S. Mallarmé - La parola poetica come relitto vagante nella discontinuità dell'essere. Il simbolismo ontologico- esistenziale.
« Confesso del resto -
scrive a Cazalis il 4 febbraio 1869
- ... che ho ancora bisogno, tanto grandi sono
state le vessazioni del mio trionfo, di guardarmi in
questo specchio per pensare, e che, se non ci fosse lo specchio
davanti al tavolo su cui ti scrivo questa lettera, ridiventerei il Niente.
Questo per comunicarti che ora sono impersonale e non
più lo Stéphane che tu hai conosciuto, ma un'attitudine che ha l'universo
Spirituale di vedersi e svilupparsi, attraverso ciò che fu di me ».
|
S. Mallarmé
- Un colpo
di dadi non abolirà mai il caso
( ultima parte )
|
|
|
NULLA
ECCETTO
|
IL CASO
compiuto in vista di ogni
risultato nullo |
|
|
||
in quei paraggi paraggi
|
||
|
||
Anche se l'eroe avesse gettato i dadi prima di scomparire nel mare e anche se il numero fosse apparso, il Caso non sarebbe stato eliminato. Il minimo atto, il minimo pensiero mettono in gioco il caso e lasciano incunearsi l'incertezza. Tutto è indifferente, nulla sarà avvenuto, anche se resta l'apparizione magica nel cielo notturno di una costellazione, che riproduce il numero del colpo di dadi in dimensioni cosmiche.
La disposizione del testo è su due pagine e
l'impostazione grafica assume particolare importanza per il poeta. La
disposizione a gradini delle parole allude alla
discontinuità dell'esistenza, mentre lo scorrimento dei versi da una
pagina all'altra ne indica la contingente fluidità,
che il lettore deve cercare di abbracciare con un solo
sguardo. |
La destrutturazione grafica del testo poetico
Quanto alla poesia, risulta difficile entrare nelle cose senza ridurla ai suoi elementi fisici costitutivi, cioè alla voce e al segno. Ed ecco che il testo da una parte diventa una sorta di spartito, traccia, guida per la declamazione, oppure viene violentemente ridotto a composizione grafica, tramite un uso senza residui di una scrittura “oggettipografica”.
Apollinaire
pubblica nel 1918 i Calligrammes.
“Calligramma” è una parola creata dal poeta stesso per definire le sue
composizioni poetiche figurate e non c’è dubbio che Apollinaire si
riconnetta alla tradizione antica dei technopaegnia e dei carmina figurata,
ma il poeta mette in opera una pratica della mescolanza,
dell’associazione di eterogenei, della dissonanza.
E realizza una sorta di umorismo lirico
in cui i segni del familiare e dell’estraneo, dell’attualità e della
preistoria, sono messi in cortocircuito. Egli dà uno sviluppo in
direzione magico-fantastica al futurismo.
Orphisme è
infatti la parola-chiave della sua poetica. Ed è ormai di
surrealismo che si
deve parlare. È annunciata una seconda fase dell’avanguardia. Le ragioni
della ripresa della poesia figurata nell’avanguardia sono, dunque, profonde
e innovatrici. |