Il Mosaico, giornale di Istituto degli anni '60
Ma ecco, sempre in quel 1954, e negli anni immediatamente
successivi, accanto a questi “monumenti” un nuovo gruppo di incaricati,
alcuni un po’ più “giovani” anagraficamente, non ancora in ruolo, o appena
passati in ruolo, destinati, a loro volta, a rimanere all’Istituto per una
vita intera. Balza agli occhi, in questo secondo gruppo, il nome
dell’avvocato Piero Codegoni, vicepreside dalla metà degli anni
Settanta ai primi anni Ottanta e responsabile della sezione staccate presso
il Seminario arcivescovile; quello di Ettore Puccinelli (Diritto,
Economia) e ancora quello di Bianca Grondona, ovvero la
Steno-dattilografia, più anziana degli altri, famosa per la sua tremenda
severità e ancor più per la montagna spaventosa di esercizi che era solita
assegnare di sabato, secondo quanto ricorda Giovanni Grolla, suo
allievo all’epoca, poi per anni docente di inglese al «Cavour», fino al
2002, Valentino Ciocchetti (Agronomia, Estimo), Giuseppe Bottero
(Topografia). E di nuovo, naturalmente, il nome di Emilio Raisaro.
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«IL MOSAICO», il giornale d’Istituto degli anni Sessanta Nella prima metà degli anni Sessanta il «Cavour» si muove secondo questa precisa traccia ministeriale: nella IV legislatura (1963-1968), istituita la Commissione di indagine su Stato e Pubblica Istruzione nel Paese, all’interno della programmazione economica nazionale, si prevede un aumento della spesa pubblica molto rilevante nel settore della Scuola secondaria superiore. In particolare sia l’amministrazione scolastica, sia gli istituti statistici nazionali, indirizzano la scelta scolare post-obbligatoria verso gli Istituti di Istruzione tecnica e scientifica allo scopo di sviluppare la “mobilità sociale” connessa con il possesso di un titolo tecnico. Tutte le ipotesi di lavoro puntano su una scuola in totale sintonia con “il sistema”. I documenti parlano un linguaggio generico e rassicurante, ma in filigrana ben più esplicito: insomma è indispensabile che «l’istituzione scolastica si collochi in maniera aderente al modello di società prefigurato» senza però che la sua «autonomia possa risolversi in una forza critica sovvertitrice ». Ma il «modello di società prefigurato» istituzionalmente, nel giro di pochi anni, incomincia a differire notevolmente da quello del decennio precedente e coincide sempre meno con quello della nuova società reale che si incontra anche appena fuori della soglia del «Cavour»: tuttavia a Vercelli solo verso la fine degli anni Sessanta comportamenti, rifiuti ad accogliere acriticamente regole e convenzioni scolastiche tradizionalmente condivise, coveranno lentamente sotto la cenere, specie all’interno dell’universo giovanile: esso sta però procedendo a metabolizzare, sebbene con lentezza, le trasformazioni che invece già ribollono in modo più acceso nella società italiana. Precauzionalmente, perciò, anche in provincia si bada ai giornali studenteschi, che fioriscono numerosi nel giro di poco tempo, forse più che incoraggiati, prudentemente tenuti d’occhio, per timore che divengano un possibile rischio. |
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Durante la presidenza dell’emiliano Umberto Cuppini, a Vercelli dal 1959 fino alla morte sopraggiunta nell’ottobre del 1964, anche in Istituto nasce infatti il quindicinale degli studenti del «Cavour», nell’anno scolastico 1963-1964.
Era il secondo periodico
studentesco del «Cavour», in quanto seguiva il giornale murale dei Geometri
e dei Ragionieri degli anni Quaranta, «Il
Geoniere» appunto, ricordato dalla
redazione in un articolo comparso proprio sul “numero unico” del «Mosaico»,
il primo del giornale.
E mi raccomando: niente nomi nello “stupidario”,
possibilmente sigle, allusioni, soprannomi: furoreggiavano all’epoca alcune
allieve, sempre chiamate per nome, ma soprattutto “la segretaria bionda” (la
giovane Carla Sarasso, spesso contrapposta alla simpatica, ma certo
molto meno avvenente “bruna” Jane Bertolino, la Teacher di Inglese).
Tra le grandi novità di quegli anni il giornale riferisce
circa il Progetto «Fulbright scholarship», promosso dal senatore
americano Fulbright con lo scopo di fare approfondire le conoscenze, nel
campo della scuola, fra Stati Uniti e Italia. L’articolo «A Fulbright
Teacher in Cavour», firmato M.M., ovvero Mario Martinotti, uno dei
redattori più attivi (nel n. 3 Anno II del «Mosaico», a.s.1965-1966) cita
in particolare Jane Bertolino, la docente che affiancava Gualtiero Castri
nell’insegnamento della lingua inglese. |
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Nel numero unico risultano soprattutto interessanti i brevi articoli della prima pagina, il saluto del preside Cuppini, e un “pensiero” di Eugenio Treves sul suo compito di docente metaforicamente descritto nel semplice gesto quotidiano di «spargere ogni mattina minuzzoli di pane» per i passeri (allievi) che «vengono saltellando intorno, si accostano fiduciosi, beccano avidi e ghiotti, volano via». Ma i piatti forti del numero unico sono l’intervista dei geometri Alberto Gonella e Gaetano Romano al professor Eusebio Buffa sulla figura professionale del geometra degli anni Sessanta e un articolo del professor Emilio Raisaro sulla figura professionale del ragioniere.
Una certa deferenza più marcata verso l’istituzione caratterizza soprattutto i primi numeri del giornale: ad es. nel n. 1 del quindicinale un articolo di Agostino Visconti delinea con toni elogiativi il curriculum del preside. Grazie a questo veniamo a sapere che dopo le due lauree in Chimica pura e in Farmacia, presso l’Università di Modena, Cuppini diresse dal 1937 la rivista «Vernici» e nel 1938 fu consulente stampa della Fiera di Milano. Membro del C.L.N., dopo la guerra fu a capo di varie commissioni governative nell’ambito del settore chimico “vernici e colori”. Nel 1953 ottenne l’idoneità a preside negli Istituti industriali e nel 1959 fu destinato a Vercelli.
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Per la prima volta, un intero corso osa (scandalo! è la “mitica” sezione A tutta femminile) presentare “lamenti unanimi” per l’eccessiva rigidità e l’autoritarismo della docente di Computisteria e Tecnica (doppio scandalo!: le ragazze “maltrattate” insorgono contro la irreprensibile signorina Maria Moscatelli, puntualità e rigore teutonico in grembiule nero dal primo all’ultimo suo giorno di scuola). Proprio nel momento culminante del dibattito tra vecchie e nuove leve «Il Mosaico» chiude i battenti. Prendono corpo schieramenti più politicizzati, il giornale potrebbe divenire uno strumento per dare fiato alle richieste troppo avanzate degli studenti, si fiuta aria di contestazione. La redazione si spacca in due e, dopo avere superato senza burrasche il maggio del 1968, naufraga perché un numero, l’ultimo, viene censurato e vi compaiono articoli diversi da quelli che alcuni allievi tra i più indomiti avevano preparato. Anche l’uscita dall’Istituto dei redattori più anziani, alcuni ormai all’università o nel mondo del lavoro, contribuì alla cessazione della testata. Ma forse l’apparente disinteresse delle nuove generazioni per il quindicinale sembra lasciare intendere che nei primi anni Settanta esse in realtà fossero più intenzionate a vivere da protagoniste i grandi cambiamenti in atto piuttosto che limitarsi a raccontarli, con o senza rischio di censura, sul giornale d’Istituto. Oggi in Istituto, dopo il lungo periodo nel quale fu abbandonata ogni attività giornalistica, grazie ad una redazione motivata, prosegue il giornale d’Istituto, «Cavouriamo», nato intorno agli anni Novanta, caratterizzato dall’impegno di molti studenti che si interessano specialmente dei problemi del mondo giovanile e delle tematiche riguardanti la professionalità. Nell’anno scolastico 2003-2004 «Cavouriamo» ha vinto un importante premio al concorso nazionale dedicato al giornalismo scolastico, qualificandosi come una delle testate più originali. Alla morte di Cuppini assunse l’incarico di presidenza per quell’anno1964-1965 Pietro Magrassi da tempo in Istituto. |