Osservazioni sul tema della
valutazione
( tratto da
http://www.univirtual.it/ sito
dell’Università Virtuale di Trieste )
I FONDAMENTI
DELLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
1.1 LE TRACCE DEL CORSO ON LINE Il corso
svilupperà quattro nuclei tematici: 1.2 TRA TANTI SIGNIFICATI, ALLA RICERCA DI SENSO E DI VALORE 1.2.1 Il pensiero valutativo
L’attribuzione
di senso e valore è necessario ma non sufficiente per definire il nucleo
concettuale della valutazione: anche il giudizio morale o il giudizio
estetico conducono ad attribuire senso e valore a qualcosa, eppure non sono
riconducibili in toto alla valutazione. Per essere tale un'attività
valutativa dovrà considerarsi: - un’attività di pensiero critico: la valutazione, attraverso il confronto delle idee, punta alla ricerca di conferme e di confutazioni, nel dubbio e nella critica, per produrre informazioni necessarie per decidere e per agire; - un’attività di pensiero ermeneutico: la valutazione vive di interpretazioni e congetture, radicate nei mondi (valoriali, cognitivi, esperienziali, affettivi, relazionali, …) di colui che valuta. Rifletti: Nella scuola si usa frequentemente il termine "giudizio": in genere denota un’espressione verbale (aggettivi o frasi) in contrapposizione ai numeri (il 7 è un voto, o un punteggio, ma non può essere definito giudizio). Benché il termine "giudizio" si sia impropriamente consolidato nelle comunicazioni scolastiche, il verbo "giudicare" non ha il medesimo significato di "valutare". Anche il giudice valuta, ma il risultato della sua riflessione è una sentenza che condanna o assolve. Es.: se
attribuisco 5 o "insufficiente" ad una prestazione dello studente, il 5 (o
l’insufficiente) è il risultato della mia analisi, della mia riflessione,
del mio pensiero; è il valore che io attribuisco a quella prestazione: è
qualcosa di nuovo, che quella prestazione prima non aveva, ed ora cambia il
senso e la rappresentazione della prestazione (e perciò serve per regolare,
reindirizzare, il percorso formativo). La valutazione non è mai assoluta o definitiva. L ’incertezza è sempre presente, ed è perciò necessario assumere un atteggiamento scientifico (di ricerca) riservando alla valutazione il ruolo di convalida delle ipotesi di riuscita che ci si pone in sede di progettazione. Per superare la soggettività della valutazione è opportuna la massima trasparenza comunicativa negli scopi, nei criteri e nei metodi tra coloro che valutano. 1.2.2 Le modalità valutative La valutazione si rappresenta concretamente come un sistema di attività, tecniche e strategie che accompagnano tutto il percorso formativo (la valutazione non si fa solo alla fine, com’è banale consuetudine, ma comincia con l’analisi dei bisogni, del contesto, della situazione iniziale). Le tecniche valutative comprendono l’osservazione sistematica (per riscontrare lo stato delle conoscenze, capacità, abilità, competenze, procedure, ...) e l’osservazione esperienziale (per l’analisi dei comportamenti, atteggiamenti, stili, climi, processi...), la rilevazione dei dati (per misurare risposte, risultati, prodotti, ...), la verifica delle ipotesi e del raggiungimento degli obiettivi; ma la valutazione non si identifica e non si esaurisce con l’applicazione di alcune tecniche. Qual è il
rapporto tra la valutazione e il suo oggetto? Es.: Gli allievi hanno svolto una prova di verifica. Le attività valutative dell'insegnante rispetto la prova sono: Misura: sommatoria delle risposte positive e/o errate. Apprezzamento: comparazione (valorizzazione) tra i risultati ottenuti dallo studente rispetto a quelli (suoi) precedenti o a quelli della classe o agli obiettivi (criteri) prefissati. Interpretazione: il docente si rende consapevole circa i vissuti inerenti le prove di verifica (sia i suoi vissuti che le reazioni personali e collettive degli studenti). 1.2.3 Il senso di tutti e il valore di pochi
1) La
valutazione implicita,
benché sia per lo più disgiunta da una piena consapevolezza della sua reale
natura valutativa (che sta appunto nell’attribuire un senso e un valore al
fine di modificare le azioni e i comportamenti), accompagna la maggior parte
delle interazioni che avvengono scuola, e ciò condiziona largamente le
attese e gli esiti del processo educativo. La valutazione implicita è
pervasiva, spiccatamente soggettiva, largamente influenzata da
stereotipi e pregiudizi. 3) La valutazione istituita, infine, si caratterizza non solo per essere esplicita e formalmente espressa, ma soprattutto perché è socialmente organizzata, annunciata ed eseguita come tale, sulla base di procedure determinate e per mezzo di strumentazioni specifiche. "Essa possiede allora una funzione sociale precisa … definita dall’uso che potrà essere fatto del giudizio di valore, che a sua volta dipende concretamente dal tipo di decisione che si è in grado di prendere in funzione dei risultati della valutazione" (C. Hadji, 1995, p. 22). 1.2.4 La valutazione non deve esprimere solo il senso ma anche il valore Nella scuola convivono tutte le tipologie e le espressioni valutative, tanto quelle implicite e sottintese, quanto quelle esplicite ed organizzate: ogni soggetto che valuta esprime ciò che sente, palesa il suo senso; ma solo la valutazione istituita, progettata, trasparente, socialmente coordinata rivela i valori. La valutazione non deve cercare soltanto il senso (il significato personale rispetto ad un mondo di significati), deve invece spingersi a cercare ciò che vale in quel senso, il positivo che diventa base di partenza di percorsi formativi, le qualità per assumere decisioni consapevoli, i talenti per valorizzare ogni soggetto. Il valutatore di qualità, sia esso insegnante o studente, dovrà puntare alla trasparenza e alla condivisione della valutazione istituita, rimanendo comunque sempre consapevole dell’ingerenza dei fattori umani, soggettivi e personali, che naturalmente si interpongono nei processi formativi: questa consapevolezza arricchisce tanto la valutazione quanto l’azione formativa. 1.2.5 Il controllo totale di una formazione squilibrata Se il primo
assioma "è impossibile non valutare", è valido se applicato ai
processi di pensiero personali, esso viene contraddetto e negato se adottato
in ambito di progettazione formativa. Il secondo assioma, in
contrapposizione al primo, sostiene che nella scuola
è deleterio e dannoso valutare sempre e tutto.
È sufficientemente evidente, senza particolari approfondimenti etici o
ideologici, come il controllo totale, alla stessa stregua dell’assenza
di controllo, sia antiformativo. Il controllo totale trasforma
l’istruzione in mero addestramento ripetitivo, produce automi
spersonalizzati; l’assenza totale di controllo fa perdere all’istruzione il
paradigma determinante in quanto attività intenzionale verso uno scopo:
senza controllo non si sa dove si sta andando. Le attività di
valutazione, pertanto, vanno dosate, calibrate, centrate su quei nodi
concettuali (competenze, conoscenze, principi, teorie, modelli) e su
quei legami (processi, procedure, relazioni) che si considerano
cruciali per lo sviluppo e significativamente rappresentativi dell’intero
mondo sottoposto ad analisi. Ogni
eccesso valutativo è un
inutile esercizio di dominio, che manifesta
l’insicurezza pedagogica (e probabilmente
anche psichica) di chi lo esegue; e
provoca, a colui che subisce l’eccesso valutativo, sensi di ansia, di
impotenza e di inadeguatezza, vissuti inquisitori e reattivi. Al contrario
la mancanza di valutazione,
quando andrebbe fatta, porta a incomprensioni di ciò che sta realmente
succedendo, e quindi a distorsioni ed interpretazioni errate, a
disorientamenti nei curricoli, ad apprendimenti superficiali. Soltanto l’equilibrio
valutativo garantisce processi di insegnamento efficaci e processi di
apprendimento autonomi. Allo stesso modo, il cammino verso una formazione
orientata all’equilibrio prevede tappe metacognitive nell’affinamento
della consapevolezza di sé. La consapevolezza è prima di tutto
capacità di autovalutazione. L’allievo apprende davvero
quando è consapevole di ciò che ha imparato, del perché lo ha imparato, a
che cosa gli serve e a che cosa gli potrà servire quello che ha imparato. Lo
stesso accade al docente. Il processo
iterativo dell’azione-riflessione promuove lo sviluppo metacognitivo:
la valutazione, da controllo esterno, diventa elemento di maturazione verso
l’acquisizione di padronanze e di competenze a garanzia dell’autonomia delle
persone e dell’istituzione formativa. Sia per l’allievo che per la scuola,
l’autonomia nasce dalla capacità di
autovalutarsi.
Con la scuola dell’autonomia la valutazione assume un valore determinante, viene estesa ad ogni elemento, ad ogni progetto, ad ogni evento formativo. In tal senso, i rischi maggiori cui va incontro questa scuola sono legati all’espansione degli elementi da valutare e ai conseguenti tecnicismi risolutivi. La dilatazione valutativa non conduce ad un vero e proprio controllo totale, ma comporta un’insistenza eccessiva al dominio di tutto, anche del dettaglio e dell’insignificante, e questo potrebbe condurre a insofferenze, distorsioni, rifiuti. Ciò che deve caratterizzare la valutazione nella scuola dell’autonomia sono i significati e i valori che in ogni scuola si prospettano nel Piano dell’offerta formativa e quotidianamente si costruiscono e si "processano".
H.G.Gadamer
(1985) parla, al riguardo,
dell’opportunità di sospendere il
giudizio. La sobrietà
valutativa per un verso permette all’allievo di provare e di sbagliare senza
l’assillo del controllo punitivo e, dall’altro, riconosce le esigenze
individuali di ciascuno, rispettandone i tempi ed i ritmi di apprendimento e
di maturazione. Perciò i nuovi punti di attenzione della valutazione si ritroveranno nel suo essere plurale, condivisa, migliorativa, ecologica, sistemica, sistematica, dinamica. 1.3 TRIANGOLARE LO SGUARDO VALUTATIVO l terzo
assioma sostiene che la valutazione di
una persona è sempre soggettiva.
L’individualismo del docente, ed in particolare del docente della
secondaria, è un freno continuo all’innovazione e al miglioramento. Le nuove
norme sollecitano azioni in team di docenti, in gruppi di lavoro,
in dipartimenti per aree disciplinari, e per progetti trasversali.
Tali azioni comprendono attività di progettazione, di pianificazione, di
produzione dei materiali, di gestione dei gruppi di studenti, ed anche di
valutazione. La scuola dell’autonomia comporta una
valutazione plurale e condivisa,
non individualistica. La valutazione di una sola persona, insegnante,
dirigente, genitore o allievo, è una valutazione ad elevata probabilità di
errore, in quanto la percezione soggettiva si piega e si conforma ai propri
schemi cognitivi e mentali, alle proprie esperienze e ai propri vissuti. Le
distorsioni dovute all’effetto
alone, che enfatizza una
caratteristica a detrimento di altre, o anche all’effetto Pigmaglione,
che modella l’allievo sulla base delle proprie previsioni, devono essere
superate con la triangolazione dei
punti di vista. Il principio di
triangolazione sostiene che per ridurre la 4 Va da sé che nessuna norma
legislativa potrà imporre la repentina trasformazione di una consolidata
cultura al lavoro solitario del docente. Si renderanno necessarie azioni
formative per il personale in servizio, concertazioni progressive (in
particolare tra docenti della medesima area disciplinare), progettazioni
condivise (in particolare tra docenti che operano nei confronti di uno
specifico gruppo di studenti). Vedremo l'effetto alone e l'effetto
Pigmaglione tra gli errori di valutazione soggettività valutativa è
opportuno che l’osservazione sia effettuata da almeno tre persone.
Per la riflessione:
Quello della
triangolazione non è certamente un principio originale (basti pensare alle
valutazioni delle commissioni d’esame, dei team o dei consigli di classe),
ma è altrettanto certamente uno dei più disattesi. Perché? Per il semplice
fatto che la cultura della valutazione, una cultura insieme rigorosa,
comprensiva e trasparente, mette in crisi le sicurezze personali di coloro
che valutano: tutti si sentono in grado di valutare (e spesso pensano
di essere valutatori competenti) ma ben pochi se la sentono di mettere in
discussione le proprie idee, e ancor di più i propri giudizi, confrontandoli
e comparandoli con quelli degli altri.
Se si
perseguono competenze trasversali, comuni a più discipline, è necessario che
quelle competenze trovino un momento valutativo comune. In consiglio di
classe, nelle riunioni per gli scrutini, non si dovrebbero semplicemente
accostare i voti che ciascun insegnante attribuisce; non ha senso: tanto
varrebbe consegnare gli elenchi in segreteria. Se ha un senso la valutazione
nel consiglio di classe, quel senso si ritrova nella condivisione di un
obiettivo che tutti concorrono a raggiungere, nei percorsi che
l’insegnante attiva, da solo e/o con altri, e nell’ analisi collettiva
(confronto) del risultato raggiunto. Così in un consiglio di classe si
parla di qualcosa che professionalmente interessa tutti, perché quel
qualcosa è una competenza, che l’allievo deve apprendere, che insieme era
stata progettata e insieme sarà valutata. 1.4 IL CIRCOLO VIRTUOSO DELLA REGOLAZIONE VALUTATIVA Tra i molteplici approcci e modelli valutativi, i più recenti in chiave transazionale e organizzativa, enfatizzano lo scopo migliorativo della valutazione: essa serve per ottimizzare l’apprendimento, per perfezionare l'azione didattica, per adottare le soluzioni che possono rendere più efficace l’intervento formativo. Ebbene, il miglioramento rimarrebbe una felice intenzione se non fosse continuamente regolato dal controllo; l’altro canto solo il miglioramento garantisce la virtuosità del circolo continuo, che il controllo tenderebbe a reiterare. Sono molteplici le funzioni della valutazione, ma senza dubbio quella più pertinente alla scuola d’oggi è la funzione regolativa: si valuta per regolare i percorsi, i curricoli, gli apprendimenti, le azioni e le decisioni didattiche; in breve, si valuta per migliorare continuamente l’offerta formativa della scuola e non semplicemente per controllare il suo funzionamento. Miglioramento e controllo sono azioni complementari, a supporto reciproco. I termini però conservano ambiguità concettuali e semantiche che non favoriscono certo la chiarezza del discorso complessivo. La parola controllo, in questo ambito, può essere intesa in due accezioni, entrambe corrette seppure decisamente differenti: va distinta l’accezione di derivazione francese (contrôle), intesa nel senso di verifica della regolarità dell’esercizio di una funzione, di una azione o di una procedura, dall’accezione inglese (control), nel senso cibernetico di pilotaggio, guida, direzione. Valutare per migliorare (accezione inglese) presuppone la verifica della regolarità delle procedure (accezione francese) ma non può fermarsi ad essa. Valutazione interna o esterna Il miglioramento deriva da una valutazione soprattutto interna (una sorta di autocontrollo riflessivo degli stessi allievi e insegnanti), mentre il controllo richiede una valutazione soprattutto esterna (poiché un buon controllo presuppone distacco e neutralità). Per questo, pur enfatizzando lo scopo di miglioramento, la valutazione non può dimenticare la funzione di controllo. Va cercata un’utile integrazione: il solo controllo esterno è esercizio di potere che crea dipendenza (non autonomia ma sudditanza); la sola valutazione interna rischia di ridursi a sterile circolo autoreferenziale, rannicchiato in se stesso (non autonomia ma autarchia). Il circolo virtuoso per un cambiamento efficace è garantito da un processo valutativo integrato, insieme interno ed esterno, necessario per regolare i raccordi tra i progetti formativi e le loro implementazioni nelle situazioni reali, tra le procedure e i processi, per perfezionare in itinere la direzione del senso formativo. 1.5 SOGGETTI E AMBIENTI DELL’ECOLOGIA VALUTATIVA La nuova
concezione di scuola comporta una
valutazione ecologica,
dove tutte le persone (allievi, docenti, dirigenti, tecnici,
amministrativi e ausiliari) sono soggetti e non oggetti di valutazione.
Considerato che sino ad ora solo l’allievo è stato oggetto di valutazione,
il fatto che tutti gli attori del sistema scolastico divengano soggetti di
valutazione, comporta due corollari: 1.5.1 "Bravo!". L'insegnante usa frequentemente appellativi, in accezione valutativa, riferiti alla persona-allievo. È il caso (positivo) dell’attributo "bravo" in tutte le sue alterazioni (superlativi, vezzeggiativi, diminutivi, ecc.) e con i più strani neologismi. In genere sono giudizi positivi (anche perché se espressi in forma negativa sarebbero offensivi!), che manifestano la volontà di premiare gli allievi o di incrementarne la motivazione. Sia in positivo che in negativo, sono antiformativi poiché sono giudizi che investono tutta la persona-allievo, la mantengono subordinata all’insegnante e di conseguenza legata ad una effimera motivazione estrinseca. Ma ciò che è più deleterio, dal punto di vista formativo, è che tali giudizi privano l’allievo della comprensione articolata e dettagliata della valutazione. L’etichetta valutativa "bravo", e con essa tutte le aggettivazioni che riguardano un soggetto nella sua complessità, è indifferenziata e totalizzante: come può lo studente regolare i propri apprendimenti se, anziché essere valutato su quelli, viene stigmatizzato globalmente? Naturalmente con ciò non si intende sostenere l’abolizione ossessiva delle espressioni gratificanti che possono incrementare la motivazione del soggetto, ma bisogna far sì che queste non vengano confuse come espressioni valutative e, inoltre, che esse stesse siano comprese in modo puntuale e specifico dall’allievo. 1.5.2 Tutti soggetti In secondo luogo, i partecipanti al sistema sono soggetti e non oggetti di valutazione per specifici motivi formativi. Tutti sono agenti e attori del proprio sviluppo e di quello dell’intero sistema, della propria formazione e della trasformazione complessiva. Lo studente deve sentirsi protagonista dei percorsi di apprendimento in cui viene immerso. L’insegnante deve sentirsi responsabile dell’organizzazione e della gestione dei percorsi didattici. Per tutti, sentirsi protagonista significa sentirsi "ecologicamente bene a scuola come a casa propria". È ecologica la valutazione del soggetto-allievo sul suo essere soggetto-protagonista nel suo ambiente-contesto di formazione. L’allievo valuta se stesso e l’ambiente che contribuisce a costruire. E ciò sulla base di un principio fondamentale: indipendentemente dall’età, un soggetto apprende solo se è soggettivamente consapevole del senso e del valore personale del sapere che scopre e che costruisce, integrando il nuovo con il conosciuto. La consapevolezza del senso e del valore di ciò che si apprende presuppone capacità riflessiva sulla propria azione, insieme metacognitiva e autovalutativa.
1.5.3 Solo i progetti
1.5.4 Insieme verso l'autovalutazione La
covalutazione è una tecnica insieme formativa e valutativa, in cui
sia l’insegnante che l’allievo valutano individualmente la medesima
prestazione, e successivamente confrontano le loro risposte affinandone il
giudizio. In tale processo di affinamento progressivo la valutazione si
configura come ecologia condivisa. . Dove sta
l'azione formativa della covalutazione?
Nel confronto tra le risposte dell'allievo e
quelle dell'insegnante, e con la conseguente messa a punto delle rispettive
attribuzioni di valore. . Che fare
delle valutazioni individuali (in caso di nette divergenze)?
Se i risultati non sono concordi è necessario
l’approfondimento mediante il confronto delle posizioni: "io ritengo il
compito molto corretto perché ...", "invece io ritengo il compito
scarsamente corretto perché … ". .
Come coinvolgere tutti gli allievi?
Inizialmente facendo svolgere le valutazioni
individuali e il confronto sul compito di un unico allievo (per apprendere e
affinare la tecnica valutativa); successivamente mantenendo costante la
prassi autovalutativa, diradando via via il confronto, riducendolo alle sole
situazioni difficili, ambivalenti, confuse. 1.6 LE PECULIARITÀ DELLA VALUTAZIONE NELLA SECONDARIA Che cosa contraddistingue la valutazione della scuola secondaria? Tra i principali elementi caratterizzanti troviamo: a)
Gli esami finali di stato:
presenti alla conclusione sia della scuola media
che della superiore si caratterizzano per la certificazione (in veste
docimologia) delle competenze raggiunte alla conclusione dei due corsi di
studi. In particolare l’esame finale di Stato (un tempo chiamato
esame di maturità), introdotto con recenti atti legislativi e continuamente
"riformato", ha dato luogo, pur nel permanere della più genuina logica
normativa, a profondi cambiamenti tanto nelle pratiche valutative quanto nei
radicati costumi didattici della secondaria (detto altrimenti, e in termini
più prosaici, molti insegnanti hanno scoperto che ci sono altri modi di fare
scuola grazie all’avvio del nuovo esame); l’esame finale deve certificare le
competenze raggiunte: una certificazione non più destinata alla scuola
stessa (come le precedenti certificazioni), ma al mondo del lavoro o
all’università; con l’esame finale la scuola rende conto al suo esterno;
(nella scuola media: esame conclusivo, con meno vincoli b) l’uso dei voti: nonostante il susseguirsi delle riforme, la scala numerica, in decimi, è rimasta saldamente ancorata a tutti i tipi di valutazione scolastica nelle superiori (nelle pagelle e nei compiti, nelle prove scritte, orali, grafiche e laboratoriali); l’esame di stato, con l’uso di altre scale a punteggi e con l’introduzione del credito scolastico, ha forzato il secolare appiattimento centrale (dove tutti i risultati si concentravano tra il quattro e il sette), e ha dato luogo ad una concezione del voto, in chiave docimologica, più vicina al concetto di punteggio quantitativo che a quello di valore qualitativo; (nella scuola media: i voti sono stati sostituiti da una scala di aggettivi, ma i problemi docimologici, anziché diminuire, sono incrementati); c) l’avvio e il consolidamento di processi autovalutativi: l’autovalutazione è propria dell’apprendimento adulto, di quell’apprendimento capace di autoregolarsi consapevolmente e di riflettere sul senso del proprio operare; lo studente della secondaria, in particolare del triennio, è tenuto a potenziare le capacità di autoanalisi e il docente, dal canto suo, è tenuto a promuovere azioni didattiche in tale direzione, anche con la mediazione di pratiche covalutative; d) una valutazione con spiccata funzione orientativa: se la dimensione orientativa (e continuamente ri-orientativa) è connaturata alla scuola secondaria (nella costruzione dei percorsi formativi personalizzati, nella progettazione modulare degli interventi didattici, nello sviluppo del potenziale di apprendimento individuale), la valutazione si presenta, qui, nella sua funzione autoregolativa, nella dialettica continua tra conoscenza sistemica diagnostica e orientamento prognostico. Queste nuove modalità di intendere i processi valutativi (autoformativi, orientativi) nella secondaria hanno dato luogo alle consuete difficoltà connesse alle innovazioni didattiche (rifiuti, resistenze, incomprensioni); ci sta dinanzi un percorso lento, complesso e accidentato, in cui per lungo tempo nuovo e vecchio si troveranno costretti a convivere, prima di trovare linee condivise in un percorso integrato. Per questo è opportuno cercare le radici profonde del valutare. |