fanciullino
che è in noi tutti e che il poeta contribuisce a far rivivere ) uno degli
elementi portanti della morale cristiana. Ma poi non riesce a padroneggiare
totalmente queste certezze; verifica la presenza del male inspiegabile e
della morte sulla terra ( l'atomo opaco del male del X agosto
) e si impegna in una ricerca vana e insaziata di certezze metafisiche |