Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il
mio aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto
s'abbellisca a' miei sguardi; il lamentar degli augelli, e il bisbiglio de'
zefiri fra le frondi son oggi più soavi che mai; le piante si fecondano, e i
fiori si colorano sotto a' miei piedi; non fuggo più gli uomini, e tutta la
Natura mi sembra mia. Il mio ingegno è tutto bellezza e armonia. Se dovessi
scolpire o dipingere la Beltà, io sdegnando ogni modello terreno la troverei
nella mia immaginazione. O Amore! le arti belle sono tue figlie; tu primo
hai guidato su la terra la sacra poesia, solo alimento degli animali
generosi che tramandano dalla solitudine i loro canti sovrumani sino alle
più tarde generazioni, spronandole con le voci e co' pensieri spirati dal
cielo ad altissime imprese: tu raccendi ne' nostri petti la sola virtù utile
a' mortali, la Pietà, per cui sorride talvolta il labbro dell'infelice
condannato ai sospiri: e per te rivive sempre il piacere fecondatore degli
esseri, senza del quale tutto sarebbe caos e morte. Se tu fuggissi, la Terra
diverrebbe ingrata; gli animali, nemici fra loro; il Sole, foco malefico; e
il Mondo, pianto, terrore e distruzione universale. Adesso che l'anima mia
risplende di un tuo raggio, io dimentico le mie sventure; io rido delle
minacce della fortuna, e rinunzio alle lusinghe dell'avvenire. - O Lorenzo!
sto spesso sdrajato su la riva del lago de' cinque fonti: mi sento
vezzeggiare la faccia e le chiome dai venticelli che alitando sommovono
l'erba, e allegrano i fiori, e increspano le limpide acque del lago. Lo
credi tu? io delirando deliziosamente mi veggo dinanzi le Ninfe ignude,
saltanti, inghirlandate di rose, e invoco in lor compagnia le Muse e
l'Amore; e fuor dei rivi che cascano sonanti e spumosi, vedo uscir sino al
petto con le chiome stillanti sparse su le spalle rugiadose, e con gli occhi
ridenti le Najadi, amabili custodi delle fontane. Illusioni! grida il
filosofo. - Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si
credeano degni de' baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano
alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su
le imperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando
gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io
non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella
rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo
strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.
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