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La presidenza Faccio durante gli anni del regime

Negli anni del fascismo il «Cavour» è reputato la principale scuola cittadina, se nel 1930 la prima guida della Provincia di Vercelli, ritornata tale nel 1927, gli dedica uno spazio senza dubbio maggiore rispetto alle altre scuole cittadine. In più circostanze sarà apprezzato lo “spirito fascista” dell’Istituto 



Copertina della Guida della Provincia di Vercelli, 1930 -
Collezione privata




Lo stemma della Provincia di Vercelli tratta dalla Guida della Provincia
 di Vercelli, 1930 - Collezione privata

 

Una circolare ministeriale del ’30 fa presente che «La relazione finale per l'anno 1928-29 non solo deve prospettare l'azione scolastica svolta da un Istituto, ma deve anche offrire un quadro completo della multiforme attività spiegata per inquadrare la vita di una scuola nella vasta vita della Nazione». E fin qui niente di particolarmente nuovo.
Ma ecco che il ministro incalza: «sarebbe stato utile conoscere l'entità dei contributi dei vari enti per le Biblioteche e la percentuale mensile dei libri dati in prestito, nonché avere notizie dettagliate sulla Cassa Scolastica, sull'attività degli insegnanti, sullo svolgimento dei programmi, sulla partecipazione dei professori alle organizzazioni nazionali e degli alunni alle organizzazioni giovanili».

E' il regime: la libertà d'insegnamento ha le ore contate, la retorica invade i libri di testo e le aule scolastiche, nel giro di un decennio, saranno private di alcuni tra i docenti migliori. Viene da rimpiangere le noiose circolari degli anni precedenti, il loro tono enfatico, tutto sommato molto meno minaccioso.
E siamo alla presidenza Faccio, la quinta, che durerà dal 1934 al 1941, coincidente, sul piano storico, con gli anni più trionfalistici del ventennio fino almeno fino allo scoppio della guerra.
 


Giulio Cesare Faccio
 

Sull’autorevolezza, il prestigio umano di un personaggio tanto colto quanto sottile per preparazione e oratoria, esiste una bibliografica ricca, che mette bene a fuoco anche il suo incarico breve, ma rilevante, come preside nell’Istituto, dove era stato per un tempo lunghissimo docente. Pur rimandando a quelle fonti, vale la pena di notare che l’impegno  culturale della presidenza  Faccio si avverte in alcune linee di fondo: nelle carte primeggiano inviti a presenziare come conferenziere a mostre, convegni e giornate di studi in città e fuori. La sua gestione si caratterizza inoltre per un’innegabile attenzione ai patrimoni bibliografici connotati per qualità e doni, in particolare quelli delle “sue” materie: storia, geografia, storia dell’arte e in generale quelli relativi ai classici .
 

Infine sul versante strettamente didattico si nota un buon incremento delle visite d’istruzione ad aziende, fabbriche, banche: insomma un apporto concreto all’istruzione tecnica. Perfino le gite d’istruzione, forti dell’autorizzazione ministeriale, danno un’impronta meno provinciale al «Cavour». 

L'istituzione scolastica per il resto deve rispondere ai canoni del fascismo che intanto identifica nella funzionalità edilizia quei criteri igienisti che avevano caratterizzato anche l'art nouveau, ma esasperandone i caratteri, come del resto farà riguardo al culto della educazione corporea: mai come nel ventennio l'educazione fisica assumerà nella scuola un'importanza così rilevante.
Il governo fascista esercita naturalmente un controllo assoluto anche in ambito economico: si esegue, in quegli anni, il grande inventario generale patrimoniale dell’Istituto.
 

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