Ascoltare significa prestare attenzione a ciò
che qualcuno dice e cercare di capire quanto ci dice.
Non sempre, però, sappiamo veramente ascoltare. Le cause possono essere
di diverso tipo:
-
dipendono da chi parla,
che si esprime in un modo difficile o
contorto, o dice cose che non hanno per noi alcun interesse. Succede così
che ben presto non ci preoccupiamo più di seguire il discorso, mettendoci a
pensare ad altro
- dipendono
da chi ascolta,
che non sa assumere un atteggiamento corretto nei confronti
del discorso che viene proposto. La buona riuscita dell'ascolto è spesso
ostacolata dal fatto che ci lasciamo facilmente disorientare da altri
pensieri. Perdiamo allora di vista la prospettiva entro la quale si snoda
l'esposizione, e ci riesce difficile, poi, rimetterci “in modalità di
ascolto attivo”. Non meno spesso, si verifica che non sappiamo bene a che
cosa ci serva ascoltare perché non ci siamo posti, all'inizio, domande
di questo genere: «Di che cosa tratterà questo discorso?», «Che
utilità avrà per me?».
Insomma, non ci siamo chiariti lo scopo per cui vale la pena
di ascoltare. E, quando facciamo una cosa senza uno scopo, è fatale
che non la facciamo bene. |
Ciò che si deve fare prima ancora di ascoltare
Per ascoltare in modo efficace un discorso,
e in particolare un discorso di un certo impegno, è necessario:
1. che
cerchiamo di farci
un'idea sin dall'inizio degli argomenti
di cui tratterà il discorso. Sarà un resoconto di fatti che sono
avvenuti? Una lezione sulla vita politica ad Atene? La presentazione di un
progetto su cui esprimere un giudizio? La nostra idea non potrà che essere
generica, ovviamente, dal momento che scopriremo con precisione che cosa ci
viene detto solo nel momento in cui ci verrà detto. Tuttavia, possiamo
ricavare indicazioni orientative:
a)
dalle circostanze in
cui il discorso viene pronunciato: a scuola, al telegiornale alla
inaugurazione di una mostra.. );
b) dalla persona che parla (un professore,
un giornalista, un uomo politico ...)
c) dalle prime battute del discorso, in cui vengono presentati
di solito gli argomenti che ci si propone di svolgere.
Considerando questi elementi, potremo capire in via di massima qual è il
genere di argomenti che verrà trattato: ci «prepariamo», in questo modo, ad
ascoltare;
2. che ci chiariamo la ragione per
cui ascoltiamo,
ossia lo scopo che dà un senso al nostro ascolto.
Gli scopi possono variare a seconda delle circostanze. Possiamo ascoltare,
ad es.
a) per venire a conoscenza di notizie che non ci sono note (come
quando seguiamo il telegiornale);
b) per
imparare (come avviene in genere a scuola);
c) per
sapere che cosa ne pensa una persona di certi fatti o problemi (come
quando ascoltiamo un dibattito);
d) per
essere in grado, dopo aver ascoltato, di fare qualcosa (come quando
dobbiamo eseguire un esercizio in base alle spiegazioni che ci dà
l'insegnante ). Il discorso avrà una modalità prevalentemente regolativa.
Una volta che ci è chiaro perché ascoltiamo, ci sarà più facile prestare
attenzione cercando di cogliere via via ciò che ci interessa. Se ascoltiamo
per essere informati di qualcosa, cercheremo di cogliere soprattutto fatti e
notizie. Se ascoltiamo per sapere che cosa pensa o propone una persona,
baderemo a tutto ciò che può rivelarci il suo punto di vista. Se ascoltiamo
per imparare a eseguire operazioni, cercheremo di fissare le operazioni e i
procedimenti.
Che cosa si deve fare durante l'ascolto
La fase dell'ascolto è, ovviamente, la più
complessa, quella che richiede il maggior impegno sotto un profilo
cognitivo. Infatti la nostra mente è impegnata contemporaneamente nel
memorizzare ( cercare di catturare e ritenere nella memoria di lavoro
) nuovi dati ed informazioni, riconfigurandoli ed inserendoli
all'interno delle mappe mentali e delle aree di significato già in nostro
possesso. In particolare, mentre si ascolta bisogna:
1. Prestare
la massima attenzione, per poter recuperare
in ogni momento lo sviluppo argomentativo del discorso ed essere in
grado di seguire "attivamente" la trattazione della tematica in oggetto.
2. Mantenere
un comportamento corretto ( di ascolto interiormente attivo ),
in modo da non disturbare né chi parla né gli altri che
ascoltano. Il rilievo non è solo di opportunità, ma riguarda lo sforzo di
tenere a freno le osservazioni verbali, i commenti, le richieste di
chiarimenti... che, spontaneamente, potrebbero nascere nel momento in cui si
sviluppa l'argomentazione di chi parla.
3.
Mirare a comprendere nella sua vera
essenza ciò che si sta ascoltando. Questo
significa non soltanto sforzarsi di intuire il senso generale di ciò che si
ascolta, ma anche di:
-
identificare
lo scopo reale dell'emittente, per capire, per esempio, se il
testo che si ascolta è un testo informativo o un testo regolativo, un
testo persuasivo o argomentativo. Quindi, per sapere con quale disponibilità
e modalità mentale porsi di fronte all'ascolto·
- individuare gli
snodi logici del discorso, la sua interna
articolazione e segmentazione in parti. Ogni discorso è un progetto di
rielaborazione personale delle informazioni, che lascia intuire la sua
struttura interna: essenzialmente narrativa, descrittiva, procedurale,
argomentativa, regolativa, valutativa........
-
selezionare mentalmente le informazioni, le
nozioni e i concetti che vengono proposti, in modo da distinguere il
rilievo preponderante di quelli principali rispetto a quelli secondari
-
distinguere, nella trattazione dell'argomento, le
informazioni e i concetti oggettivi ( dati fattuali ) dalle
riflessioni, dai giudizi e dalle opinioni
personali dell'emittente.
4. Prendere appunti.
Questa operazione è fondamentale sia per aumentare la capacità di seguire la
trattazione dell'argomento, sia per fissare la segmentazione del discorso
nei i suoi punti essenziali, nei suoi rapporti di causa ed effetto,
sia per favorire la memorizzazione di ciò che si sta ascoltando. La modalità
del prendere appunti è molto complessa ed impegnativa ( se ben attuata );
essa prevede una grande varietà di tecniche di stesura degli appunti più o
meno adeguate a seconda dei compiti di sintesi del discorso. Inoltre
prendere appunti è attività che implica un forte carico cognitivo
nell'attivare costantemente la memoria di lavoro ( a breve termine ) ad
interagire con l'informazione, processandola in tempo reale e
riconfigurandola linguisticamente in forma sintetica
Dopo aver ascoltato
Dopo l'ascolto, bisogna fare in modo di
trasformare quanto di interessante e di importante si è ascoltato in una
acquisizione personale duratura, fissando cioè nella memoria i dati, le
informazioni, i concetti o le istruzioni che si sono apprese. Per fare ciò,
bisogna:
1. Riflettere su ciò che si è
ascoltato. In pratica, si deve:
·
verificare se si è colto il
significato complessivo di ciò che si è ascoltato, cioè se si ha ben
chiaro lo sviluppo del discorso nel suo insieme e se si sono capiti
bene i suoi contenuti generali;
·
verificare se si è maturata
un'opinione personale su ciò che si è ascoltato e sulla
finalità-intenzionalità della comunicazione.
2. Valutare se ciò che si è
ascoltato ha soddisfatto il bisogno, la domanda o l'esigenza
per cui ci si è messi ad ascoltare
il testo e ci ha in qualche modo arricchiti di informazioni,
conoscenze, concetti o idee nuove
3. Rivedere e riordinare gli appunti
eventualmente presi.
I compiti di ascolto attivo e consapevole vanno
naturalmente ripensati alla luce della pratica del tirocinio osservativo ed
in particolare in rapporto alla realizzazione dell'evento didattico. Occorre
pertanto riflettere più specificatamente sulle varie tipologie di situazioni
comunicative, all'interno delle quali andranno precisati ruoli, forme di
interazione, codici, registri verbali, contesti ambientali e strategie
d'azione. |