La logica delle mappe
concettuali ha origine nella teoria dell'apprendimento di David Ausubel,
enunciata negli anni Sessanta, la quale fa leva sui concetti di "sussunzione
cognitiva" o apprendimento per assimilazione". Secondo tale teoria,
l'apprendimento ha luogo mediante diversi
processi:
- assimilazione
- differenziazione progressiva
- integrazione conciliativa
- apprendimento sovraordinato
Ausubel, si può
definire, insieme a Piaget, un "costruttivista interazionista"
in virtù del fatto che entrambi hanno il merito di aver riconosciuto il
ruolo attivo ed intenzionale del soggetto nel processo di costruzione della
conoscenza ( Varisco 2002, 97). La teoria di Ausubel fa
riferimento ad un modello di memoria semantica di tipo gerarchico e sostiene
che l'uomo conosce attraverso la sua struttura cognitiva la quale,
interagendo con l'ambiente circostante, crea la conoscenza. Questa
interazione avviene mediante l'apprendimento significativo:
quando i
nuovi concetti ( le
costanti che l'uomo percepisce in eventi o oggetti )
esperiti dal soggetto conoscente
assumono significato in virtù della sua struttura cognitiva e vengono
incorporati in essa si ha apprendimento significativo. Quando
questo processo di attribuzione di significato e di incorporazione non
avviene, l'apprendimento è puramente meccanico, mnemonico, non destinato a
modificare stabilmente le strutture cognitive del soggetto. E' quindi
fondamentale, per poter costruire nuova conoscenza in modo significativo,
sapere quali concetti sono già stati incorporati nella struttura cognitiva
preesistente, al fine di collegare a questi le nuove informazioni mediante
opportune relazioni. Ausubel parla di contenuti di conoscenza (informazioni
nuove) che per essere incorporate nella struttura cognitiva del soggetto
conoscente, devono essere logicamente significativi. Tali contenuti
sono logicamente significativi, in virtù delle relazioni che potenzialmente
questi possono stabilire con la struttura cognitiva preesistente. Le
condizioni d'attualizzazione di tali relazioni sono tre:
- i contenuti da apprendere devono avere una coerenza interna (le parti di
tali contenuti sono legate le une alle altre, non in modo arbitrario, ma da
una struttura d'insieme non contraddittoria);
- il soggetto conoscente deve possedere una struttura cognitiva la qual
contenga delle informazioni che potenzialmente, per similitudine, analogia o
continuità, possono entrare in relazione con il nuovo contenuto di
conoscenza;
- il soggetto conoscente deve essere motivato a mettere in relazione la sua
struttura cognitiva con le nuove informazioni; in tal modo il nuovo
contenuto di conoscenza viene investito anche di un significato psicologico.
I concetti vengono incorporati attraverso le quattro fasi precedentemente
menzionate:
a) l'assimilazione avviene nel momento in cui un nuovo concetto si lega in
modo significativo ad un concetto preesistente nella struttura cognitiva,
ristrutturandola in parte o interamente;
b) la differenziazione progressiva avviene quando un nuovo concetto viene
innestato nella struttura cognitiva e la struttura si riorganizza: essa si
differenzia, differenziando i livelli di conoscenza ed i modi di conoscere
precedenti;
c) la conciliazione integrativa, avviene al momento in cui un nuovo concetto
assimilato cambia la struttura cognitiva preesistente: non è possibile che
tutti i concetti vengano ricordati così come sono appresi (esempio: come
sono scritti su un libro, o come sono spiegati in aula), ma vengono
modificati a seconda del significato che assumono per il soggetto
conoscente, dunque ogni nuova conoscenza viene integrata nella vecchia
conoscenza, e tale integrazione porta ad un cambiamento anche della
conoscenza precedente;
d) l'apprendimento
sovraordinato o cognizione complessa, avviene quando per mezzo
dell'assimilazione di un nuovo concetto è possibile collegare un certo
numero di concetti già appresi o/e da apprendere.
Le mappe concettuali, in virtù della loro capacità di rendere esplicite le
relazioni che, secondo il soggetto che le costruisce, legano tra di loro i
concetti, sono strumenti atti a far emergere le conoscenze di un individuo o
di gruppi di individui. Le conoscenze che emergono possono essere oggetto di
riflessione da parte del soggetto stesso o di altri soggetti, quindi esse
possono essere strumenti metacognitivi: con il loro impiego il
discente impara a riflettere su ciò che sa e su "come" lo sa. Esse trovano
quindi impiego negli interventi didattici nella valutazione diagnostica e
formativa in itinere, e in quella sommativa. La teoria di Ausubel
dell'apprendimento significativo appare per la prima volta nel 1962, con il
libro A subsumption theory of meaningful learning and retention. Nel 1963,
nel libro The psychology of meaningful verbal learning, Ausubel
approfondisce il discorso iniziato nel saggio precedente, ma la
presentazione più completa si ritrova in Educational Psychology: a cognitive
view, pubblicato nel 1968. Il pensiero di Ausubel viene all'epoca largamente
ignorato dalla psicologia comportamentista. E' per merito del biologo
Joseph D. Novak e della sua equipe che la concezione di conoscenza di
Ausubel, resa operativa attraverso lo strumento della mappa concettuale,
viene rivalutata e assume notorietà a livello mondiale.
L'apprendimento significativo: "formazione" contro "selezione"
Obiettivo di qualunque intervento formativo, e valutazioni
dell'apprendimento annesse, non dovrebbe essere la selezione di chi ha le
competenze rispetto a chi non le ha, ma la formazione (appunto perché
intervento formativo) di queste competenze nel soggetto che apprende. Un
modello di formazione che mira alla selezione è figlio di un'ontologia
realista: la valutazione fa emergere gli allievi "migliori", quelli per
natura maggiormente dotati di capacità. Se la teoria di Ausubel è vera,
però, gli allievi che risulteranno "migliori" al termine dell'intervento
formativo saranno quelli che si accostano all'intervento stesso con un
bagaglio di conoscenze preliminari già strutturate, sulle quali l'intervento
formativo farà leva in modo più o meno consapevole. La selezione degli
allievi migliori, sarà quindi una selezione che opera non sulle capacità
"innate" degli allievi, ma sulle loro opportunità di base. Allievi che
crescono in un contesto culturale più ricco e stimolante sviluppano
strutture cognitive più ricche e articolate, quindi si trovano in vantaggio
ancor prima di iniziare la formazione. Allievi che crescono in contesti
deprivati, scarsamente stimolati sul piano culturale, abituati a ragionare
per "soluzioni semplici" e stereotipi si troveranno in difficoltà
all'atto di assimilare concetti complessi in una struttura "semplice" e non
adeguata. Lo sviluppo del pensiero critico, del pensiero divergente,
della creatività sarà del tutto precluso ad allievi abituati a ragionare per
"strutture semplici", anche in presenza di interventi formativi di ottimo
livello, ma non pensati per incidere, in modo efficace (significativo, come
direbbe Ausubel) sulla struttura cognitiva preesistente. Interventi
formativi siffatti non faranno che perpetuare le differenze esistenti. In un
modello selettivo gli allievi migliori sono quelli le cui performance
ricalcano esattamente i modelli proposti dai docenti, in cui i concetti
vengono ripetuti mnemonicamente basandosi su quanto ha "esattamente detto il
docente". La creatività e la libera costruzione sono penalizzate in favore
dell'adesione ai "modelli di sapere" proposti dal docente che vanno
memorizzati senza critiche di sorta. In questo modello, creatività,
curiosità, spirito critico vengono scambiati per un indici di scarsa
intelligenza, o limitate abilità di base e possono condurre coloro che non
si conformano al modello selettivo all'uscita dal sistema. Il modello
selettivo non favorisce quindi l'empowerment del soggetto, ossia la
sua emancipazione di pensiero, ma solo la sua accondiscendente
conformità ad un modello proposto: apprendimento mnemonico e passivo in
cambio dell'"etichetta" di aver frequentato il corso, a prescindere dalle
competenze che questo abbia prodotto nell'allievo stesso. I fautori
dell'apprendimento significativo oppongono quindi i concetti di "formazione"
a "selezione", "ontologia costruttivista" ad "ontologia realista", "ristrutturazione
attiva" a "ricezione passiva", "creatività" a "ripetizione
mnemonica", "empowerment" ad "accondiscendenza", "competenza"
a "titolo di studio". L'apprendimento significativo non si limita
alla sfera cognitiva del soggetto ma tocca aspetti molteplici, quali le
emozioni ed i sentimenti del soggetto (apprendimento emotivo) e le sue
abilità motorie (apprendimento psicomotorio). "Empowerment", è quindi
un termine che va ben oltre la semplice acquisizione cognitiva, ma
che tocca tutti gli aspetti della crescita personale del soggetto che
apprende. Tendere all'empowerment significa integrare in modo costruttivo
pensieri, sentimenti e azioni, finalizzandoli all'impegno e alla
responsabilità (Novak 2001, 26). A partire dal concetto di
apprendimento significativo, Novak (2001) enuncerà una vera e propria teoria
dell'educazione.
Mappe concettuali e valutazione
Novak sostiene (2001, 22-23) che gran parte di ciò che si verifica
nell'insegnamento e/o nell'apprendimento dipende dai metodi di valutazione
utilizzati. La valutazione è significativa nella vita delle persone, poiché
anch'essa può provocare dei cambiamenti nelle diverse dimensioni umane,
cognitiva, emotiva, psicomotoria: un test d'ingresso per l'università, un
test d'intelligenza, un test per un'assunzione, il voto di maturità o la
laurea con lode, la patente di guida; ognuno di questi momenti di
valutazione e molti altri, sono dei momenti significativi nella vita degli
esseri umani.
Abbiamo detto che le mappe concettuali possono essere impiegate per la
valutazione diagnostica, in itinere, e per quella sommativa. La valutazione
formativa svolta attraverso la costruzione di mappe concettuali e la
riflessione su di esse, permette al docente di avere un'istantanea (
Varisco, 1995 ) della mappa cognitiva del discente e della sua
evoluzione nel tempo, di apprezzare i suoi spunti creativi, di cogliere i
nodi irrisolti nel suo pensiero, le misconoscenze e le conoscenze ingenue.
Basandosi su ciò che vede nella mappa concettuale il docente può capire
dove ancorare i concetti che egli proporrà ai discenti, in modo da favorire
processi di apprendimento significativo. Il docente può utilizzare le
mappe concettuali al fine di permettere agli studenti di avere uno
strumento di rilevazione del loro stesso apprendimento, finalizzato
all'automonitoraggio. Le mappe concettuali aiutano lo studente a
prendere coscienza delle proprie conoscenze e, nella loro revisione guidata,
a sviluppare le proprie abilità metacognitive. Per mezzo di questo
semplice strumento egli non si sente vincolato ad eseguire una performance
limitativa del suo apprendimento (ad esempio: la risposta ad una domanda di
un test a risposta chiusa), ma è libero di esprimere la propria
particolare acquisizione di conoscenza e rappresentarla come meglio crede.
In questo modo lo strumento funge da guida anche per l'insegnante,
che può ad ogni lezione auto-monitorare il proprio insegnamento. Le mappe,
usate come strumento di valutazione formativa, permettono all'insegnante di
venire a conoscenza ( Varisco, 1995 ):
- dei diversi stili cognitivi di ciascuno studente, poiché la struttura
della mappa tende a riprodurre il particolare stile cognitivo di ciascuno
studente: esse possono avere struttura gerarchica o a grappolo (stellare),
sequenziale (a catena) o narratologica; solo in parte la particolare
conoscenza da rappresentare può influenzare lo stile della mappa (ad
esempio, per le materie scientifiche la struttura gerarchica si adegua
maggiormente).
- Delle misconoscenze o delle conoscenze ingenue, che precedono
l'insegnamento.
- Delle aree concettuali problematiche, seguite alla lezione, facilmente
identificabili nei collegamenti mancanti o scorretti; dal confronto con i
test deriva un'ulteriore conferma di tali aree e la possibilità di cercare
nelle mappe l'origine della risposta errata ad un dato item.
- Rispetto ai test a risposte multiple o aperte o alle prove orali, le mappe
ovviano ai cosiddetti "difetti di comunicazione", sia da parte degli
studenti (mancata o scorretta comprensione della consegna/domanda), sia da
parte del docente (interpretazione arbitraria delle risposte verbali e
scritte, mancanza di indizi semantici sulle motivazioni delle non risposte);
in particolare, a differenza delle risposte agli items, le loro "omissioni"
sono ricche di informazioni.
- Le mappe concettuali ovviano alla scelta arbitraria e limitata delle unità
di conoscenza sondate dagli items e dalle prove orali.
- Le mappe evolvono nel tempo, in relazione a quanto trattato nei diversi
interventi formativi.
- Le mappe, usate come strumento di valutazione formativa di gruppo,
incentivano la costruzione intersoggettiva di significato.
- Le mappe sono un ottimo strumento di introduzione al colloquio orale, per
mezzo del quale, lo studente chiarisce a se stesso ed all'insegnante le aree
concettuali problematiche della propria mappa cognitiva.
Le mappe concettuali sembrano rappresentare uno strumento didattico molto
promettente. Interrogativi che potrebbero guidare future ricerche in
proposito potrebbero riguardare, ad esempio, il ruolo delle mappe
concettuali nella comprensione dei vari approcci cognitivi (e forse dei tipi
di intelligenza, rifacendoci alla teoria delle intelligenze multiple di
Gardner), oppure il modo con cui le mappe concettuali potrebbero
affiancare i test attitudinali, nella determinazione delle abilità di base
dello studente. Questo tipo di impiego potrebbe aprire la strada verso una
formazione ed una valutazione più incentrate sullo sviluppo delle
potenzialità e delle capacità dello studente, poiché i metodi valutativi
quali i test attitudinali classici, tendono a dare giudizi correlati
negativamente alle abilità creative della persona, limitandone la piena
espressione delle potenzialità.
Bibliografia
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Trinchero R. (2002), Manuale di ricerca educativa, FrancoAngeli, Milano.
Trinchero R., Todaro P. (2000), Nuovi media per apprendere. Principi di
formazione a distanza in rete, Tirrenia Stampatori, Torino.
Varisco B. M. (1995), Mappe concettuali: una bussola per
l'insegnamento-apprendimento universitario? Una ricerca pilota, in Vertecchi
B. (a cura di), Per una nuova qualità della scuola, Tecnodid, Napoli.
Varisco B. M. (2000), Metodi e pratiche della valutazione. Tradizione,
attualità e nuove prospettive, Guerini & Associati, Milano.
Varisco B. M. (2002), Costruttivismo socio-culturale. Genesi filosofiche,
sviluppi psico-pedagogici, applicazioni didattiche, Carocci, Roma.
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