Popoli e nazioni nel primo '800

Nel novembre del 1814, prima che Napoleone fosse definitivamente sconfitto a Waterloo (giugno 1815), i rappresentanti delle potenze europee si riunirono in congresso a Vienna per fissare le linee del nuovo assetto europeo; , con lo scopo di restaurare in Europa il sistema dell'equilibrio malgrado i progressi che l'idea di nazione aveva compiuto. Irrisolta rimaneva inoltre la "Questione d'Oriente", l'esistenza cioè di un vasto ma debole dominio ottomano esteso dall'Asia Minore a buona parte dell'Europa sud-orientale, oggetto di forti contrasti di austriaci e russi, ma anche luogo di insediamento di un mosaico di gruppi etnici in fermento. Per assicurare il nuovo ordine europeo, le principali potenze vincitrici, Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna si unirono in una Quadruplice Alleanza mentre lo zar Alessandro I patrocinò la nascita di una Santa Alleanza.
Nelle intenzioni delle potenze convenute, il nuovo ordine europeo doveva conseguire due scopi:
- scongiurare le possibilità di altre guerre di conquista francesi
- dividersi equamente i vantaggi acquisiti con la vittoria
.
Per ottenere questo risultato veniva del tutto ignorato il principio di nazionalità: regioni e territori furono assegnati senza tener conto delle aspirazioni o dei caratteri etnici delle popolazioni che ci vivevano.

Il confronto dei tre cartogrammi consente di verificare uno dei principali problemi della storia del XIX secolo:
la mancata coincidenza tra la consistenza delle entità geopolitiche del continente europeo ed il rispetto delle identità nazionali.
L'Europa che esce dal Congresso di Vienna appare decisamente semplificata nei suoi contorni geopolitici. Il ritorno dei sovrani legittimi vede infatti:

- la stabilizzazione di tre imperi plurinazionali ( l'Impero d'Austria, l'Impero Ottomano, l'Impero russo )
- L'esistenza dei regni di Prussia, di Francia, di Gran Bretagna ed Irlanda,  di Spagna
- La coesistenza nell'area tedesca degli stati della Confederazione germanica
- I regni minori dei Paesi Bassi, di Danimarca, Di Norvegia e di Svezia
 

L'Europa dopo il Congresso di Vienna ( 1814 - 1815 )
 


 

Frontiere e popoli nel primo Ottocento


Ben più variegato è il panorama delle nazionalità in Europa, che non hanno trovato adeguato riconoscimento dalla divisione del continente operata al Congresso di Vienna.

In Germania ad esempio durante la lotta antinapoleonica, i tedeschi furono suddivisi in 39 Stati, associati in una Confederazione presieduta dall'Imperatore d'Austria; i polacchi rimasero separati e sottomessi a tre diverse dominazioni: russa, austriaca e prussiana; i boemi e gli ungheresi continuarono ad essere sudditi della dinastia austriaca degli Asburgo; gli italiani rimasero anch'essi divisi come in passato in vari Stati e una parte di essi, gli abitanti del Lombardo-Veneto, sottomessi agli Asburgo.

Particolare complessità assumeva  la situazione dell'area balcanica sotto il controllo dell'Impero Ottomano, in ormai evidente crisi di disgregazione. Popolazioni di stirpe greca (a sud), albanesi, serbi, bulgari, croati, sloveni.. coesistevano impropriamente in un'entità plurietnica come quella dell'Impero turco, che lasciava aperte le ambizioni espansionistiche dell'Impero austriaco e dell'Impero russo ( ansioso di controllare gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, che aprono alla navigazione mediterranea ). La situazione, sempre incerta e dinamica anche per le ambizioni nazionalistiche degli slavi ( guidati dalla Serbia ) entrerà in una fase evolutiva ai primi del '900 e sfocerà nello scoppio del Primo conflitto mondiale.

L'Impero russo esercita la sua egemonia sulle nazionalità baltiche ( Estoni, Lituani, Estoni ) sugli Ucraini e sui Polacchi. Le rivolte di quest'area saranno tenute a freno dall'intervento della Santa Alleanza.
 

Nazionalità e lingue nell'Impero asburgico nella prima metà del XIX secolo

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