La
gestione di Leri
( Tratto da Rosario Romeo, Cavour e il suo tempo,
Laterza 1969 ( vol.1°) - L'attività agricola e i suoi problemi, pp 607-
626 )
Una sintesi delle vicende
storiche del territorio di Leri
Nel 1179 la grangia venne acquistata dal
monastero di S. Genuario,
cui apparteneva già in gran parte. Nell'atto di quell'anno sono nominati il
castrum et villa de loco Alerii. Era dunque presente un
centro fortificato, di cui piú oltre si perde memoria e del quale non
esistono tracce visibili. Passato a
Napoleone in seguito all'occupazione francese, fu da lui
ceduto con decreto del 1807 al cognato Principe
Camillo Borghese
quale controvalore di un quarto
della galleria Borghese ceduta al governo francese. |
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Una nuova scelta di vita La decisione di assumere la direzione di Leri e di dedicarsi così alla carriera di agricoltore, assumeva agli occhi di Cavour il significato di una scelta di fondo, destinata a determinare tutto il corso ulteriore della sua vita. Era la conclusione, ch'egli credeva definitiva, di anni di tormentose incertezze, di amari interrogativi su se stesso e il suo avvenire che non avevano cessato di assediarlo in tutto l'oscuro periodo seguito alla grande delusione del 1830-31. Erano stati gli anni del pessimismo e della crisi, della sfiducia e talora della disperazione, dominati dalla coscienza sempre più netta dell'impossibilità di trovare una qualsiasi via d'uscita da una situazione in cui egli sentiva logorarsi e svanire le sue doti più autentiche. Tuttavia, l'idea di una soluzione al tempo stesso realizzatile e non del tutto negativa era venuta delineandosi man mano che lo stato d'animo veniva mutando, e una nota di vigore e di ottimismo tornava a farsi sentire: « Si papa . m'assure un petit sort - aveva scritto al fratello " - ie me consacre à l'administration de sa fortune et à l'étude; je renonce au monde et aux plaisirs; je m'adonne aux occupations sérieuses. Ce serait d'ailleurs une eccellente position à prendre dans le public. Publiciste philantrope et indépendant, je puis me préparer une piace honorable pour l'avenir ». Ma anche dopo il grande viaggio a Parigi e a Londra restavano inalterate le motivazioni di fondo. « Cela m'occupe, cela m'interesse jusqu'à un certain point, et cela m'aide à passer le temp - scriveva il conte a Paul-Emile Maurice qualche giorno dopo l'arrivo a Leri, dandogli notizia della nuova attività intrapresa -. "D'ailleurs, que faire? Toutes les routes me sont fermées, je ne pourrais rien espérer que d'un avenir éloigné et incertain que je ne suis pas si fou d'attendre. j'aime mieux faire tout bêtement tel métier de l'agriculteur, qui vit tranquiIlement au milieu des champs qu'il fait cultiver de son mieux. C'est un métier peu brillant, il m'aurait mal convenu dans mes temps de jeunesse et illusion, mais maintenant que je suis las d'un monde dont j'ai connu tous les plaisirs, que je suis revenu de tous les réves qui m'offusquaient l'esprit, il me va à merveille... Tu me diras que je matérialise mon existence, c'est vrai, mais qu'y faire? Ce n'est pas la volonté de suivre une route plus élevée qui m'a manqué. Mais tous les chemins que j'ai tentés ne m'ont mené qu'à des précipices. Si j'étais seul je pourrais les poursuivre sans crainte, mais je suis trop étroitement lié à ma famiille pour l'entrainer avec moi au milieu de dangers mortels... Et dans le statu quo je ne puis être rien qu'un honnête agriculteur ».
E tuttavia,
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I soggiorni a Leri da allora si
moltiplicarono, tra un fervore di iniziative, di riflessioni e di attività
che venne crescendo con gli anni. Anche a quei soggiorni si alterneranno,
sino al 1843, lunghi viaggi all'estero ed assenze, ma
dell'andamento di Leri egli si terrà costantemente informato non solo a
Torino ma a Parigi, a Ginevra e nella provincia francese. Anche se nuove
attività verranno ad aggiungersi a quella agricola, questa occuperà sempre
un posto centrale nella vita del conte e ad essa egli sarà indotto a tornare
in tutti i momenti più diffìcili, così che Leri assumerà ai suoi occhi quel
valore di rifugio e di soggiorno atto a rítemprare lo spirito dalle prove
degli affari prima, e della politica poi, che ha legato indissolubilmente il
nome della grande tenuta a quello dello statista. Era, beninteso, un
rifugio fatto non di riflessione e di quiete ma fervido, conforme al
carattere dell'uomo che lo aveva eletto, di ogni sorta di iniziative e di
attività. Nasceva così, in questi anni, il Cavour agricoltore,
convinto, com'egli dirà nel 1841, che |
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Un'eco assai viva di questa
esperienza si coglie nella descrizione che qualche anno dopo il conte
farà dell'interesse che le cose agricole possono suscitare anche in chi
provenga da ambiente da abitudini ben diverse: E' questa una pagina del 1843, scritta, cioè, quando già aveva avuto inizio, dopo la fine dei grandi viaggi all'estero e prima dell'ingresso nella vita politica, la fase culminante dell'attività di Cavour come imprenditore agricolo, in un quadro dove l'agricoltura si lega da un lato con l'industria chimica e dall'altro con le attività trasformatrici dei prodotti agrari e con quelle commerciali e bancarie: un nesso caratteristico nel quale si rispecchia con straordinaria evidenza la struttura di quelle forze capitalistiche e borghesi che di lì a qualche anno, appunto sotto la guida del Cavour, conquisteranno la direzione dell'Italia unita. Ma non v'è dubbio che fin d'ora, tra il 1835 e il 1842, Cavour trovò modo di soddisfare a Leri, in qualche misura, il suo bisogno di azione e di responsabilità concrete, la sua capacità creativa e il suo gusto del dominio, assicuratogli da una superiorità che era insieme sociale e intellettuale. Certo, alla base della rinuncia all'attività e alle speranze politiche c'era una sostanziale sconfitta, che si collegava alla forzata immobilità in cui il conte vedeva costretto tutto il moto liberale in Europa; e il riconoscimento di questa sconfitta significava anche, da parte sua, l'accettazione, sia pure forzata, dello stato di cose esistente, e la decisione di inserirvisi e di lavorare non più contro, come aveva - sperato, ma all'interno di esso. Era ciò di cui prendevano atto adesso i familiari, lieti che Camillo si fosse risolto finalmente ad abbandonare i sogni e le audaci speranze per accostarsi invece « aux choses existantes, aux choses matérielles, aux choses enfin qui tiennent aux besoins de la vie »; e certo fu questa anche la base dei sia pur tenui legami che Cavour venne allacciando negli anni successivi con alcuni esponenti e organismi del regime. Non già ch'egli abbia mai smesso la sua opposizione di principio all'assolutismo sul terreno politico: ma le esigenze connesse a un'attività che si radicava sempre più largamente nell'economia del paese e nel mondo degli affari comportavano di necessità contatti con i pubblici poteri, che un tempo il giovane liberale si sarebbe rifiutato anche solo di prendere in considerazione. |