L'allargamento a 9 membri e gli inizi della crisi Ma a questo periodo di prosperità, che caratterizzò tutti gli anni '60, è seguito un periodo oscuro per le economie europee e per i processi d'integrazione. Gli anni '70 hanno visto intrecciarsi, in un rapporto di causa-effetto, crisi economica e crisi politica della Comunità. Le prime crepe politiche sono apparse per la verità già a metà degli anni '60 quando la Francia intraprese la strategia della "sedia vuota", per opporsi alla creazione di un sistema di risorse proprie per finanziarie il bilancio comunitario che avrebbe accelerato l'evoluzione sovra-nazionale della Comunità. La Francia del generale Charles De Gaulle era contraria a un'integrazione troppo spinta. La crisi fu risolta nel gennaio 1966 con il compromesso di Lussemburgo secondo cui gli Stati membri si sarebbero impegnati a ricercare in ogni modo l'unanimità quando una decisione, suscettibile di essere adottata a maggioranza, toccasse «interessi molto importanti di uno o più Stati». Il compromesso sbilanciò l'equilibrio istituzionale a vantaggio del Consiglio, nel quale gli Stati membri disponevano del diritto di veto. Questa situazione venne a crearsi proprio nel momento in cui maturava l'esigenza di coordinare le politiche economiche e monetarie e di rafforzare le politiche comuni. Di fronte alla crescente apertura dei mercati e dell'interdipendenza economica e finanziaria, i soli strumenti di liberalizzazione non apparivano sufficienti a garantire uno sviluppo economico equilibrato. Se non si fosse dotata la Comunità di strumenti più incisivi di intervento, i processi di liberalizzazione avrebbero finito per produrre effetti negativi e squilibri tra le diverse aree territoriali. Esistevano fondati rischi che di fronte a una congiuntura sfavorevole i singoli paesi avrebbero reagito autonomamente per proteggere le loro economie. Un'accelerazione dell'integrazione era dunque necessaria per non compromettere i risultati raggiunti nella costruzione del mercato comune.
La decisione degli Usa nel 1971 di non convertire il dollaro in oro decretò la fine del sistema di cambi fissi deciso a Bretton Woods nel 1946 provocando un'instabilità monetaria alla quale la Comunità rispose con un timido tentativo di mantenere cambi stabili tra i paesi mèmbri (il «serpente monetario»).
A mettere in ginocchio la Comunità fu soprattutto la
crisi energetica
provocata dal quarto confitto arabo-israeliano e dalla conseguente
impennata dei prezzi mondiali del
petrolio (il cui livello quadruplicò nel corso di pochi mesi). La
crisi distolse l'attenzione degli Stati membri dal progetto di unione
economica e monetaria anche se un coordinamento delle politiche economiche
avrebbe almeno attutito gli effetti negativi sulla crescita e l'occupazione.
Lo shock petrolifero, nel 1974, non solo seppellì questo progetto, ma
ebbe effetti dirompenti sul funzionamento del mercato comune.
Nel reagire in
ordine sparso, gli Stati membri non resistettero alla tentazione di
applicare misure protezionistiche anche all'interno della Comunità sotto
forma di barriere tariffarie e fiscali. Queste misure furono
facilitate dai varchi concessi dalla legislazione comunitaria ancora
largamente incompleta.
Aumentarono gli
aiuti di stato e si moltiplicarono violazioni riguardanti la libera
circolazione delle merci e dei servizi. Ne derivò una notevole
frammentazione del mercato comune e
una brusca frenata degli scambi intra-comunitari. |
Una moderna mietitrebbia al lavoro - La meccanizzazione e le buone rese delle colture cerealicole furono caratteristiche della politica agricola comunitaria |
Il periodo di crisi, nella creazione del mercato comune,
era innanzitutto lo specchio della crisi politica della Comunità. Se
da una parte si moltiplicarono gli impegni politici per il rilancio dell'unione
politica e il rafforzamento delle politiche comuni, dall'altra il
Consiglio non prendeva le decisioni necessarie a metterli in atto. Uniche
due felici eccezioni degli "oscuri" anni settanta furono la creazione del
Sistema monetario
europeo (Sme) e le
elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo. ► La decisione del Consiglio europeo di Bruxelles del dicembre 1978 di istituire il Sistema monetario europeo ebbe una notevole rilevanza economica poiché, oltre a essere l'unico risultato concreto dei tentativi di avviare l'unione economica e monetaria, ha permesso di limitare le fluttuazioni delle monete nazionali. Concepito attorno alla creazione di un'unità monetaria europea, l'Ecu (che è una moneta fittizia), alla fissazione delle parità centrali tra le monete europee e all'istituzione di un meccanismo di intervento in caso di superamento della banda di oscillazione fra monete, lo Sme ha gettato le basi per la creazione di una zona di stabilità monetaria. Non ha tuttavia risolto il problema dei gravi squilibri nello sviluppo economico e sociale tra le aree regionali della Comunità.
► Il 1 Luglio 1987, superata la crisi del decennio precedente, i governi dei paesi CEE decisero di riprendere il cammino verso una maggiore integrazione. Allora, infatti, entrò in vigore l'Atto Unico europeo, col quale i Dodici decisero di dar vita, entro il 1993, a un vero e proprio mercato unico, all'interno del quale avrebbero avuto libera circolazione non solo le merci, ma anche le persone, i servizi e i capitali. Se infatti già nel 1968 erano stati aboliti i dazi doganali, nulla aveva fino ad allora impedito ai singoli Stati di promulgare leggi protezionistiche, magari legate a dettagli sulla sicurezza dei materiali o dei collaudi relativi a singoli prodotti, resi da queste misure non competitivi sui mercati nazionali. Fu così che il 1 Gennaio 1993 - dopo sei anni di faticosi e complessi sforzi di armonizzazione legislativa tra le differenti normative - gli stati membri della CEE si ritrovarono unificati dal mercato. Unificato concretamente il mercato, ripartono i negoziati per un ulteriore allargamento dell'Unione. Sono trattative complesse e difficili, perché i Paesi candidati pretesero cospicue facilitazioni finanziarie, sia per i prezzi dei prodotti agricoli che per i tempi di pagamento dei contributi dovuti per il funzionamento delle attività comuni. Comunque, con l'adesione di Austria, Finlandia e Svezia (ex Efta), il 1 Gennaio 1995, l'Unione Europea raggiunge i quindici membri. Manca ancora la Norvegia, il cui accesso è bloccato nuovamente da un referendum popolare contrario.
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L'euro
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