Dopo la guerra contro
Venezia e l’assedio subito da Ferrara nel 1484 il duca Ercole I d’Este
si rese conto della necessità di dotare la città di una più
moderna cinta di mura difensive. Questa esigenza fu probabilmente
all’origine di una delle maggiori operazioni urbanistiche del
Rinascimento, che avrebbe più che raddoppiato l’area della
città racchiusa dalle mura e avrebbe conferito alla capitale
estense le dimensioni e lo splendore delle maggiori città europee.
Fu l’architetto di corte
Biagio Rossetti a trasformare le ambizioni del duca
in un preciso piano urbanistico, che venne realizzato nelle
sue linee principali negli anni dal 1492 al 1510.
L’importanza e l’unicità
dell’Addizione ferrarese rispetto agli altri interventi
urbanistici dell’epoca non sta solo nelle maggiori dimensioni ma
soprattutto nell’originalità della sua concezione, che
riuscì ad armonizzare la volontà di autorappresentazione
simbolica della corte con le esigenze funzionali della città
reale.
La nuova
sistemazione urbanistica è da inquadrare dunque negli interventi
del duca Ercole I
d'Este (1471-1505) La spina dorsale dell’Addizione
erculea fu formata da due assi viari ortogonali: da
nord a sud una strada, l’attuale corso Ercole I d’Este, che
collegava il castello di Belfiore al Castello estense; da ovest a
est una strada, l’attuale rettilineo dei corsi Porta Po, Rossetti,
Porta Mare, che univa le porte aperte nelle mura.
È implicito un riferimento
al cardo e al
decumano degli antichi tracciati romani. Però gli
antichi ponevano il Foro all’incrocio dei due assi. A Ferrara,
invece, la piazza-foro, detta piazza Nova (ora piazza Ariostea),
fu decentrata, mentre all’incrocio delle vie principali furono
posti i palazzi più importanti.