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La manodopera nella coltivazione risicola

La coltivazione del riso ha mutato caratteristiche nel tempo e con essa sono cambiate le necessità di interventi umani ed i relativi costi. 
In passato, fino ai primi decenni del ventesimo secolo esistevano due tipi di risaia

  • La risaia stabile. si trattava di terreni acquitrinosi non adatti ad altre coltivazioni in cui si ripeteva anno per anno la semina del riso e dove, per effetto dei ripetuti raccolti, il terreno si impoveriva e la produzione diminuiva progressivamente

  • La risaia a vicenda: in essa la coltivazione a riso si alternava con altre asciutte (prato, grano, lino, mais) per permettere al terreno di riarricchirsi di sostanze utili e quindi mantenere, ciclo dopo ciclo, la stessa produttività

Col passare del tempo si è assistito ad una bonifica dei terreni limacciosi, atti alla solo coltivazione del riso, e quindi ad un aumento della risaia a vicenda.
Tale tipo di risaia non aveva tuttavia caratteristiche omogenee per durata di rotazione e tipo di coltivazioni; in particolare poiché la resa della coltivazione a riso era più elevata rispetto alle altre colture che con essa si avvicendavano, col tempo sono cresciuti gli anni a riso rispetto a quelli destinati agli altri prodotti.
Nel Vercellese  in particolare le caratteristiche dei terreni permettevano di prolungare per vari anni la semina del riso senza pregiudicare la fertilità del terreno; il grafico sottostante illustra quanto detto
 


Fonte: AA.V.V. – La risicoltura e la malaria nelle zone risicole d’Italia
 

La premessa fatta circa l’avvicendamento delle colture è importante in quanto negli anni di semina del riso aumentava progressivamente  la necessità di interventi, specie di concimazione, e con essi l’incidenza della manodopera.

 
 

Un altro aspetto agrario di rilievo nel mutamento dell’impiego di risorse umane è dovuto alla diffusione ed al progressivo abbandono della tecnica del trapianto.
Il trapianto consisteva nel coltivare il riso in piccoli appezzamenti e poi sradicare le piantine da questi fitti semenzai e metterli a dimora negli appezzamenti definitivi.
Questa pratica, diffusissima in Oriente, fu iniziata nel 1912 presso la Stazione di Risicoltura e fu dal suo Direttore incentivata tanto da diffondersi rapidamente: dal 1939 all 1952 circa il 26% della superficie coltivata a riso nel Vercellese era a trapianto.
Si trattava tuttavia di un sistema in cui la meccanizzazione era impossibile e pertanto nel secondo dopoguerra venne progressivamente abbandonato: nel 1971 questa tecnica riguardava solo più lo 0,5% delle risaie della zona.

Da ultimo l’introduzione sperimentale prima (1952), e la diffusione sistematica (dal 1957) delle sostanze chimiche diserbanti poi, portarono alla graduale scomparsa della mondatura, la fase con costo della manodopera  più elevato (negli anni ’20 per mondare un ettaro di risaia occorrevano circa 200 ore di lavoro!)
 


Un' interessante ricerca mostra i dati relativi all’impiego di manodopera in tre annate significative: il 1939, il 1952 ed il 1971.


Impiego di manodopera nelle imprese risicole del vercellese

CATEGORIE 
DI LAVORATORI

 

1939

1952

1971

n° lavoratori

n° ore

n° lavoratori

n° ore

n°   lavoratori

n° ore

a tempo pieno
 

16.000

35.200.000

        12.000

       26.400.000

            3.000

  6.000.000

stagionali
 

32.000

30.400.000

        28.000

       19.600.000

            6.000

   4.200.000

temporanei da altre zone per trapianto  e monda
 

26.000

9.360.000

        25.000

         9.000.000

               223

            66.900

temporanei da altre zone per la raccolta
 

20.000

5.000.000

        19.000

         4.750.000

               300

            82.500

 

TOTALE

94.000

79.960.000

84.000

59.750.000

9.523

10.949.400

Fonte: A. Politi –Incidence de la mécanisation sur l’emploi à l’échelon du district y compris la distribution e le service
 

Come si può osservare la riduzione delle ore lavoro, già evidente nel periodo 1939 - 1952, si  fece molto più drastica dal 1952 al 1971, passando quindi da una media di un lavoratore ogni 2,2 ettari nel ’39 a uno ogni 2,9 nel ’52, fino a scendere a uno ogni 16 ettari nel ’71.
In altri termini, se all’inizio del XX secolo necessitavano circa 1200 ore di lavoro per coltivare un ettaro di riso, nel 2000 ne occorrevano solo 30-40!
Tale mutamento è stato causato da diversi fattori:

  • L’uso del diserbo chimico che ha permesso di risparmiare circa 300 ore annue per ettaro

  • L’abbandono della tecnica del trapianto di cui si è detto

  • Una più razionale sistemazione delle risaie ed un generale aumento delle loro dimensioni, così da rendere possibile l’uso delle macchine in sostituzione del lavoro umano

La remunerazione del fattore lavoro non è mai stata elevata, anzi molte indagini mostrano come l’aumento dei salari dal settecento in avanti non è andato di pari passo con l’aumento del costo della vita e per tanto le condizioni dei salariati fissi ed occasionali sono andate con gli anni peggiorando. Il lavoratore percepiva una paga in lire e per alcune attività di raccolta ed essiccatura anche in natura (in litri o emine di riso).
La retribuzione giornaliera differiva per sesso ed età: si trovano infatti nel concordato per il lavoro agricolo del 1924 due tariffari differenti per uomini oltre i 17 anni e per donne oltre i 15 anni; per attività simili la paga giornaliera era mediamente di cinque o sei lire più alta per gli uomini, mentre ai ragazzi ed alle ragazze di età inferiore a quella stabilita andava un salario via via diminuito con il diminuire dell’età (3/4, 2/3, ecc).
In assenza di meccanizzazione, il costo della manodopera aveva un’incidenza molto alta sui costi totali sostenuti per la coltivazione del riso; a testimonianza di questo fatto viene presentato il costo sostenuto mediamente nel 1924 per la coltivazione di un ettaro di risaia da cui si ottenevano mediamente ricavi per circa L. 7.000

 

TIPOLOGIA DI SPESA

COSTO  (in lire)

Affitto

1900,00

Acqua

120,00

Lavori di primavera

450,65

Concimazione

800,00

Seme e semina

255,85

Mondatura

639,00

Governo dell’acqua

33,00

Mietitura

500,80

Trasporto

88,90

Trebbiatura

212,20

Essiccazione, immagazzinamento

74,70

Assicurazione grandine

565,95

Interessi sul capitale

111,40


TOTALE SPESE PER ETTARO
 


5.752,45

Fonte: AA.V.V. –La risicoltura e la malaria nelle zone risicole d’Italia


Tra i costi ve ne sono alcuni in cui non è presente la componente manodopera (affitto, acqua, assicurazione ed interessi), altri determinati sia da materiali/attrezzi sia dal lavoro umano (concimazione, seme e semina, ecc), altri ancora prodotti esclusivamente dal costo del lavoro (lavori di primavera, mondatura, governo dell’acqua, mietitura, essiccazione, ecc); la prima categoria ha un’incidenza percentuale del 47%, mentre le voci  in cui è presente l’attività umana hanno peso maggiore con picchi dell’ 11% per la monda, dell’8,7% per la mietitura, ecc. ed i costi della manodopera sarebbero stati ancora più elevati con l’attività di trapianto non contemplata in tabella.
 

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