1. Funzioni delle mappe concettuali
Possiamo intendere per mappa concettuale la
rappresentazione in forma grafica di un insieme di concetti in relazione fra
di loro: i concetti sono indicati da termini o da brevi espressioni e
generalmente sono racchiusi in box che ne evidenziano il maggiore o minore
livello di generalità; i legami fra i concetti sono rappresentati da linee o
frecce e spesso il loro significato viene dichiarato con "etichette"
verbali, in modo da favorirne un'interpretazione univoca (1).
A questo mezzo di rappresentazione della conoscenza, utilizzato in diversi
ambiti disciplinari (2), vengono riconosciute molte funzioni.
In prima istanza, le mappe sono considerate come strumenti utili per
rappresentare il pensiero di un soggetto, per dar conto delle modalità
attraverso le quali questi percepisce l'esperienza e il mondo; esse
consentono di evidenziare il patrimonio di conoscenza personale e le
modalità di ragionamento, elementi che risultano spesso impliciti o non
sempre di immediata comunicazione con l'uso del linguaggio verbale. Spesso,
per distinguere tale funzione delle mappe concettuali, si parla di mappe
cognitive: ad esse si può riconoscere una funzione diagnostica, esplicativa
e predittiva. La mappa, che rappresenta ciò che un soggetto sa o pensa in un
dato ambito, consente a chi la legge di cogliere le categorie utilizzate per
conoscere la realtà, le leggi individuate tra i fenomeni e mette in evidenza
eventuali lacune, distorsioni, inadeguatezze… Le mappe vengono considerate
anche strumenti utili per comprendere e spiegare le azioni e le decisioni
individuali, in quanto possono mettere in evidenza le rappresentazioni sulle
quali esse si basano; la conoscenza del sistema di rappresentazioni che
guida le azioni di un soggetto consente anche, in certa misura, di fare
previsioni in merito agli orientamenti che guidano le scelte personali (3).
Dal punto di vista del soggetto autore di una mappa, lo sforzo nella
rappresentazione dei propri processi di pensiero aiuta a porvi ordine, a
potenziarne l'efficacia ed il potere euristico, ad acquisire consapevolezza
e capacità di gestione autonoma. Alla costruzione di mappe viene
riconosciuta una funzione rielaborativa e creativa, metacognitiva e
strategica (4): l'"oggettivazione" in forma grafica di conoscenze e pensieri
consente infatti di cogliere legami che inizialmente potevano risultare poco
evidenti, di vedere nuove relazioni fra elementi, di sviluppare nuclei
concettuali di partenza per raggiungere esiti originali; la rappresentazione
iconico-simbolica favorisce la presa di coscienza delle risorse
logico-conoscitive personali e la meta-riflessione di fronte a situazioni
nuove o aperte, che richiedono di trovare risposte non ripetitive.
Le mappe sono considerate, infine, come strumento di comunicazione culturale
in quanto consentono di rappresentare in forma sintetica e strutturata
ambiti di sapere codificati, quali quelli disciplinari: la schematizzazione
grafica mette in evidenza i concetti portanti, le fondamentali "logiche" di
discorso e gli sviluppi raggiunti in un certo ambito di conoscenza,
favorendone la comprensione.
2. Mappe e comunicazione formativa
Vogliamo ora occuparci più direttamente di alcune questioni connesse
all'utilizzo delle mappe concettuali in ambito formativo.
2.1. Mappe e apprendimento significativo
L'affermarsi delle mappe concettuali come strumento per favorire
l'insegnamento/apprendimento è legata al consolidarsi di un modello di
apprendimento che potremmo designare come significativo (5): esso si ritrova
sotteso a gran parte delle pratiche formative attuali.
Per limitarci a tratteggiare alcuni momenti essenziali, possiamo richiamare
le teorizzazioni di Jean Piaget, di Jerome S. Bruner, di David Ausubel e gli
sviluppi più recenti della psicologia cognitivista: tali orientamenti hanno
evidenziato il ruolo attivo e costruttivo del soggetto che apprende ed hanno
identificato l'apprendimento come progressiva modificazione nella modalità
di trattare ed organizzare l'informazione, dunque come processo in grado di
cambiare in profondità i modi di conoscere e pensare.
Come è noto Piaget, spiegando l'apprendimento come progressiva
equilibrazione fra processi di assimilazione e di accomodamento, ha messo in
evidenza l'importanza degli schemi posseduti per comprendere l'esperienza:
fino a quando essi risultano sufficienti per dare significato a dati ed
eventi, il soggetto tende a metterli in gioco per semplificare ed
organizzare gli stimoli esterni; solo quando essi si mostrano inadatti
vengono ristrutturati ed integrati, determinando una modificazione
dell'organizzazione cognitiva individuale. Anche Bruner, spiegando
l'apprendimento come trasformazione qualitativa delle strutture di
conoscenza di un soggetto, mette l'accento su modificazioni che avvengono a
livello profondo e che determinano modalità nuove di interpretazione di dati
e delle informazioni. Ausubel, opponendo apprendimento significativo ed
apprendimento meccanico, evidenzia come l'integrazione e l'organizzazione
delle conoscenze sia il tratto che contraddistingue un apprendimento
efficace: l'apprendimento significativo consente al soggetto di attribuire
significato agli stimoli esterni mettendoli in relazione con quanto già sa,
riconfigurando, se necessario, il patrimonio delle conoscenze pre-esistenti,
mentre l'apprendimento meccanico, che avviene per una sorta di
giustapposizione o di superficiale accostamento delle conoscenze nuove alle
vecchie, non riesce a rendere il sistema di conoscenze possedute "più
potente", generatore di nuovi significati, anzi, comporta spesso il rapido
oblio di quanto appreso più recentemente. Gli sviluppi della psicologia
cognitivista hanno contribuito a descrivere il processo di costruzione della
conoscenza come sistema di rappresentazione simbolica dell'esperienza che, a
partire dai dati sensoriali, tende ad elaborare strutture comprensive a
carattere reticolare, dove concetti sono legati gli uni agli altri secondo
relazioni significative; l'apprendimento consiste nella strutturazione,
ristrutturazione e nel continuo affinamento delle modalità di
rappresentazione della conoscenza, dalle forme più legate ai dati
dell'esperienza diretta, alla costruzione di concetti e reti di concetti
sempre più decontestualizzate e comprensive rispetto alla realtà,
comunicabili in forma linguistica.
Le mappe concettuali, come dispositivi di rappresentazione in forma
organizzata delle conoscenze, costituiscono uno strumento particolarmente
coerente con la concezione dell'apprendimento delineata e vengono
considerate come importante strategia per incrementare l'efficacia dei
processi di insegnamento/apprendimento (6). Affrontiamo il discorso in forma
un po' più analitica.
2.2. Mappe e didattica
Volendo tentare una recensione degli usi della mappe concettuali nei
contesti formativi, possiamo identificare almeno tre piste di lavoro che
sono andate progressivamente mettendosi in evidenza.
Mediazione
Una prima e più immediata forma di utilizzo identifica le mappe nel novero
dei mediatori didattici (7), vale a dire dei dispositivi che favoriscono il
progressivo avvicinamento fra soggetto in formazione ed oggetto di
apprendimento, rendendo quest'ultimo adatto ad essere compreso ed acquisito
in forma stabile e profonda, in modo da stimolare processi di rielaborazione
personale e sviluppo della capacità di pensare.
In tal senso, accanto all'utilizzo delle mappe come strumenti di
comunicazione culturale, utili ad un presentazione facilitata dei contenuti
di apprendimento, viene valorizzata in maniera sempre più marcata la loro
funzione rielaborativa e riflessiva, metacognitiva e strategica: la loro
costruzione è stimolata per favorire la penetrazione interpretativa di
conoscenze ed esperienze, la facilitazione dei processi cognitivi e
metacognitivi (8). A tale scopo, non soltanto vengono presentate mappe
pre-strutturate come schemi di lettura e di comprensione (9), ma i soggetti
in apprendimento sono guidati nell'elaborazione autonoma di mappe per
sintetizzare ed esprimere quanto estrapolato dalla lettura di testi o da
altre fonti, per rappresentare possibilità risolutive di fronte ad un
problema e pianificare percorsi di lavoro, per valutare criticamente
conoscenze individuali ed altrui in forma individuale o condivisa (10).
Progettazione
Una seconda proposta di introduzione delle mappe concettuali nella
formazione ha inteso migliorare le pratiche di progettazione e di
organizzazione dei percorsi educativi, favorendo una migliore esplicitazione
dell'intenzionalità formativa ed una maggiore aderenza dei percorsi
didattici alla situazione di partenza dei discenti (11).
La rappresentazione schematica preliminare da parte dei docenti del sapere
da proporre mette in evidenza i nuclei concettuali da privilegiare e
costituisce un'ipotesi di lavoro iniziale che viene affinandosi e
riaggiustandosi in seguito al confronto dialogico con chi impara: esso,
generalmente condotto attraverso una conversazione clinica, rileva le
rappresentazioni e conoscenze pregresse e, in relazione ai temi che si
vogliono affrontare, mette in evidenza le direzioni che più proficuamente
possono essere seguite per rendere l'oggetto culturale adatto ad essere
appreso in profondità.
Tale pratica assume promuove la riflessione metacognitiva e strategica
presso i docenti, in quanto migliora la consapevolezza del valore formativo
riconosciuto ai saperi da far acquisire e potenzia l'efficacia dei percorsi,
che diventano più significativi per i soggetti in apprendimento.
Valutazione
Le mappe concettuali costituiscono anche veri e propri strumenti di
rilevazione che possono incrementare il potere conoscitivo ed amplificare le
valenze formative della valutazione.
La rilevazione delle conoscenze attraverso la strutturazione di mappe e
schemi può mettere in evidenza, più agevolmente di quanto sia possibile con
altri strumenti, la dimensione processuale dell'apprendimento, i concetti
che il discente ha strutturato in seguito all'esperienza, i rapporti di
inclusione gerarchica fra di essi, i legami logici (temporali, causali,
concausali …) che stabilisce fra elementi di sapere, il grado di
integrazione complessivo delle conoscenze.
In tal modo è reso più profondo lo sguardo conoscitivo e diventano
potenzialmente più mirate le strategie di intervento, che hanno punti di
ancoraggio più solidi per incrementare la crescita delle potenzialità
individuali di apprendimento. Accanto alle funzioni diagnostiche, vengono
esaltate le potenzialità riflessive e metacognitive delle mappe quando il
soggetto viene reso partecipe dei processi di interpretazione attraverso
pratiche autovalutative: la rappresentazione in forma visiva di quanto sa e
pensa sostiene lo sguardo critico da parte di chi impara e favorisce
autocontrollo ed autoregolazione, con la promozione di una autonomia
conoscitiva sempre maggiore (12).
2.3. Aspetti critici
L'utilizzo delle mappe concettuali a scopo formativo pone tuttavia alcune
questioni critiche che proviamo di seguito ad identificare brevemente.
Relatività
Le mappe concettuali vanno considerate sempre frutto di un'elaborazione
personale: esse esprimono il punto di vista individuale e risentono dello
scopo e del momento nel quale sono prodotte. Tale osservazione deve rendere
particolarmente prudente il riferimento a modelli rappresentativi
precostituiti -in genere quelli strutturati dal formatore- sia come proposta
di apprendimento, ad esempio quando si utilizzano le mappe come strumento di
comunicazione culturale, sia come criterio per la valutazione: non ci sono
mappe-tipo riferite ad un certo argomento o ambito di conoscenza, ma vanno
ammesse differenti possibilità rappresentative. In generale, le mappe devono
essere considerate come strumenti flessibili, intrinsecamente dinamici ed
aperti a diverse possibilità comunicative.
Congruenza epistemologica
Le possibilità rappresentative delle mappe concettuali non rispondono con
uguale efficacia alle specifiche caratteristiche logico-argomentative dei
differenti domini di conoscenza. E' stato osservato, ad esempio, che esse
risultano particolarmente adatte alla rappresentazione negli ambiti di
sapere caratterizzati di "nuclei stabili" (13) di conoscenza, facilmente
catalogabili ed organizzabili, mentre con maggiore difficoltà consentono di
dare conto delle dimensioni critico-interpretative: il riferimento va, ad
esempio, all'ambito filosofico o letterario, a talune dimensioni del
discorso storico e storiografico.
In generale, si deve segnalare che l'utilizzo di organizzatori semantici
come facilitatori dell'insegnare/apprendere non può essere disgiunto dalla
considerazione della natura dell'oggetto culturale che si intende comunicare
e non può, dunque, essere considerato come generalizzabile.
Formalizzazione
Un'ulteriore questione da segnalare riguarda i rischi di astrattezza e di
formalismo che l'utilizzo delle mappe può comportare. La difficoltà a
cogliere la trasformazione in chiave simbolica di messaggi o esperienze che
sono oggetto di spiegazione di una mappa può infatti limitare la
significatività di quest'ultima e l'incidenza sull'organizzazione cognitiva
del soggetto; tale rischio, presente particolarmente quando le mappe
concettuali vengono proposte come facilitatori della comunicazione
educativa, va tenuto in attenta considerazione ripercorrendo se necessario
in forma guidata e problematizzante i vari passaggi induttivi, dal dato
conoscitivo alla sua simbolizzazione, lasciando aperta la possibilità di
pervenire a soluzioni rappresentative alternative, maggiormente
significative per i soggetti a cui la comunicazione educativa si rivolge.
Sistemi di codifica
La fruizione e costruzione efficace di mappe concettuali non fa riferimento
ad unica modalità di codifica simbolica, ma richiama diverse possibilità di
realizzazione sul piano grafico (14). L'utilizzo efficace delle mappe
concettuali richiede l'acquisizione di una buona padronanza di tali sistemi
di codifica, in modo da rendere possibile il confronto intersoggettivo e
intrasoggettivo: è in gioco, in altri termini, la necessità di poter dare
un'interpretazione univoca alle mappe una volta prodotte, sia da parte dello
stesso soggetto in tempi diversi sia fra soggetti diversi, per favorire lo
scambio e la condivisione della conoscenza.
3. Mappe concettuali, rappresentazione della conoscenza e apprendimento
mediato dal computer
Con il diffondersi delle tecnologie multimediali dell'informazione sembra
delinearsi, almeno a livello concettuale, una certa identificazione della
comunicazione con la didassi: all'idea di "società educante" potremmo
accostare quella di "ambiente docente" (15), nel senso che l'ambiente parla
oggi essenzialmente il linguaggio della trasmissione tecnologizzata dei
messaggi; la comunicazione attraverso le tecnologie multimediali, in altri
termini, si carica di valenze formative ed interpella la riflessione
pedagogico-didattica a farsi carico di molteplici questioni. Proponiamo
alcuni brevi spunti in merito all'uso del computer in relazione ad alcuni
significativi "punti di incrocio" con i problemi relativi alla
rappresentazione della conoscenza ed all'utilizzo della mappe concettuali.
Possiamo identificare almeno due livelli di discorso.
In prima istanza, possiamo riferirci all'uso "pratico-utilitaristico" (16)
del computer, come sorta di sussidio che permette di potenziare l'efficacia
dell'apprendimento. Il riferimento va, in questo caso, particolarmente
all'utilizzo di software che facilitano la costruzione di mappe concettuali,
ampliano le possibilità di realizzazione di schemi di rappresentazione della
conoscenza: sono ormai disponibili molteplici e collaudate proposte in tal
senso (17).
La realizzazione di mappe e schemi per mezzo di software non deve far
dimenticare alcune delle esigenze segnalate in precedenza, quali l'apertura
a diverse modalità di rappresentazione in risposta alle personali modalità
di lettura della realtà, ai momenti ed agli scopi comunicativi;
l'adattabilità alle caratteristiche dei diversi campi di sapere; la
rintracciabilità dei riferimenti all'esperienza o alle conoscenze da
simbolizzare; l'efficacia comunicativa e la facilità d'uso del sistema di
codifica proposto.
Un ulteriore livello di discorso può essere affrontato superando una la
logica che considera in maniera essenzialmente strumentale dell'uso del
computer, per considerare le caratteristiche del linguaggio multimediale e
l'influenza che esso esercita sulle modalità di pensiero e di apprendimento
individuali (18). Tra i molti aspetti che si potrebbero mettere in evidenza
(19), accenniamo ad una questione particolarmente rilevante, riferita alla
natura essenzialmente ipertestuale della comunicazione supportata dal
computer, alla sua struttura fatta di nuclei informativi collegati fra loro
in forma reticolare o associativa: di fatto, possiamo dire che una logica
"per mappe" (20) è sottesa, generalmente, alla costruzione di materiali
informatici e che essi inducono il soggetto fruitore a "pensare per mappe",
peraltro secondo modalità che sembrano essere particolarmente vicine ai
meccanismi di elaborazione mentale della conoscenza e che possono
incrementare il ruolo attivo e costruttivo da parte di chi ne fruisce.
L'ipertesto, infatti, permette di costruire percorsi individuali di
conoscenza, di seguire i link che paiono più rilevanti, di leggere un
messaggio attribuendo significato ad alcuni elementi piuttosto che ad altri.
In realtà rimangono aperti alcuni dei problemi evidenziati in precedenza.
Le strutture logiche sottostanti la costruzione di ambienti informatici sono
comunque generalmente "date", secondo scopi e punti di vista ben precisi: il
soggetto, che ha certamente un certo margine di libertà nella costruzione
del proprio percorso di conoscenza, si muove comunque entro una struttura
argomentativa che privilegiata certi concetti, certe chiavi di lettura del
sapere e dell'esperienza. Si tratta di tenere presente l'importanza, sul
piano educativo, di mettere talvolta in discussione il "formato" di sapere
proposto, recuperando se necessario un riferimento più diretto al sapere ed
all'esperienza individuali, anche con il ricorso a forme comunicative e
rappresentative alternative, in modo da offrire occasioni di riflessione
critica ed un approccio alla conoscenza più autenticamente costruttivo.
Note
Sono stati proposti diversi
formalismi per la rappresentazione della conoscenza: il termine mappa
concettuale viene inizialmente proposto da J. D. Novak e D.B. Gowin (Learning
how to learn, Cambridge University Press, New York, 1984; trad. it:
Imparando a imparare, SEI, Torino, 1989), in riferimento ad una concezione
essenzialmente gerarchica della memoria semantica; l’uso del termine mappa
concettuale in questo scritto vuole avere una valenza più generale
estendendosi a diversi tipi di mappe, a struttura gerarchica, reticolare
(A.M. Collins, M.R. Quilian, Retrieval Time from Semantic Memory,”Journal of
Verbal Learning and Verbal Behaviour”, 1969, 8, pp.240-247 cit in B.M.
Varisco, Alle radici dell’iperstestualità, in A. Calvani, B.M. Varisco,
Costruire/decostruire significati, Padova, Cleup, 1995); radiale (T. Buzan,
The MindMap book, BBC Books, London, 1995).
Le possibilità di utilizzo
delle mappe vengono indagate nell’ambito della psicologia cognitiva, della
psicopedagogia e dalla didattica, ma anche della ricerca sociale per lo
studio delle decisioni politiche ed organizzative.
Una rassegna di ricerche sul
potere esplicativo e predittivo della mappe cognitive si può ritrovare in L.
Codara, Le mappe cognitive. Uno strumento di analisi per la ricerca sociale
e l’intervento organizzativo, Roma, Carocci, 1998, pp.65 e ss.
La funzione strategia della
mappe cognitive è valorizzata particolarmente negli studi sociali (si veda
L. Codara, op.cit.74 e ss).
Abbiamo affrontato tale
questione altrove: D. Maccario, Didattica e rappresentazione delle
conoscenze. Utilizzare mappe e schemi per costruire/far costruire
apprendimento significativi, in A. Rossebastiano (a cura di), Per la
scuola del 2000. Maestri tra presente e futuro, Tirrenia Stampatori,
Torino, pp. 95-106. Si rimanda anche alla bibliografia finale per
riferimenti più estesi su questo aspetto.
Continua a costituire un punto di riferimento fondamentale il
lavoro di J. D. Nowak e D.B. Gowin, Imparando a imparare, cit; ricordiamo
anche il più recente: J.D. Novak, Learning creating, and using knowledge:
Concept maps as facilitative tools in schools and corporations, Lawrence
Erlbaum, Mahwah N.J.,1998 (trad.it L’apprendimento significativo. Le mappe
concettuali per creare e usare la conoscenza, Erickson, Trento, 2001).
E. Damiano, L’azione
didattica. Per una teoria dell’insegnamento, Armando, Roma, 1993.
Un approfondimento in tal
senso si ritrova in D. Maccario, Strategie metacognitive e studio
universitario. Un'esperienza di studio con l’utilizzo delle mappe cognitive,
in C. Coggi (a cura di), Una facoltà allo specchio, Pensa Multimedia, Lecce
(in stampa).
Rispondono a questa esigenza,
ad esempio, gli schemi di sintesi e gli esercizi che sempre più spesso si
ritrovano nei libri di testo e nell’ambito del materiale didattico rivolto
agli allievi della scuola primaria e secondaria.
Una proposta didattica
rivolta agli studenti universitari si ritrova in D. Maccario, P.Ricchiardi,
Riuscire all’università. Strategie e strumenti per costruire il proprio
progetto di apprendimento, Pensa Multimedia, 2003, pp.113-134.
Il riferimento fondamentale,
almeno per quanto riguarda l’Italia, va a Elio Damiano ed al suo gruppo di
lavoro (E. Damiano (a cura di), Insegnare con i concetti, SEI, Torino, 1994;
E. Damiano, Guida alla didattica per concetti, Juvenilia, Bergamo, 1999); si
può vedere anche P. Tamir, Concept mapping, in A. Levy (ed.), The
International Enciclopedia of Curriculum, Pergamon Press, Oxford, 1991
Abbiamo approfondito altrove
la questione: D. Maccario, Valutazione: processi cognitivi e metacognitivi,
in C. Coggi, A. Notti (a cura di), Docimologia, Pensa Multimedia, Milano,
2002, pp.191-213.
T. Maldonado, Critica della
ragione informatica, Feltrinelli, Milano, 1997, p. 134.
I concetti possono essere
espressi da un unico termine o da brevi espressioni, può essere proposto o
meno l’uso di box per indicare il loro livello di generalità, si può
ricorrere a caratteri diversi, i legami fra i nodi concettuali possono
essere espressi da frecce o linee di stile variato, possono essere
“etichettati” con espressioni che ne specificano il significato; la mappa
può essere distribuita spazialmente seguendo orientamenti diversificati
(dall’alto al basso, da sinistra a destra, dal centro verso l’esterno).
C. Scurati, Tecniche e significati. Linee per una nuova didattica formativa,
Vita e Pensiero, Milano, 2000, p.10.
C. Scurati, op.cit., p.31.
Possiamo segnalare, fra le
proposte più significative i programmi “Inspiration 7,5” (http://www.inspiration.com/
); “Personal Brain” (
http://www.thebrain.com ); “Concept Map Tools” (http://cmap.coginst.uwf.edu/);
“Wmap” (http://far.unito.it/wmap
).
Possiamo richiamare le
posizioni di M. Mc Luhan e di D.R. Olson ( si possono vedere: M.Mc Luhan, Il
medium è il messaggio. Un inventario di effetti, Feltrinelli, Milano, 1981;
D. R. Olson, Linguaggi, media e processi educativi, Loescher, Torino)
Per un'esposizione più
analitica si può vedere: R. Maragliano, Manuale di didattica multimediale,
Laterza, Bari, 1995.
Per un'esposizione più
analitica rimandiamo a B.M. Varisco, cit., Padova, Cleup, 1995, pp. 1-86; P.
Ardizzone, Gli ipertesti, in C. Scurati, cit. pp. 81-109.
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