Il programma artistico di Emilio Praga è stato spesso
utilizzato per esemplificare le poetiche della Scagliatura,
cioè del gruppo di letterati milanesi che si ribellerà più vistosamente ai
modelli romantici ancora dominanti negli anni '60 dell''800. Preludio,
che conserva nel titolo l'intento programmatico della raccolta
Penombre ( 1864 ), puntualizza soprattutto - sull'onda della
popolarità di Baudelaire -
l'esigenza di verità che deve conservare la poesia, lontana
da ogni finzione e capace di addentrarsi anche
nella zona più irrazionale e tormentata della coscienza. Del resto la
poesia deve saper prendere spunto e rappresentare
oggettivamente anche le realtà squallide e moralmente negative, che
l'idealizzazione romantica ha sempre evitato di analizzare.
Nella composizione compaiono altri temi vicini ai
programmi artistici della Scapigliatura:
- la coscienza di un'irreparabile
crisi di valori ed ideali, primo fra tutti quello della divina
provvidenzialità, che guida le sorti dei singoli e dei popoli.
Il sentirsi
generazione bruciata proiettata in un tempo privo di certezze,
seppur connotato dalle conquiste tecniche e scientifiche e dallo sviluppo
della moderna città. Milano in effetti inizia ad assumere i contorni di una
città pienamente europea.
- Il gusto delle
proclamazioni genericamente blasfeme ( s'attende invano dalla musa
bianca /
che abitò venti secoli il Calvario,/
e invan l'esausta vergine s'abbranca /
ai lembi del Sudario...Degli antecristi è l'ora!/
Cristo è rimorto ! ), che ribadiscono im modo polemico, quasi con
gusto anarchico, la fine di ogni valore religioso all'interno
dell'ispirazione artistica. L'autore direttamente attaccato è
Alessandro Manzoni ( Casto poeta che l 'Italia
adora,/
vegliardo in sante visioni assorto,/
tu puoi morir!...)
- la contraddittoria condizione del poeta, rappresentata nella sua opera.
Quest'ultima non celebra certezze e valori, ma solo
angosce, dubbi, zone oscure della
personalità. In tal senso il lettore è definito metaforicamente
nemico, perché non è il vero riferente per la comunicazione di valori,
quanto piuttosto il depositario di false certezze, che la poesia vuole
demistificare.
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Preludio ( 1864 )
Noi siamo i figli dei padri
ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor
dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa
bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l 'Italia
adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto !
O nemico lettor, canto la
Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo,
e il tuo loto !
Canto litane di martire e
d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.
Canto le ebbrezze dei bagni
d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango :
giacché più del mio pallido
demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero!
Novembre I864 |