Inettitudine come impotenza, inadeguatezza, spleen, noia.
L'analisi di questa voce tematica è
condotta in due parti distinte. Nella prima si analizzano le aree
semantiche che si collegano con il lemma centrale, individuando
- su un piano più strettamente linguistico - i significati che
ruotano attorno a questo termine. Essi sono arricchiti dalle
aperture e dalle analogie lessicali suggerite dai testi
letterari esaminati durante l'anno scolastico. Nel percorso tematico
si tenterà di ripercorrere anche sul piano storico
l'evoluzione del concetto, nel suo vario modularsi nell' immaginario
letterario in composizioni poetiche e narrative, in vicende e personaggi,
in situazioni artistiche ed esiti espressivi. |
Grafo semantico di riferimento
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Ora
proviamo a ripercorrere il tema in alcune delle
sue estensioni semantiche – colte attraverso sinonimi e
referenti analogici suggeriti dalla testualità letteraria ed
iconografica – tenendo presenti due direzionalità del termine:
una negativa ( coincidente con un'idea di inadeguatezza, di
inabilità, di incapacità, insomma di limite dell'azione
umana...) ed un'altra positiva ( tale da valorizzare tutto
ciò che l'isolamento, l'inazione, la riflessione, il pensiero e la
contemplazione .....comportano).
Nell’immaginario
neoclassico
è netta la divaricazione tra la virtù eroica che tenta
di aderire a modelli lontani – rintracciabili nel mito e nei gesti
degli antichi eroi – e la negatività dei tempi, che spesso frustra
questi tentativi, riconducendo ad una visione meccanicistica e
materialistica sia il mondo della storia sia quello della natura.
La pittura metafisica di
De Chirico - riproponendo in modo enfatizzato ancora una
volta l'elemento classico attraverso una sua profonda
decontestualizzazione - lo rende correlativo oggettivo di imperturbabilità,
di distacco sonnolento, di melanconia pensosa, di divina
indifferenza....< direbbe Montale >. Tali letture moderne e destrutturanti di modelli
canonici ci aiutano a meglio comprendere quanto ricollega da
sempre - l'umano al divino e quanto divide i due elementi. L'uomo è
implicato nel condizionamento del tempo, che il dio scavalca con
il suo eternarsi. Le visioni del divino richiamano sempre questa alterità
ed invitano a meditare sull'ombra un po' tetra e minacciosa
proiettata da statue enigmatiche, sorta di emblemi occhieggianti e
sfuggenti. Il dio non divide con l'uomo la realtà di tutti i giorni ma
in qualche modo la interpreta nella sua oscura incongruenza con
uno sguardo lieve o con la composta fissità del suo essere comunque
imminente nella solitudine delle cose. La strofa montaliana che forse
meglio richiama questa condizione è proposta nella poesia
"I
limoni" |
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Montale,
I limoni |
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Viceversa
la sconfitta e la morte possono divenire tragiche visioni
rigeneranti, nella consapevolezza del sacrificio necessario, che si
incarna nella fissità di una fine gloriosa. L'impossibilità ad agire
ancora, l'inerzia della morte non fanno certo pensare ad un soggetto
inadeguato al suo compito, quanto piuttosto all' inaccessibilità dello
stesso |
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( ad esempio il confronto impari di Ettore con Achille per salvare Troia
). David raffigura
il corpo inerte di Ettore, eroicamente perito, accanto alle sue
armi ( che divengono simbolo di azione e non certo di rifiuto del dovere
). Foscolo addirittura eterna l'eroe negli ultimi versi dei Sepolcri. Qui
credo si tocca una polarità netta al concetto di inettitudine, poiché
l'eroe greco si fa semidio nel suo coraggioso gesto e diviene modello per
l'umanità futura. |
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Un
altro interessante confronto tematico nella personalità romantica è
quello che affianca l'energica fede nelle illusioni e negli ideali al tenero
abbandono per le suggestioni della natura. Anche tale
atteggiamento - che potrebbe apparire come lirico cedimento a più alti
compiti - ha qualcosa di propositivo. E' tensione, ricerca, che prepara a
nuove prove l'esistenza umana.
La
rasserenante comunione con la natura, nella pace della
sera è prefigurazione della morte
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La
modernità del concetto di inettitudine ( come disadattamento
al reale ed impotenza ) compare nelle
tematiche leopardiane
legate all'emergere nell'umanità dell'elemento razionale.
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L'inettitudine ricompare in un'altra accezione come
apatia, inerzia, abulia, passività, fiacchezza, disinteresse per i valori
borghesi. Il romanzo dello scrittore Gonçarov
( Oblomov ) ci presenta uno tra i più famosi personaggi negativi
della società russa dell''800. L'odiosa abitudine di soddisfare i
propri desideri non attraverso i suoi sforzi, ma attraverso quelli degli
altri, ha sviluppato in lui un'immobilità apatica
e lo ha gettato in uno stato pietoso di
schiavitù morale. |
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Nell'ambito della crisi della
cultura positivistica il tema ha una sua originalità nell'opera di
G.Gozzano, l'esponente di maggior spicco
della poesia crepuscolare. Egli propone una risposta nuova alla modernità
incalzante enfatizzata - tra la fine dell'800 ed i primi anni del '900 -
dai Futuristi. Una risposta complessa e non riconducibile ad un semplice
rifugio nostalgico nel passato e nelle "buone cose di pessimo gusto" .
L'inettitudine gozzaniana è fatta di autoironia
e di parodia nei confronti di alcuni miti dannunziani ( la donna e
l'amore fatale, il superuomo esteta...), il suo
distacco dalla concitazione urbana e
dal progresso esaltato dall'età giolittiana < Torino e la grande
Esposizione del 1911 > spiegano la sua incapacità di aderire agli idoli
della modernità. Egli è inadatto sia storicamente che esistenzialmente a
condividere l'esaltazione futurista per la vita, accesa dall'energia di
macchine, voli, folle plaudenti...... Gozzano necessita di stabili
riferimenti temporali e spaziali, che lo riportino a rievocare le memorie
di una provincia piemontese ormai lontana nelle coscienze dei suoi
contemporanei. |
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L'inettitudine come forma di vita e di
pensiero si manifesta soprattutto in
Svevo e
diviene consapevole forma di superamento della contraddittoria condizione
dell'uomo moderno, proiettato nel dramma bellico dalla sua aggressività e
dalla sua sete di profitto. La
presunta nevrosi di Zeno Cosini non è
una sua condizione patologica, ma uno
stato comune e inevitabile dell'uomo moderno,
che solo la critica razionalità dei comportamenti può far accettare. |