Troia e Firenze: le città delle grandi memorie per U. Foscolo.
Firenze e
le tombe dei grandi in Santa Croce. |
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Io quando il monumento vidi ove posa il corpo di quel grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue; e l'arca di colui che nuovo Olimpo alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide sotto l'etereo padiglion rotarsi piú mondi, e il Sole irradïarli immoto, onde all'Anglo che tanta ala vi stese sgombrò primo le vie del firmamento:
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Io quando vidi le tombe di Santa Croce dove riposa Machiavelli, quel grande che, fingendo di rinsaldare il potere dei regnanti ne mostra i limiti, e rivela ai popoli quanto il potere si fondi sulle sofferenze e sul sangue; e il sepolcro di Michelangelo che innalzò a Roma la cupola di San Pietro;e la tomba di Galileo, che mediante il telescopio vide più pianeti ruotare nella volta celeste, e il sole illuminarli immobile, aprendo le vie della ricerca astronomica a Newton, che vi fece straordinari progressi; |
- Te beata, gridai, per le felici aure pregne di vita, e pe' lavacri che da' suoi gioghi a te versa Apennino! Lieta dell'aer tuo veste la Luna di luce limpidissima i tuoi colli per vendemmia festanti, e le convalli popolate di case e d'oliveti mille di fiori al ciel mandano incensi: e tu prima, Firenze, udivi il carme che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco, e tu i cari parenti e l'idïoma désti a quel dolce di Calliope labbro che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma d'un velo candidissimo adornando, rendea nel grembo a Venere Celeste |
- Beata te - gridai - Firenze, per la tua aria generatrice di vita, e per le acque pure dei fiumi e dei ruscelli che la catena appenninica manda verso di te! Lieta del tuo cielo terso, la luna riveste con la sua luce limpidissima i tuoi colli in festa per la vendemmia, e le vallate popolate di case e uliveti mandando al cielo mille profumi di fiori: tu per prima udisti il poema che alleviò lo sdegno a Dante esule, tu, Firenze per prima desti i genitori e la lingua a Petrarca, attraverso i cui versi sembrava parlare la dolce voce della musa Calliope, quando il poeta spiritualizzò l'amore, che pagano nel mondo classico era restituito alla Venere celeste.
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Ma piú beata che in un tempio accolte serbi l'itale glorie, uniche forse da che le mal vietate Alpi e l'alterna onnipotenza delle umane sorti armi e sostanze t' invadeano ed are e patria e, tranne la memoria, tutto |
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Il mito
della città
di Troia e la memoria di Elettra, Cassandra, Omero ed Ettore |
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Ed oggi nella Troade inseminata eterno splende a' peregrini un loco, eterno per la Ninfa a cui fu sposo Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio, onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta talami e il regno della giulia gente. Però che quando Elettra udí la Parca che lei dalle vitali aure del giorno chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove mandò il voto supremo: - E se, diceva, a te fur care le mie chiome e il viso e le dolci vigilie, e non mi assente premio miglior la volontà de' fati, la morta amica almen guarda dal cielo onde d'Elettra tua resti la fama. - Cosí orando moriva. E ne gemea l'Olimpio: e l'immortal capo accennando piovea dai crini ambrosia su la Ninfa, e fe' sacro quel corpo e la sua tomba. Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando da' lor mariti l'imminente fato; |
Nella regione di Troia, oggi
disabitata, eterno nella memoria risplende un luogo agli stranieri, grazie alla ninfa Elettra, amata da Giove, a cui diede per figlio Dardano, dal quale nacquero Troia ed Assaraco, i cinquanta figli ed il regno della strirpe Giulia ( i Romani ). Quando Elettra udì Atropo, la Parca della morte, che la chiamava lontano dalla vita terrena all'Eliso, il regno dell'oltretomba. A Giove rivolse la sua ultima preghiera.- E se - diceva - a te furono cari miei capelli ed il mio viso e le dolci veglie d'amore, e non mi è concesso dal volere divino un premio migliore, almeno guarda benevolmente dal cielo la tua amata morta, cosicché della tua Elettra rimanga almeno il ricordo.- Così pregando Elettra moriva. E ne piangea la morte tutto il monte Olimpo: Giove, piegando il capo in segno di consenso faceva cadere l'ambrosia < che rende immortali > sulla Ninfa; e rese sacro quel corpo e il suo sepolcro. Quivi fu sepolto Erittonio, e ivi riposano i resti del giusto Ilo: ivi le donne troiane scioglievano le loro chiome, inutilmente, ahimè tentando di tener lontana la morte imminente dei loro cari. |
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto le fea parlar di Troia il dí mortale, venne; e all'ombre cantò carme amoroso, e guidava i nepoti, e l'amoroso apprendeva lamento a' giovinetti. E dicea sospirando: - Oh se mai d'Argo, ove al Tidíde e di Läerte al figlio pascerete i cavalli, a voi permetta ritorno il cielo, invan la patria vostra cercherete! Le mura, opra di Febo, sotto le lor reliquie fumeranno. Ma i Penati di Troia avranno stanza in queste tombe; ché de' Numi è dono servar nelle miserie altero nome. E voi, palme e cipressi che le nuore piantan di Priamo, e crescerete ahi presto di vedovili lagrime innaffiati, proteggete i miei padri: e chi la scure asterrà pio dalle devote frondi men si dorrà di consanguinei lutti, e santamente toccherà l'altare. Proteggete i miei padri. |
Ivi
venne Cassandra, quando un dio in petto le face profetizzare il giorno fatale per la città di Troia, e ai defunti rivolse un canto denso d'affetti; insegnava ai giovani troiani il culto dei morti, con un canto funebre e amoroso. E diceva sospirando: . Oh se mai a voi il destino consentirà di ritornare da Argo, dove come schiavi porterete al pascolo i cavalli di Diomede e di Ulisse, invano cercherete la patria! Le mura di Troia, opera di Febo Apollo fumeranno sotto i loro resti. Ma gli dei protettori di Troia continueranno a risiedere in questi sepolcri; poiché è dono degli dei conservare anche nella rovina la loro fama gloriosa. E voi palme e cipressi, che crescerete ben presto. nutriti dalle lacrime delle vedove troiane, proteggete i miei padri; chi la scure terrà lontana pietoso dalle sacre foglie meno avrà da dolersi della morte dei congiunti, e potrà toccare gli altari degli dei con mano pura: < palme e cipressi > proteggete i miei padri |
Un dí vedrete |
Un giorno vedrete mendico e cieco un poeta vagare sotto le vostre antichissime ombre, e brancolando entrare nei sepolcri, abbracciare le urne, e interrogarle: Gemeranno le tombe nelle parti più interne, e narreranno la vicenda di Troia rasa al suolo due volte e due volte ricostruita splendidamente sui suoi resti per fare più bello e grande l'ultima vittoria dei Greci baciati dal destino. Il sacro poeta Omero placando quelle anime con i suoi versi, renderà eterno il ricordo dei Greci vincitori per tutte le terre che abbraccia il grande oceano. Anche tu avrai l'onore del ricorso; Ettore, ovunque sia consacrato e compianto il sangue versato per la propria patria, per sempre finché il sole risplenda sulle sciagure umane. |