Vercelli sabauda
Il documento è tratto da R.Ordano, Sommario della storia di Vercelli, Vercelli 1955
 


Espansione dello stato sabaudo dal 1295 al 1435

La nuova organizzazione amministrativa del distretto vercellese sotto i Savoia

Sotto il dominio sabaudo Vercelli divenne capitale di governatorato, diviso in castellanie. Amedeo VIII nel 1428 definì i limiti del distretto vercellese, che venne costituito da tutte le terre che già lo formavano alla morte del duca Gian Galeazzo Visconti ( 1402 ) e, fra l'altro, furono proibite le denominazioni di guelfi e ghibellini. Furono mantenuti i vecchi statuti cittadini e fu dichiarato sindacabile il podestà al termine del suo ufficio.  La definizione del distretto vercellese non fu precisa.  Molti luoghi, evidentemente per ragioni fiscali, cercavano di negare la loro appartenenza alla giurisdizione vercellese, tanto che si rese necessario l'intervento ducale per metter fine alle controversie.
Sotto i Savoia il Vercellese trovò un più ordinato assetto amministrativo. La città era però un forte di confine e risultava importante soprattutto la manutenzione e il rafforzamento delle fortificazioni. A partire dalla fine del '400, Vercelli fu colpita da una serie di calamità: peste, carestie, occupazione militare francese e spagnola furono eventi che toccarono profondamente il territorio vercellese, soprattutto le campagne per il passaggio di truppe avide di bottino,
diradandone la popolazione. E' alla fine del '400 che si diffonde rapidamente la coltura del riso. In città si sviluppano attività artistiche e culturali nuove; la letteratura è coltivata da alcuni umanisti, l'arte tipografica introdotta nel 1485, trova insigni tipografi vercellesi e trinesi che emigreranno poi a Venezia. Fiorisce una scuola pittorica che sarà tra le più famose in Piemonte.
 Nel 1474, su richiesta del marchese di Monferrato, il pontefice Sisto IV smembrò la diocesi vercellese costituendo la diocesi di Casale ; tale smembramento costò a Vercelli la perdita di una settantina di parrocchie, fra cui Trino, Palazzolo, Bianzè, Livorno e Saluggia.
Al tempo della duchessa lolanda Vercelli ebbe occasione di ospitare per qualche anno la corte ducale. La particolare situazione interna dello stato sabaudo — cioè il dissidio fra Iolanda e i suoi cognati — consigliavano  questa residenza vercellese, che poneva la duchessa sotto la protezione di Milano. Il 30 marzo 1472 moriva Amedeo IX, che, per non costringere la duchessa ad un pericoloso viaggio nell'interno dello stato, fu sepolto a Vercelli.
lolanda risiedette ancora a Vercelli fino al  1473, ma, poi preferì spostarsi a Torino. A Vercelli ritornò invece la sua salma imbalsamata per essere sepolta accanto a quella di Amedeo IX  ( 1478 ).  A lolanda il Vercellese deve la costruzione di un'opera di grande utilità pubblica: il naviglio di Ivrea.
 


La cappella del Beato Amedeo IX di Savoia nel Duomo di Vercelli
foto tratta dalla pagina web: http://www.vercelli.net/duomovc/amedeo.htm  


Nella seconda metà del sec.XV incomincia anche a diffondersi nella campagna vercellese la coltivazione del riso. Le condizioni economiche della città non sono però molto floride.
Sotto i Savoia Vercelli diventa una roccaforte di confine, assumendo un severo aspetto militaresco. Scorrendo la serie delle deliberazioni comunali, si vede infatti che le maggiori cure del Consiglio di Credenza sono volte alla manutenzione e al rafforzamento delle difese cittadine: riparazioni di mura, costruzione di terrapieni, espurgo di fossati ed organizzazione delle artiglierie e della vigilanza notturna. La città è circondata da fortificazioni poderose
 

Le discese in Italia di Francesi e Spagnoli

Vercelli è quindi una città forte, un vero punto solido nella fase di  decadenza dello stato sabaudo. Durante la discesa di Carlo VIII in Italia  la reggente, duchessa Bianca di Monferrato, qui risiedette nel biennio 1493-1494, svolgendo una vivace attività diplomatica; poi il passaggio dell'esercito francese la indusse a tornare a Torino. Lo Stato sabaudo era allora quasi un protettorato della Francia, le cui truppe lo potevano attraversare liberamente in lungo ed in largo, sicure di potervi all'occorrenza attingere anche aiuti materiali.

Nel 1495 Vercelli divenne la base delle operazioni militari francesi contro il ducato di Milano. Era il momento della ritirata di Carlo VIII dall'Italia dopo la battaglia di Fornovo, con la sconfitta del re francese, quando l'esercito di Carlo VIII poté portarsi ad Asti. La guerra  gravitò anche sulle sponde del fiume Sesia. L'esercito francese si riunì a Vercelli, mentre le forze della Lega provenienti da Fornovo affluivano intorno a Novara.  Infine nel 1498 il re e l'esercito francese ripassarono le Alpi, ritirandosi dalle terre italiane.

L'antagonismo tra Carlo V e Francesco I e il decadere dello stato sabaudo

Nella prima metà del sec. XVI continuarono i soliti costosi lavori alle fortificazioni e a sostenerne le spese questa volta si chiese anche il concorso del clero. Il già debole Stato sabaudo fu rovinosamente travolto dall'antagonismo tra Francia e Spagna; il territorio piemontese fu straziato da un continuo andirivieni di soldataglie dell'una e dell'altra parte;  le popolazioni furono oppresse dal fiscalismo, dalle prepotenze militari, dall'anarchismo, oltre che dalla peste.

Nell'autunno del 1514 sono gli Svizzeri dello Sforza a battere le campagne vercellesi; nel 1515 ancora gli Svizzeri entrano in Vercelli ; invece, durante la guerra fra Carlo V e Francesco I, scoppiata nel 1521 e terminata con la sconfitta di quest'ultimo a Pavia (24 febbraio 1525), il Vercellese dovette prima ospitare, suo malgrado, le truppe francesi, quindi,  dovette lasciar aperto il passo agli imperiali che occuparono e presidiarono la città dalla primavera all'estate 1524.

Il duca Carlo II di Savoia  tenta di raccogliere la somma di 30.000 scudi per far allontanare gli Spagnoli dalla zona del vercellese, ma essi non rispettano i patti e continuano a rimanere in Piemonte e a Vercelli. Praticamente Vercelli è abbandonata a se stessa; lo Stato si prende cura soltanto delle sue fortificazioni e di null'altro. Le campagne vercellesi sono intanto infestate da briganti che paralizzano ogni commercio. I piccoli feudatari a loro volta approfittano della carenza del potere centrale per commettere ogni sorta di soprusi.

A Crescentino Riccardo Tizzoni opprime così crudelmente i suoi vassalli, che costoro si fanno giustizia da sé; in una notte di febbraio del 1529  il castello dei Tizzoni viene dato alle fiamme e Riccardo, sua moglie ed i suoi figli sono trucidati. E un periodo oscuro della storia di Vercelli: tutti i peggiori mali sociali si accavallano riducendo la popolazione alla miseria. Dicono alcuni ambasciatori inglesi di passaggio nella regione :

 «Tra Vercelli e Pavia, per cinquanta miglia nel paese più ricco al mondo di vigne e di grano, tutto è deserto; né uomo né donna incontrammo a lavorar le campagne, ne anima viva, eccettuate in un luogo tre povere donne che racimolavano la poca uva rimastavi ; giacché non si è seminato, né fatto raccolto e le vigne sono inselvatichite, e i grappoli si guastano senza che si venga a coglierli... ».

Ma le sventure piemontesi toccarono il colmo dopo l'invasione francese del 1536; la disgraziata regione divenne allora campo di battaglia e terra di saccheggio dei Francesi e degli Spagnoli. Ciò che rimase del governo sabaudo  trovò rifugio a Vercelli; il duca Carlo II del resto era impotente di fronte ad avvenimenti più grandi di lui: amici e nemici andavano a gara nello spogliarlo di ogni suo possesso, di ogni suo bene e di ogni sua autorità.  Rimanevano sotto il nominale dominio sabaudo Vercelli, Asti, Nizza, Ivrea, Fossano, la Valle d'Aosta e il marchesato di Ceva ; ma in effetti chi veramente governava le ricordate città erano gli Spagnoli, che vi mantenevano guarnigioni, naturalmente a spese degli abitanti.

Emanuele Filiberto tentava di far qualcosa per i suoi sudditi piemontesi e  inviò un suo fiduciario in città. Vercelli era veramente oppressa dall'occupazione spagnola; basti pensare, che la guarnigione era ospitata nelle case civili. Solo dopo la vittoria francese di S. Quintino ( a cui contribuì Emanuele Filiberto ) e la pace di Cateau - Cambrésis , (3 aprile 1559) fu permesso ai Savoia di iniziare la ricostruzione dello Stato. Sotto Emanuele Filiberto vengono dunque compiuti lavori di bonifica e di irrigazione, fu intensificata la bachicoltura e sorsero opifici tessili, nuovi palazzi e nuove istituzioni ( il Monte di Pietà e il Collegio Dal Pozzo).

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