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Eccedenza strutturale e mutamenti
nella tipologia di coltivazione

Le varietà di riso più coltivate nel mondo si possono suddividere in due grandi gruppi:

v     Indica, tra cui possiamo distinguere tre sottospecie, il tondo, il medio e il lungo A;

v     Japonica, la cui sottospecie è data dal cosiddetto Lungo B.

L’Indica è nata in India e si è acclimatata ormai nelle zone equatoriali (paesi tropicali e sub-tropicali); ha la caratteristica di avere un chicco lungo e stretto con un rapporto lunghezza-larghezza superiore a 3.

L’amido contenuto in ogni granello è in struttura cristallina in tutta la superficie del chicco; ciò lo fa apparire quasi trasparente. È utilizzato soprattutto nelle cucine del nord Europa come contorno di piatti, riso bollito e insalate e in tutto l’Oriente. È il gruppo più diffuso e coltivato e tra le varietà principali ricordiamo il Basmati ed il Thaibonnet.

I risi Japonica si sono sviluppati nelle zone temperate, in particolar modo in Italia e in Giappone. La loro forma è tondeggiante e la differenza tra i due chicchi appare subito evidente a causa della condizione dell’amido. Infatti  in questo caso esso si trova in forma amorfa soprattutto nella parte centrale e in quella periferica del chicco. Ciò è dato dalla differente quantità di luce e calore che riceve durante tutto il suo processo di coltivazione rispetto agli indica. Questa caratteristica rende questi risi ideali per risotti, minestre in brodo e dolci (riso soffiato) ed è utilizzato in larga parte nell’Europa meridionale. Nel gruppo a granello tondo possiamo ricordare le varietà elio, balilla e selenio; in quello a granello medio troviamo il lido e infine il lungo A è caratterizzato da S. Andrea, Roma, Baldo, Carnaroli, Arborio, Ariete e Loto. Questi ultimi due sono largamente utilizzati come “parboilled”.

Nel nostro paese la produzione di riso del gruppo Japonica supera abbondantemente la domanda interna, sarebbe quindi necessario collocare presso altri paesi europei la produzione eccedente; tuttavia la zona del Nord Europa, largamente deficitaria di questo cereale, preferisce la varietà indica  che già dal secolo scorso giungeva dalle colonie e che quindi è entrata a far parte dei gusti e dell’alimentazione di queste popolazioni.  L’Italia è per questo motivo un paese con un’eccedenza strutturale e si trova in una situazione di mercato tale che l’offerta di prodotto  è superiore alla capacità di assorbimento sia interna che europea.
Gli sforzi fatti per ovviare a questa situazione vanno in due direzioni:

v     Sperimentazioni e successiva coltivazione del riso di varietà indica

v     Recenti politiche di marketing volte ad aumentare il consumo interno del riso e a diversificarne gli usi (si pensi ad esempio alla pasta di riso)

Dal punto di vista statistico siamo andati a verificare quanto spazio gli agricoltori hanno dedicato alla coltivazione delle varietà indica. Traendo i dati dai data-base dell’Ente Risi circa superfici coltivate suddivise per varietà (opportunamente depurate dai dati relativi ai comuni passati alla provincia di Biella e alla frazione di Pizzarrosto - appartenente al comune di Palestro, provincia di Pavia ), è stata redatta la sottostante tabella che quantifica le superfici coltivate a riso negli ultimi vent’anni ed in particolare quelle destinate alle varietà Indica.
 

SUPERFICI COLTIVATE A RISO IN PROVINCIA DI VERCELLI
ED IN PARTICOLARE A RISO DEL GRUPPO LUNGO B (dati in ettari)
 

ANNO

LUNGO  B

VAR % annuale

VAR % rispetto a 89

TOTALE

VAR %

VAR % rispetto a 82

1982

0

-

 

69296

-

-

1983

591

-

 

69816

0,75%

0,75%

1984

0

-

 

69457

-0,51%

0,23%

1985

0

-

 

69472

0,02%

0,25%

1986

0

-

 

69414

-0,08%

0,17%

1987

0

-

 

66856

-3,69%

-3,52%

1988

106

-

 

68158

1,95%

-1,64%

1989

357

236,79%

-

69394

1,81%

0,14%

1990

3668

927,45%

927,45%

69952

0,80%

0,95%

1991

11299

208,04%

3064,99%

69782

-0,24%

0,70%

1992

8995

-20,39%

2419,61%

70820

1,49%

2,20%

1993

8490

-5,61%

2278,15%

71927

1,56%

3,80%

1994

9508

11,99%

2563,31%

72029

0,14%

3,94%

1995

13185

38,67%

3593,28%

71642

-0,54%

3,39%

1996

6977

-47,08%

1854,34%

69860

-2,49%

0,81%

1997

5573

-20,12%

1461,06%

68320

-2,20%

-1,41%

1998

9126

63,75%

2456,30%

66730

-2,33%

-3,70%

1999

17266

89,20%

4736,41%

68062

2,00%

-1,78%

2000

20579

19,19%

5664,43%

69070

1,48%

-0,33%

2001

21382

3,90%

5889,36%

67686

-2,00%

-2,32%

2002

24721

15,62%

6824,65%

68330

0,95%

-1,39%

2003

24357

-1,47%

6722,69%

69913

2,32%

0,89%


Analizzando i dati relativi alle superfici coltivate nella nostra provincia negli ultimi vent’anni si scopre così un dato interessante: la superficie totale coltivata a riso è rimasta pressoché invariata (né era possibile pensare ad aumenti sensibili in una zona già così largamente destinata a tale coltivazione), è invece nata a metà degli anni ’80 e si è diffusa con una crescita esponenziale la coltivazione di varietà indica (ed in particolare del Thaibonnet) che ora interessa circa un terzo dell’intera superficie destinata alla coltura del riso. E’ questo un tentativo riuscito di orientare la produzione ai gusti del mercato europeo, così da collocare meglio il prodotto italiano e ridurre le eccedenze invendute.

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