La guerra dei Trent'anni in un episodio manzoniano.
Don Abbondio e la fuga all'arrivo dei lanzichenecchi.

A. Manzoni, Promessi sposi, cap. XXIX


 


"....Chi non ha visto don Abbondio, il giorno che si sparsero tutte in una volta le notizie della calata dell'esercito, del suo avvicinarsi, e de' suoi portamenti, non sa bene cosa sia impiccio e spavento.
Vengono; son trenta, son quaranta, son cinquanta mila; son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova; han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati a Balabbio; domani son qui: tali eran le voci che passavan di bocca in bocca; e insieme un correre, un fermarsi a vicenda, un consultare tumultuoso, un'esitazione tra il fuggire e il restare, un radunarsi di donne, un metter le mani ne' capelli.

Don Abbondio, risoluto di fuggire, risoluto prima di tutti e più di tutti, vedeva però, in ogni strada da prendere, in ogni luogo da ricoverarsi, ostacoli insuperabili, e pericoli spaventosi. - Come fare? - esclamava: - dove andare? - I monti, lasciando da parte la difficoltà del cammino, non eran sicuri: già s'era saputo che i lanzichenecchi vi s'arrampicavano come gatti, dove appena avessero indizio o speranza di far preda. Il lago era grosso; tirava un gran vento: oltre di questo, la più parte de' barcaioli, temendo d'esser forzati a tragittar soldati o bagagli, s'eran rifugiati, con le loro barche, all'altra riva: alcune poche rimaste, eran poi partite stracariche di gente; e, travagliate dal peso e dalla burrasca, si diceva che pericolassero ogni momento. Per portarsi lontano e fuori della strada che l'esercito aveva a percorrere, non era possibile trovar né un calesse, né un cavallo, né alcun altro mezzo: a piedi, don Abbondio non avrebbe potuto far troppo cammino, e temeva d'esser raggiunto per istrada. Il territorio bergamasco non era tanto distante, che le sue gambe non ce lo potessero portare in una tirata; ma si sapeva ch'era stato spedito in fretta da Bergamo uno squadrone di cappelletti, il qual doveva costeggiare il confine, per tenere in suggezione i lanzichenecchi; e quelli eran diavoli in carne, né più né meno di questi, e facevan dalla parte loro il peggio che potevano."


Il capitolo XXIX si apre con l’arrivo dei lanzichenecchi nel piccolo borgo di Renzo e Lucia.
Il primo personaggio che troviamo coinvolto è Don Abbondio, costretto a confrontarsi con gli orrori di un’invasione militare. Vorrebbe fuggire ma non sa né dove né come, è solo bloccato dalla paura.

L’arrivo dell’esercito invasore attraverso le voci del popolo assume una dimensione sovraumana: si parla di un mirabolante numero di soldati, delle loro qualità demoniache.L’argomento della guerra torna più volte nel corso del romanzo, vengono descritti i saccheggi, le distruzioni ed i lutti subiti dagli inermi abitanti del territorio lombardo invaso dai lanzichenecchi.


Per Manzoni il popolo è il vero protagonista della storia, in quanto portatore di positivi valori morali. Egli mostra interesse per i vinti, per le masse ignorate dalla storia ufficiale, cambiando anche il modo di concepire e rappresentare la guerra.

Secondo la cultura classica, nella guerra si sono realizzati valori essenziali come il coraggio individuale e collettivo, l’amore di patria, il prestigio della stirpe, il primato della stessa fede religiosa.Manzoni capovolge questa situazione: per lui la guerra è solo frutto di irrazionalità, nasce dalla brama di potere che esaspera gli individui dietro cui si celano le trame tortuose dei politici. La guerra non frutta gloria, porta solo lutto, dolore coinvolgendo vittime inermi, masse popolari che restano vittime dell’ingiustizia senza poterne capire il perché.

Nei “Promessi Sposi” il tema della guerra ha lo scopo di denuncia della miseria della storia italiana,come antefatto della situazione presente. Il Seicento è un momento negativo della storia italiana: il ducato di Milano è sottoposto alla dominazione spagnola, nel giro di poco tempo si abbattono su do esso la peste, la carestia e la guerra per la successione del Monferrato. Manzoni comincia questo romanzo dopo il fallimento dei moti del 1821, nel momento in cui la lotta di liberazione subisce una battuta d’arresto; lo scrittore ricerca pertanto nel passato le ragioni dell’arretratezza in cui si trova l’Italia presente e attraverso la sua polemica costruttiva offre agli italiani il modello di una società futura per la quale operare.

 

Prima pagina -  Percorso tematico