Leopardi verifica i caratteri della nuova poetica romantica:
poesia d'immaginazione e poesia sentimentale


Corot, Ricordo di Mortfontaine


Corot, Vista dei giardini Farnese a Roma.


"Le buone poesie sono ugualmente intelligibili agli uomini d'immaginazione e di sentimento, e a quelli che ne son privi.
E contuttociò quelli le gustano, e questi no, anzi non comprendono come si possano gustare, primieramente perchè non sono capaci nè disposti ad esser commossi, sublimati ec. dal poeta; e oltracciò perchè sebbene intendano le parole, non intendono la verità, l'evidenza di quei sentimenti: il cuore non dimostra loro che quelle passioni, quegli effetti, quei fenomeni morali ec. che il poeta descrive, vanno veramente così: e per tal modo le parole del poeta, benchè chiare, e da loro bene intese non rappresentano loro quelle cose e quelle verità che rappresentano altrui, ed intendendo le parole, non intendono il poeta.

Bisogna bene osservare che questo accade anche negli scritti filosofici, profondi, metafisici, psicologici ec. affine di non maravigliarsi dei diversissimi, e spesso contrarissimi effetti che producono in diversi individui, e classi, e quindi del diverso concetto in cui son tenuti. Perchè, ponete uno scritto di questo genere, pienissimo di verità, e composto con tutta quella chiarezza d'espressioni, della quale possa mai esser suscettibile. Le parole dicono lo stesso all'uomo profondo, e al superficiale: tutti comprendono ugualmente il senso materiale dello scritto, e in somma tutti intendono perfettamente quello che l'autore vuol dire. E non perciò quello scritto è compreso da tutti, come si crede comunemente. Perchè l'uomo superficiale; l'uomo che non sa mettere la sua mente nello stato in cui era quella dell'autore; insomma l'uomo che appresso a poco non è capace di pensare colla stessa profondità dell'autore, intende materialmente quello che legge, ma non vede i rapporti che hanno quei detti col vero, non sente che la cosa sta così, non iscuoprendo il campo che scopriva, non conosce i rapporti e legami delle cose ch'egli vedeva, e dai quali deduceva quelle conseguenze ec. che per lui, e per chiunque gli somigli sono incontrastabili, per questi altri non sono neppur verità: vedranno le stesse cose, ma non conosceranno nè sentiranno che abbiano relazione insieme, e con quelle conseguenze che l'autore ne cava; non vedranno la relazione scambievole delle parti del sillogismo (giacchè ogni umana cognizione è un sillogismo): brevemente, intenderanno appuntino lo scritto, e non capiranno la verità di quello che dice, verità che esisterà realmente, e sarà compresa da altri.

 Così pure non avranno tanta forza di mente da poter dubitare, e sentire la ragionevolezza e la verità del dubbio intorno alle cose che la natura o l'abito danno per certe. Non basta intendere una proposizion vera, bisogna sentirne la verità. C'è un senso della verità, come delle passioni, de' sentimenti, bellezze, ec.: del vero, come del bello. Chi la intende, ma non la sente, intende ciò che significa quella verità, ma non intende che sia verità, perchè non ne prova il senso, cioè la persuasione. In questo numero di persone va posta la maggior parte dei moderni apologisti della religione, uomini senza cuore, senza sentimento, senza tatto fino e profondo nelle cose della natura, insomma senza esperienza della verità, come quei lettori de' poeti che sono senza esperienza di passioni, entusiasmo, sentimenti ec.; i quali, posto che intendano anche perfettamente il senso dei filosofi profondissimi che combattono, non intendono la verità che quivi si contiene, e vi danno nettamente, precisamente e consideratamente per falso, quello che voi saprete e sentirete ch'è vero, o viceversa. Del resto per intendere i filosofi, e quasi ogni scrittore, è necessario, come per intendere i poeti, aver tanta forza d'immaginazione, e di sentimento, e tanta capacità di riflettere, da potersi porre nei panni dello scrittore, e in quel punto preciso di vista e di situazione, in cui egli si trovava nel considerare le cose di cui scrive; altrimenti non troverete mai ch'egli sia chiaro abbastanza, per quanto lo sia in effetto. E ciò, tanto quando in voi ne debba risultare la persuasione e l'assenso allo scrittore, quanto nel caso contrario. Io so che con questo metodo non ho trovato mai oscuri, o almeno inintelligibili, gli scritti della Staël, che tutti danno per oscurissimi.

( Zibaldone 22 Novembre 1820.).

 

Immaginazione e sentimento.

Schiller
nell'opera Della poesia ingenua e sentimentale (1795-1796) aveva teorizzato una famosa distinzione tra due forme artistiche e due categorie della sensibilità umana: l' ingenuo e il sentimentale.

L'ingenuo esprime
l'unità spontanea tra l'elemento passivo della sensibilità e quello attivo della ragione e dell'intelletto; il secondo, invece, indica la divisione dei due elementi quando la riflessione si distingue e si rende autonoma dall'ambito sensibile ed emotivo. L'ingenuo rappresenta il momento della natura , il sentimentale quello della cultura . Ma, oltre ad esprimere due differenti tipi di umanità, l'ingenuo e il sentimentale indicano anche due diverse fasi dello sviluppo storico-artistico. L'ingenuo esprime il carattere della poesia antica e, più in generale, la condizione originaria dell'umanità; il sentimentale si riferisce più che altro alla poesia moderna e alla condizione dell'uomo storicamente avanzato, capace di riflettere sull'infelicità del suo destino. Schiller elabora anche una filosofia della storia in cui l'umanità, perduta la propria ingenuità primitiva per via del progresso culturale, deve riproporsi la restaurazione dell'unità fra sensibilità e ragione come un compito infinito, in cui si esprime una finalità storica mai completamente conseguibile e, però, indispensabile all'ulteriore progresso dell'umanità.

Nel passo dello Zibaldone Leopardi riprende tali concetti,
difendendo soprattutto la prima categoria , quella dell'immaginazione, in quanto fondamentale per trasmettere l'evidenza dei sentimenti del poeta, per essere da lui commossi, sublimati... e non semplicemente toccati dalle sue verità. Questa posizione sarà implicitamente recurata da Leopardi all'interno di tutta la sua produzione, che pure presenta non pochi spunti argomentativi, quindi vicini alla natura "sentimentale" del poetare, come viene definita da Schiller.
Sta di fatto che ogni argomentazione di verità in Leopradi viene filtrata attraverso le immagini poetiche che risentono di un rapporto diretto con natura, filtrata dalla sensibilità e dal ricordo rivissuto.
Appare perciò importante seguire alcune annotazioni sulla poetica del vago e dell'indefinito.
 

La poetica del vago e dell'indefinito

"L'antico non è eterno e quindi non è infinito, ma il concepire che fa l'animo di uno spazio di molti secoli, produce una sensazione indefinita, l'idea di un tempo indeterminato ove l'anima si perde."

"Le parole lontano, antico e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste e indefinite e non determinabili e confuse."
 


RecanatI
 

Indefinito e poesia

Quello che ho detto altrove degli effetti della luce, del suono e d'altre tali sensazioni circa l'idea dell'infinito, si deve intendere non solo di tali sensazioni nel naturale, ma nelle loro imitazioni fatte dalla pittura, dalla musica, dalla poesia ec. Il bello delle quali arti, in grandissima parte, e più di quello che si crede o si osserva, consiste nella scelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare.
( Zibaldone n.1982-1983 )

Suoni indefiniti

Una voce o un suono lontano, o decrescente o allontanatesi apoco apoco, o echeggiante con un'apparenza di vastità ec. ec. è piacevole per il vago dell'idea ec. Però è piacevole il tuono, un colpo di cannone, e simili, udito in piena campagna, in una grande valle ec. il canto degli agricoltori, degli uccelli, il muggito d' buoi ec. nelle medesime circostanze
( 21 settembre 1827 )

La doppia visione

All'uomo sensibile e immaginoso che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi.  Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d'una campana; e nel tempo stesso .  In questo secondo genere di obbietti sta tutto coll'immaginazione vedrà un'altra torre, un'altra campagna, vedrà un altro suono il bello e il piacevole delle coseTrista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione.
 (30 Novembre,  1^ Domenica dell'Avvento).

Ricordanza e poesia

Le rimembranze che cagionano la bellezza di moltissime immagini ec. nella poesia ec. non solo spettano agli oggetti reali, ma derivano bene spesso da altre poesie, vale a dire che molte volte un'immagine riesce piacevole in una poesia, per la copia delle ricordanze della stessa o simile immagine veduta in altre poesie.
( Zibaldone n°1804-1805 )

 

La teoria del piacere e la poetica degli idilli.

La "teoria del piacere" costituisce il nucleo della filosofia pessimistica e dall'altro il punto d'arrivo della poetica leopardiana.
Se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può figurarsi infiniti piaceri attraverso l'immaginazione. La condizione angosciosa e nobilissima della noia produce anch'essa una disposizione poetica. L'idillio, inizialmente definito da Leopardi come affezione, avventura storica dell'animo connota una disposizione intensa a cogliere aspetti poetici della realtà, che parlano profondamente al nostro animo, spingendolo a richiamare emotivamente fatti, situazioni, momenti di vita del passato ( ricordanza ): come possibilità di rivivere sentimentalmente il senso di quel passato, in relazione alla percezione esterna ed alla realtà esistenziale attualmente operante.

L'immaginazione
è la compensazione di una realtà di infelicità e di noia.
Lo stimolo all'immaginazione a costruire una
realtà parallela dove l'uomo ha un illusorio appagamento al suo piacere infinito arriva soprattutto da ciò che è vago indefinito, ignoto. Le due teorie che illustrano questa ricerca sono la teoria della visione e del suono. Nella prima si esprime come piacevole la vista quando è impedita da un ostacolo perché "l'anima si finge ciò che non vede" e dal limite nascono idee vaghe ed indefinite. 

Nella teoria del suono Leopardi elenca una serie di suoni suggestivi perché vaghi.
Anche nella
poetica le immagini sono tanto più belle quanto più riescono a suscitare sensazioni vaghe. Alcune immagini sono belle perché evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli. La poesia non è che il recupero di immagini della fanciullezza effettuato dalla memoria. Gli antichi erano maestri della poesia vaga, perché più vicini alla natura potevano immaginare più facilmente. Ai tempi moderni la possibilità di una poesia d'immaginazione è ormai preclusa e non resta che una poesia sentimentale, nutrita di idee e filosofica. Leopardi, pur conscio di appartenere a questo periodo non abbandona alcune forme di poesia di immaginazione.
 

Prima pagina - Percorso tematico