Si presenta in questa sezione il primo di tre nuovi
sistemi di dominio, che in sequenza storica avvicinano alla struttura dello
“stato moderno maturo”. Si tratta dello Stato feudale, che anticipa
lo stato dei ceti ed il modello della monarchia assolutista
del XIV secolo. Lo stato feudale si regge su poche connotazioni, che
pongono in evidenza soprattutto gli elementi di discontinuità
nell’esperienza storica che caratterizza l’evoluzione delle istituzioni
attraverso alcune fasi e caratterizzazioni di lungo periodo.
1)
Lo stato
imperiale presuppone una
giurisdizione territoriale instabile.
Affermazione dei poteri locali
2)
Concezione
patrimoniale dello Stato. La fedeltà
militare come vincolo privatistico di controllo.
3)
Universalismo
dell'autorità centrale e frammentazione del potere locale.
4)
Ereditarietà dei
feudi. Dalla signoria fondiaria alla
signoria territoriale.
5)
Il potere temporale
della Chiesa ed il sovrapporsi della
sua giurisdizione territoriale.
6)
La cultura
religiosa ed il simbolismo trinitario
nella definizione dei ruoli sociali.
7)
Dallo stato patrimoniale di stampo feudale allo
Stato dei ceti,
fino alle monarchie assolute nazionali.
8) Lo stato
regionale ed il principato.
• Ambito
cronologico e spaziale. Nodi tematici.
Si assumono come limiti cronologici per la presentazione
del modello di stato feudale - quelli di lungo periodo dell’età
medioevale, che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente fino alla
creazione delle prime monarchie nazionali . Esso comprende l’intero tratto
dell’alto medioevo – dal tardo secolo V fino all’inizio del XII secolo
e - per estensione - in alcune zone, fino al XIV secolo.
- Il punto di partenza è la creazione dell’impero carolingio,
considerato come il contesto maturo, in cui emerge il
sistema feudale di
dominio.
- Si
ha quindi il lento passaggio allo
Stato dei ceti va
collocato tra la fina del XII secolo e l’inizio del XIV.
-
Il passaggio all’assolutismo va collocato
tra il XV ed il XVII secolo.
- Le aree interessate sono la Francia e l'area tedesca con la
Prussia ed i paesi baltici, la penisola iberica e solo in parte l’Italia.
L’Inghilterra presenta un’evoluzione un po’ particolare in quanto con
la Magna Cartha Libertatum del 1215 anticipa, in
qualche misura, alcuni tratti del moderno costituzionalismo.
-
Poca attenzione si presterà alle varianti
regionali e sarà compito specifico della lezione chiarire gli
elementi strutturali comuni dell'evoluzione del modello ( di ascendenza
sociologica tratto da G. Poggi, La vicenda dello Stato moderno, Il
Mulino, 1978, pp. 39 sgg ).
• Prospettive interpretative e focalizzazioni
Ogni sistema di dominio va inserito in un
contesto più ampio, culturale, economico, sociale e tecnologico.
Tale contesto è quello dell’alto medioevo nell’Europa occidentale ( i
secoli bui ). Esso è caratterizzato dai seguenti elementi:
1.
Lo sfacelo dell’impero romano d’Occidente sotto
il profilo economico, militare, amministrativo
2.
Le nuove presenze di popoli germanici nell’area
mediterranea a seguito delle invasioni barbariche
3.
La fine della funzione economica del Mediterraneo
come “cerniera” tra Oriente ed Occidente europeo
4.
La decadenza di città, strade, linee di trasporto
e comunicazione
5.
L’emergere di un’economia chiusa ed
autosufficiente ridotta a unità rurali isolate ( economia curtense )
6.
Livelli di produttività molto bassi, privi del
supporto e della domanda dei centri urbani
7.
Bassissimi livelli di alfabetizzazione, limitati
perlopiù agli ecclesiastici ( chierici )
8.
L'uso sempre meno diffuso del latino come lingua
comune nell’area dell’ex impero romano.
9.
La scarsa sicurezza materiale, igiene, elevata
mortalità, debole densità di popolazione
- La
dinastia carolingia
fece il tentativo di ricostruire un sistema di dominio comprensivo,
translocale, riprendendo il modello di stato romano ordinato e
unitario, dando alla cristianità occidentale coesione e sicurezza di
fronte alle invasioni / pressioni, che continuavano a minacciare le regioni
dell’Europa ( Arabi, Avari, Longobardi… ).
-
Punti nodali del nuovo sistema furono il richiamo
alla tradizione dell’impero romano e la stretta collaborazione con
la Chiesa per la difesa del territorio europeo e del la diffusione del
Cristianesimo
-
Il dominio, che si estendeva a buona parte
dell’Europa continentale, si strutturava verticalmente attraverso due
cariche di carattere pubblico: i comites ( conti con
prerogative di controllo militare del territorio ) e i
missi dominici ( incaricati di verificare periodicamente - secondo
direttive centrali - la corretta gestione del potere locale dei conti e dei
marchesi )
-
Episcopati ed abbazie – corrispondenti alle
vecchie municipalità e alle grandi tenute romane – erano invece elementi
orizzontali della struttura amministrativa. Aggregavano comunità
produttive autonome
-
I compagni d’arme dell’imperatore –
elemento germanico legato da particolari vincoli di fedeltà – desiderosi di
condividere con lui l’esperienza del comando e i proventi delle conquiste -
costituivano forse l’elemento più importante di tutto il sistema. Da qui
nasce quel rapporto di carattere personale e privato di
collaborazione che caratterizzerà per secoli le strutture occidentali di
dominio
-
L’impossibilità di creare una salda struttura
statale centralizzata, imperniata sulla stabile tassazione e sull’uso di
una burocrazia efficiente – come era avvenuto nell’impero romano – faceva
ruotare attorno a compiti militari tutte le attività di dominio.
Era impossibile creare e tenere in piedi un sistema di potere unitario,
costruito su cariche funzionarie gestite dal centro, con regole ufficiali
concernenti le nomine e le responsabilità
-
Fu il sistema della fedeltà privata di uomini
in armi a guidare la costruzione dello Stato carolingio
-
Tale rapporto, essenzialmente paritario,
tra autorità centrale e soggetti periferici, fu inquadrato istituzionalmente
con la cerimonia dell’investitura
vassallatica
-
Essa implicava tre nuovi elementi
istituzionali di origine tardo romana: la commendatio (
protezione presso un superiore ) il
beneficium ( concessione in possesso temporaneo di un
fondo ) e l’immunitas ( esenzione dai poteri dello
stato su un certo territorio)
-
Tali elementi avrebbero dovuto correggere almeno
in parte il rapporto di pura fedeltà militare – di carattere privato - dei
vecchi compagni d’arme carolingi, ma in realtà sancirono la natura
orizzontale e non verticale del potere, fornendo col tempo strumenti
sufficienti alle autorità
periferiche per staccarsi stabilmente dal potere imperiale
-
Di sua natura il
potere era di
carattere gerarchico e
veniva distribuito nella catena vassallatica fino ai gradi più bassi
della scala sociale, dove prevedeva una totale dipendenza nelle
prestazioni d’opera a vantaggio del signore locale; erano in questa
condizione di totale subordinazione i servi della gleba
-
Contrastava tuttavia, fin dall’inizio, la pretesa
universalistica del
potere imperiale – esteso a tutta la cristianità – con l’effettiva
frammentazione locale del
potere stesso. Tale potere era gestito spesso senza alcun rispetto per la
sua natura gerarchica. Localmente si preparavano infatti le condizioni
per rendere stabilmente autonome le prerogative sovrane dei singoli signori,
che contraevano libere alleanze, si ribellavano ai loro superiori,
rivendicavano l’ereditarietà dei diritti acquisiti
-
Ciò sarebbe avvenuto alla morte di
Carlo Magno
in coincidenza con l’avvenuta ereditarietà di feudi maggiori.
L’accentuata conflittualità all’interno dell’impero coincise con il fenomeno
dell’incastellamento.
La costruzione di castelli segnava anche visivamente il
dispiegarsi di un potere locale, che si affiancava a quello statale
-
Nella lunga fase che porta al XI secolo si afferma
la cosiddetta signoria
territoriale ( dominatus loci ), con il
corrispettivo diritto di banno ( fatto non solo delle tradizionali
imposizioni contributive sui servi della villa, ma anche di richieste di
prestazioni gratuite, rivolte ai liberi proprietari che si affidavano alla
protezione del ricco proprietario, oltre ai diritti di amministrazione
della giustizia in luogo della pubblica autorità ed alle prerogative di
comando militare sulla popolazione locale)
-
La diffusione delle signoria territoriale
fu la causa più diretta della lenta
erosione del potere imperiale
a vantaggio dei grandi signori feudali. In Francia uno di essi,
Ugo Capeto fin dal
986 d.C. diede vita alla prima monarchia nazionale europea: quella dei
Capetingi
-
Nel territorio italiano, caratterizzato dal
risorgente potere temporale della
Chiesa – vera autorità sovrana anche sul piano territoriale e
giurisdizionale – l’impero si afferma ancora nell’alto medioevo, in alcune
zone, attraverso le investiture concesse alla feudalità ghibellina dagli
imperatori tedeschi
-
Il fenomeno comunale, che inizia a manifestarsi
dopo il Mille nel nostro Paese, limitatamente all’area centro
settentrionale, mina però dalle basi l’autorità imperiale. Infatti i
comuni rivendicano, a
loro volta, forme di autonomia amministrativa - se non di
indipendenza vera e propria - nei confronti dell’impero, e sono sostenuti in
buona misura dal Papato
-
Nelle aree comunali della pianura padana si creano
leghe tra città che
conseguono significative vittorie contro gli imperatori svevi, come pure in
Germania la lega hanseatica sottrae ampie prerogative giurisdizionali
alla grande feudalità tedesca
-
Il
comune italiano esercita il suo controllo anche sul
contado e si identifica con una vera e propria signoria territoriale,
che nei secoli futuri darà vita alle
polarizzazioni regionali proprie dei
regimi signorili
• Sistema culturale:
il simbolismo trinitario
Lo studio di alcuni aspetti del contesto culturale
altomedioevale ci serve per definire meglio la caratterizzazione
interpretativa del sistema di dominio appena richiamato.
|
Nell'alto medioevo l'unico tentativo di costituire un
sistema di governo comprensivo di realtà diverse è quello messo in atto
dalla dinastia carolingia, che realizza il suo disegno con
Carlo Magno
la notte di Natale dell'800. Il re franco assume il titolo di imperatore
e struttura verticalmente il dominio dello stato tramite due cariche di
carattere pubblico: quella dei comites (conti), a cui viene
affidato il potere a livello locale, e quella dei missi dominici,
incaricati di verificare periodicamente, secondo direttive centrali,
l'operato dei conti. L'elemento dominante in questo sistema deriva dalla
cultura germanica e consiste nel legame personale di fedeltà che unisce il
sovrano al suo seguito di compagni scelti e fidati, destinati a
condividere con lui il peso e i vantaggi dei comando.
Il sistema feudale di dominio,
successivo al Sacro romano impero, si basa oltre che sul principio di
fedeltà, su tre principi derivanti dal mondo giuridico romano:
1. La commendatio, cioè il rapporto di vassallaggio, nel
quale una parte normalmente libera, ma socialmente inferiore, si affida
alla protezione di una parte superiore e potente, impegnandosi alla
sottomissione personale verso di questa e, se necessario, a fornirle aiuto
2. Il beneficium, cioè la cessione in uso, non in
proprietà, dei diritti su una fonte di reddito, di solito terre,
comprendenti anche le attrezzature e la popolazione, schiava o libera, che
le coltivavano; con tale cessione fatta ad un individuo o ad una
collettività (in genere una comunità ecclesiastica), il signore intendeva
fornire al vassallo la possibilità di assumersi determinati compiti per
rendere i dovuti servigi (procurarsi e imparare a usare armi e
cavalcature, addestrare un determinato numero di subalterni, rispondere
alla chiamata dei signore in caso di bisogno, ecc.)
3. L'immunitas, cioè l'esenzione per il vassallo da obblighi
giudiziari, militari e fiscali normalmente esercitati dal signore su quel
territorio; sorta con un significato originario negativo, l'immunitas
acquistò, in un secondo tempo, un significato positivo, in quanto il
vassallo non solo sfruttava economicamente il feudo, ma esercitava anche
funzioni di governo (riscossione delle imposte, amministrazione della
giustizia, mantenimento dell'ordine e difesa dei territorio con i propri
armati). In questo modo il feudatario assumeva pieni poteri sulla maggior
parte della popolazione costituita da umili individui (contadini, villani,
dipendenti domestici, servi, talora schiavi), esclusa una minoranza della
popolazione rurale residente su terre «allodiali», cioè libere da oneri
feudali.
• I fattori di
crisi del feudalesimo
Il sistema feudale si venne pertanto caratterizzando
per l'autonomia sempre più grande di cui godevano i feudatari e per la
«polverizzazione» del sistema stesso, dato che ogni vassallo aveva a sua
volta la possibilità di concedere una parte del proprio feudo a uno o più
vassalli e che addirittura un individuo fosse vassallo di più di un
signore. Questa situazione portò all'aumento delle liti e degli scontri
fra feudatari, dando luogo a feroci «guerre private» che finirono per far
precipitare l'Europa in una vera e propria «anarchia feudale».
Devastazioni e disordini, confusione di competenze e diversità nelle
forme di governo misero in crisi il feudalesimo, una crisi determinata
però anche e soprattutto dall'ascesa (o rinascita) delle città europee
che agli inizi dei secondo millennio riacquistarono un loro peso politico.
Le città reclamavano diritti politici ed economici,
diritti da gestire collegialmente da gruppi sociali interni riuniti in
corporazioni. Si delinea, si struttura e si pone in atto così un potere
politico collettivo basato sull'intesa volontaria di molti singoli, che
chiedono di essere governati da istituzioni autonome dal potere del
feudatario per poter liberamente esercitare le proprie attività
economiche, difendendo questa libertà e questa autonomia anche con la
lotta armata. Ecco perché le città si caratterizzarono subito per la
costruzione di mura e fortificazioni urbane, oltre che per l'allestimento
di milizie cittadine, in quanto l'autosufficienza militare era la prima
garanzia dell'autonomia politica.
Naturalmente tutto questo è reso possibile da una economia sempre più
florida basata su nuovi sistemi di produzione, su di un'intensa attività
commerciale e sulla divisione del lavoro che riguarda non solo la città al
suo interno, ma anche il rapporto città-campagna, dato che quest'ultima
fornisce alla città uomini, cibi e materie prime, mentre ne assorbe i
prodotti dell'artigianato e del commercio.
Glossario dell'età feudale
Feudalesimo. Nuovo sistema di organizzazione
politica, sociale ed economica caratterizzato da una struttura gerarchica
del potere basata sulla netta separazione fra signori e servi, dalla
netta prevalenza della campagna sulla città e da un progressivo
frazionamento della sovranità e dell’unità territoriale dello stato.
Villa . Azienda agraria che dall’età tardo
imperiale attrae popolazione agricola, coloni liberi, piccoli proprietari
che, penalizzati da inflazione e fiscalismo, si pongono sotto la protezione
di “ potentiores” ( patroni ) per essere difesi
dalle incursioni esterne.. Si integrano in un sistema economico chiuso di
autoconsumo, che esclude le città e coincide con la decadenza dell’Impero.
Coloni. Contadini liberi
Servi della gleba. Contadini giuridicamente liberi
ma legati ereditariamente al fondo dove lavoravano e soggetti al dominio del
proprietario, cui dovevano corrispondere un tributo in natura e determinati
servizi ( corvées ).
Manso. “Casa ed edifici affiancati all’orto”,
villaggio contadino. Comprende anche gli appendicia , campi e prati
sparsi nel territorio agrario del villaggio, diritti d’uso sullo
sfruttamento collettivo di boschi e terre incolte. Per estensione unità di
conduzione agricola adeguata ai bisogni di una famiglia.
Allodio. ( alodium, franco al-od = pieno
possesso ) Possesso di terre libero da ogni vincolo e sovrano,
può essere venduto e passare ad altro proprietario.
Beneficium poi Feudo. Cessione di terre
fatta dal signore al sottoposto ( vassus ) fedele perché ne goda i frutti,
fermi restando i suoi diritti di proprietà. Il beneficium è assimilabile ad
una forma di usufrutto della terra. Tende poi a divenire ereditario ed a
trasformarsi in dominatus loci ( signoria territoriale ).
Immunità. (“esenzione”
“in + munus= senza obbligo ).Riconoscimento di particolari
prerogative quali il diritto di battere moneta, di amministrare la
giustizia, di imporre tributi, di chiamare alle armi gli abitanti, di
stabilire covées o prestazioni gratuite di lavoro. Trasferimento,
nell’ambito del feudo, dei poteri politici già goduti dal signore.
Vassallaggio. ( Vassus = Fedele )
Giuramento di fedeltà ed obbedienza ad un signore che concede un beneficio.
L’uomo libero nell’accettare l’appezzamento di terreno si dichiara
sottoposto al suo signore.
Ereditarietà del beneficio. Il beneficio cessa di
essere vitalizio e personale e può essere trasmesso in eredità. Il
feudatario diventa, di diritto, oltre che di fatto un vero e proprio sovrano
entro i confini delle sue terre ( dominatus loci o signoria territoriale ).
Dominicum . Parte del feudo costituita dalle terre
di proprietà del signore, gestita direttamente dal proprietario. Qui i servi
della gleba dovevano prestare le loro corvées.
Massaricium. Parte data in concessione ai massari
e divisa in piccoli lotti.
Terre comuni. Costituita da boschi e pascolo.
Ognuno ha il diritto di condurvi il bestiame e di raccogliervi legna e
frutti del sottobosco. Solo il signore può esercitarvi la caccia. Anche su
alcuni di questi usi comuni della terra il signore richiede taglie o tasse:
l’erbatico per il pascolo, il pedaggio per l’attraversamento di un luogo……..
Signoria rurale. La trasformazione di un
proprietario di una villa in un “dominus”. Esercitava il suo potere su
servi, praebendari – schiavi domestici - e casati, che sfuggivano al potere
pubblico. I poteri esercitati erano di comando, coercizione, di giustizia
inferiore. Anche sui liberi il signore poteva esercitare il suo potere
coercitivo.
Banno.
Potere di comando e coercizione di un signore sul territorio ad esso
sottoposto sulla popolazione locale. |
Concetti chiave in chiave storica e
giuridica ( Margherita
Isola )
-
Anarchia feudale.
Situazione di confusione dei poteri territoriali, dovuta all’imporsi di
forme multiple di signoria territoriale, svincolate da qualsiasi controllo
centrale. Lo stato feudale si configura come “associazione di persone” che
tendono a spostare verso il basso la sede del potere effettivo, verso le
maglie inferiori della catena di rapporti vassallatici, annullando
praticamente il concetto di Stato e rendendo sempre più difficile
l’esercizio unitario e coerente del dominio e della sovranità su regioni
vaste.
- Decentramento. Il termine indica le
caratteristiche della struttura di un moderno Stato democratico le quali
garantiscono e potenziano le autonomie locali o addirittura consentono a
enti territoriali intermedi a base regionale, la possibilità di legiferare in
determinate materie, con annessa corrispondente potestà amministrativa.
Questo schema di decentramento conosce tutta una gamma di sistemi
applicativi, più o meno accentuati in senso federativo. Essi vanno dallo
Stato federale – che attribuisce al suo interno un potere sovrano in alcune
materie agli Stati membri– allo Stato regionale proprio della nostra
Repubblica, in cui le Regioni svolgono funzioni legislative a amministrative
nei limiti tracciati dall’ordinamento sostanzialmente unitario dello Stato,
ad una norma di minimo decentramento, attuata da spazi molto ristretti di
autonomia agli enti territoriali più piccoli.
-
Autonomia / autonomismo. Caratteristica di
determinati enti pubblici - espressi soprattutto da comunità territoriali
come regioni, province e comuni – che consiste nella potestà di emanare vere
e proprie norme giuridiche ( con valore di leggi o di regolamenti ). Più in
generale l’autonomismo è la tendenza a perseguire finalità ed interessi
propri della collettività localmente amministrata, secondo un proprio
indirizzo politico-amministrativo, distinto e relativamente indipendente da
quello statale. In Italia esistono Regioni a statuto speciale ( Sicilia,
Valle d’Aosta, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Friuli -Venezia Giulia ) che,
in considerazione delle loro particolari connotazioni etniche, linguistiche
e culturali, godono di una particolare autonomia “secondo statuti speciali
adottati con leggi costituzionali”(art. 116). Il potenziamento delle
autonomie locali è garanzia di potenziamento delle culture regionali.
- Separatismo. Tendenza di certi gruppi
sociali a svincolarsi dal potere centrale dello Stato a cui appartengono,
per ottenere particolari forme di autonomia. Il separatismo può giungere
alla rivendicazione della piena indipendenza territoriale nei confronti
dello Stato, rifiutandone di fatto la sovranità.
|