Vercelli
sabauda
Il documento è tratto da R.Ordano, Sommario della storia di Vercelli, Vercelli
1955
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La nuova organizzazione amministrativa del distretto vercellese sotto i Savoia
Sotto il
dominio sabaudo
Vercelli divenne capitale di governatorato, diviso in
castellanie.
Amedeo
VIII nel 1428 definì i
limiti del distretto vercellese,
che
venne costituito da tutte le terre che già lo formavano alla morte del
duca Gian Galeazzo Visconti ( 1402 )
e, fra
l'altro, furono proibite le denominazioni di guelfi e ghibellini. Furono mantenuti i vecchi statuti cittadini
e fu dichiarato
sindacabile il podestà al termine del suo ufficio. La definizione del
distretto vercellese non fu precisa. Molti luoghi,
evidentemente per ragioni fiscali, cercavano di negare la loro appartenenza
alla giurisdizione vercellese, tanto che si rese
necessario l'intervento ducale per metter fine alle controversie. |
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Le discese in Italia
di Francesi e Spagnoli L'antagonismo tra Carlo V e Francesco I e il decadere dello stato sabaudo Nella prima metà del sec. XVI continuarono i soliti costosi lavori alle fortificazioni e a sostenerne le spese questa volta si chiese anche il concorso del clero. Il già debole Stato sabaudo fu rovinosamente travolto dall'antagonismo tra Francia e Spagna; il territorio piemontese fu straziato da un continuo andirivieni di soldataglie dell'una e dell'altra parte; le popolazioni furono oppresse dal fiscalismo, dalle prepotenze militari, dall'anarchismo, oltre che dalla peste.
Nell'autunno del 1514 sono gli Svizzeri dello
Sforza a battere le
campagne vercellesi; nel 1515 ancora gli Svizzeri entrano in Vercelli ; invece, durante la guerra fra
Carlo V e
Francesco I,
scoppiata nel 1521 e terminata con la sconfitta di quest'ultimo a
Pavia (24 febbraio 1525), il Vercellese dovette prima ospitare,
suo malgrado, le truppe francesi, quindi, dovette lasciar aperto il passo
agli imperiali che occuparono e presidiarono la città dalla primavera
all'estate 1524. «Tra Vercelli e Pavia, per cinquanta miglia nel paese più ricco al mondo di vigne e di grano, tutto è deserto; né uomo né donna incontrammo a lavorar le campagne, ne anima viva, eccettuate in un luogo tre povere donne che racimolavano la poca uva rimastavi ; giacché non si è seminato, né fatto raccolto e le vigne sono inselvatichite, e i grappoli si guastano senza che si venga a coglierli... ». Ma le sventure piemontesi toccarono il colmo dopo l'invasione francese del 1536; la disgraziata regione divenne allora campo di battaglia e terra di saccheggio dei Francesi e degli Spagnoli. Ciò che rimase del governo sabaudo trovò rifugio a Vercelli; il duca Carlo II del resto era impotente di fronte ad avvenimenti più grandi di lui: amici e nemici andavano a gara nello spogliarlo di ogni suo possesso, di ogni suo bene e di ogni sua autorità. Rimanevano sotto il nominale dominio sabaudo Vercelli, Asti, Nizza, Ivrea, Fossano, la Valle d'Aosta e il marchesato di Ceva ; ma in effetti chi veramente governava le ricordate città erano gli Spagnoli, che vi mantenevano guarnigioni, naturalmente a spese degli abitanti. Emanuele Filiberto tentava di far qualcosa per i suoi sudditi piemontesi e inviò un suo fiduciario in città. Vercelli era veramente oppressa dall'occupazione spagnola; basti pensare, che la guarnigione era ospitata nelle case civili. Solo dopo la vittoria francese di S. Quintino ( a cui contribuì Emanuele Filiberto ) e la pace di Cateau - Cambrésis , (3 aprile 1559) fu permesso ai Savoia di iniziare la ricostruzione dello Stato. Sotto Emanuele Filiberto vengono dunque compiuti lavori di bonifica e di irrigazione, fu intensificata la bachicoltura e sorsero opifici tessili, nuovi palazzi e nuove istituzioni ( il Monte di Pietà e il Collegio Dal Pozzo). |