Cenni storici sull'industria risiera
Dall’Ottocento ai
giorni nostri, l’industria della lavorazione del riso ha subito radicali
trasformazioni, che riguardano soprattutto aspetti tecnici e logistici.
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Una figura tipica
dell’epoca era quella del pilatore (chiamato anche "Pilù" o
"Pilota"). I pilatori erano i Maestri delle "pile", chiamate
anche "piste", fabbriche nelle quali fino alla metà dell'Ottocento il riso
veniva lavorato (in francese: pilè, ossia scortecciato, pulito) mediante una
o più batterie di cilindri entro i quali un pestello (in francese: pilon)
ritmicamente s'alzava e si abbassava prima scortecciandolo, poi sgrezzandolo.
In pratica il riso doveva essere posto in una serie di mortai e colpito
da pestelli di legno che però non dovevano arrivare fin sul fondo per non
schiacciare i chicchi: era solo la percussione e lo sfregarsi del riso
contro le pareti del mortaio che lo liberava dalla buccia.
Le varie fasi di
lavorazione del riso, che prima erano eseguite nei singoli poderi, dalla
fine dell’’800 iniziarono ad essere realizzate in stabilimenti di più grandi
dimensioni e maggiormente attrezzati: le riserie. Fino alla seconda guerra mondiale esistevano comunque due categorie distinte di esercizi di lavorazione del riso: - Le pilerie industriali, meglio note come riserie - Le pilerie agricole che svolgevano lavorazioni dirette al consumo familiare utilizzando per lo più energia idraulica.
Nell’albo degli impianti
del 1935 tenuto dall’Ente Nazionale Risi, nelle province di Vercelli ed
Alessandria, si contano 138 pilerie industriali e 49 pilerie agricole. |
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Attualmente, per ciò che riguarda le numerose aziende che operano nel settore risicolo, si può effettuare la seguente distinzione: pilerie agricole: mantengono sostanzialmente le caratteristiche di un tempo; esse svolgono un’attività saltuaria e stagionale, che utilizza mezzi prettamente manuali. Il prodotto agricolo viene lavorato sul posto e venduto sfuso (sotto forma di “riso integrale” o “naturale”) ad un numero limitato di acquirenti al minuto. Negli ultimi anni queste lavorazioni sono state rivalutate per un’attenzione accresciuta verso tutto ciò che è biologico e genuino. piccole riserie: si tratta di aziende quasi sempre a conduzione familiare e che comprendono poche unità produttive. Sono dotate di una scarsa produttività; per questo, si rivolgono ad un limitato numero di negozi al dettaglio oppure effettuano lavorazioni conto terzi, senza operare direttamente nel mercato di sbocco. aziende di piccole dimensioni: sono tecnologicamente piuttosto avanzate; ciò le rende operative anche sul mercato estero. Sono stanziate sul territorio nazionale nelle aree in cui la concorrenza è meno agguerrita, mentre per la copertura all’intero territorio si avvalgono della distribuzione capillare di aziende alimentari, a cui trasferiscono parte della produzione.
Possono attuare due tipi
di lavorazione:
imprese di
grandi dimensioni:
dispongono di impianti tecnologicamente simili a quelli delle medie imprese,
ma, grazie ad un sistema organizzativo molto efficace, sono in grado di
raggiungere vari segmenti di mercato. Il raggiungimento di buoni margini di
guadagno è dovuto all’ampia varietà di prodotti che offrono e ai notevoli
investimenti pubblicitari.
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