"Le buone poesie sono
ugualmente intelligibili agli uomini d'immaginazione e di sentimento, e a
quelli che ne son privi.
E contuttociò quelli le
gustano, e questi no, anzi non comprendono come si possano gustare,
primieramente perchè
non sono capaci nè disposti ad esser commossi, sublimati ec. dal poeta;
e oltracciò perchè
sebbene intendano le parole, non intendono la verità, l'evidenza di quei
sentimenti: il cuore non dimostra loro che quelle passioni, quegli
effetti, quei fenomeni morali
ec. che il poeta descrive, vanno veramente così: e per tal modo le parole
del poeta, benchè chiare, e da loro bene intese non rappresentano loro
quelle cose e quelle verità che rappresentano altrui,
ed intendendo le parole, non intendono il poeta.
Bisogna bene osservare
che questo accade anche negli scritti filosofici, profondi, metafisici,
psicologici ec. affine di non maravigliarsi dei diversissimi, e spesso
contrarissimi effetti che producono in diversi individui, e classi, e
quindi del diverso concetto in cui son tenuti. Perchè, ponete uno scritto
di questo genere, pienissimo di verità, e composto con tutta quella
chiarezza d'espressioni, della quale possa mai esser suscettibile. Le
parole dicono lo stesso all'uomo profondo, e al superficiale: tutti
comprendono ugualmente il senso materiale dello scritto, e in somma tutti
intendono perfettamente quello che l'autore vuol dire. E non perciò quello
scritto è compreso da tutti, come si crede comunemente.
Perchè l'uomo superficiale;
l'uomo che non sa mettere la sua mente nello stato in cui era quella
dell'autore; insomma l'uomo che appresso a poco non è capace di pensare
colla stessa profondità dell'autore, intende materialmente quello che
legge, ma non vede i rapporti che hanno quei detti col vero, non sente che
la cosa sta così, non iscuoprendo il campo che scopriva, non conosce i
rapporti e legami delle cose ch'egli vedeva, e dai quali deduceva quelle
conseguenze ec. che per
lui, e per chiunque gli somigli sono incontrastabili, per questi altri non
sono neppur verità: vedranno le stesse cose, ma non conosceranno nè
sentiranno che abbiano relazione insieme, e con quelle conseguenze che
l'autore ne cava; non vedranno la relazione
scambievole
delle parti del sillogismo (giacchè ogni umana cognizione è un
sillogismo): brevemente, intenderanno appuntino lo scritto, e non
capiranno la verità di quello che dice, verità che esisterà realmente, e
sarà compresa da altri.
Così
pure non avranno tanta forza di mente da poter dubitare, e sentire la
ragionevolezza e la verità del dubbio intorno alle cose che la natura o
l'abito danno per certe. Non basta intendere una proposizion vera,
bisogna sentirne la verità.
C'è un
senso
della verità, come delle passioni, de' sentimenti, bellezze, ec.: del
vero, come del bello. Chi la intende, ma non la sente, intende ciò che
significa quella verità, ma non intende che sia verità, perchè non ne
prova il senso, cioè la persuasione. In questo numero di persone va posta
la maggior parte dei moderni apologisti della religione,
uomini senza cuore, senza
sentimento, senza tatto fino e profondo nelle cose della natura, insomma
senza esperienza della verità, come quei lettori de' poeti che sono senza
esperienza di passioni, entusiasmo, sentimenti
ec.; i quali, posto che
intendano anche perfettamente il senso dei filosofi profondissimi che
combattono, non intendono la verità che quivi si contiene, e vi danno
nettamente, precisamente e consideratamente per falso, quello che voi
saprete e sentirete ch'è vero, o viceversa.
Del resto per intendere i
filosofi, e quasi ogni scrittore, è necessario, come per intendere i
poeti, aver tanta forza d'immaginazione, e di sentimento, e tanta capacità
di riflettere, da potersi porre nei panni dello scrittore, e in quel punto
preciso di vista e di situazione, in cui egli si trovava nel considerare
le cose di cui scrive; altrimenti non troverete mai ch'egli sia chiaro
abbastanza, per quanto lo sia in effetto.
E ciò, tanto quando in voi ne debba risultare la persuasione e l'assenso
allo scrittore, quanto nel caso contrario. Io so che con questo metodo non
ho trovato mai oscuri, o almeno inintelligibili, gli scritti della Staël,
che tutti danno per oscurissimi.
( Zibaldone 22 Novembre
1820.).
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Immaginazione e sentimento.
Schiller
nell'opera
Della poesia ingenua e sentimentale
(1795-1796) aveva
teorizzato una famosa distinzione tra due forme artistiche e due categorie
della sensibilità umana: l'
ingenuo
e il sentimentale.
L'ingenuo esprime
l'unità spontanea tra l'elemento passivo della sensibilità e quello attivo
della ragione e dell'intelletto;
il secondo, invece, indica
la divisione dei due elementi
quando la riflessione
si distingue e si rende autonoma dall'ambito sensibile ed emotivo.
L'ingenuo rappresenta il momento della
natura
, il sentimentale quello della
cultura
. Ma, oltre ad esprimere due differenti tipi di umanità, l'ingenuo e il
sentimentale indicano anche
due diverse fasi dello
sviluppo storico-artistico.
L'ingenuo
esprime il carattere
della poesia antica e, più in generale, la condizione originaria
dell'umanità;
il sentimentale si riferisce
più che altro alla poesia moderna e alla condizione dell'uomo storicamente
avanzato, capace di riflettere sull'infelicità del suo destino.
Schiller elabora anche una filosofia della storia in cui
l'umanità,
perduta la propria ingenuità primitiva per via del progresso culturale,
deve riproporsi la
restaurazione dell'unità fra sensibilità e ragione
come un compito infinito, in cui si esprime una finalità storica mai
completamente conseguibile e, però, indispensabile all'ulteriore progresso
dell'umanità.
Nel passo dello Zibaldone Leopardi riprende tali concetti,
difendendo soprattutto la
prima categoria , quella dell'immaginazione, in quanto fondamentale per
trasmettere l'evidenza dei sentimenti del poeta,
per essere da lui commossi, sublimati... e non semplicemente toccati
dalle sue verità. Questa posizione sarà implicitamente recurata da
Leopardi all'interno di tutta la sua produzione, che pure presenta non
pochi spunti
argomentativi, quindi vicini alla natura "sentimentale" del poetare,
come viene definita da Schiller.
Sta di fatto che ogni argomentazione di verità in Leopradi viene filtrata
attraverso le immagini poetiche che risentono di un rapporto diretto con
natura, filtrata dalla sensibilità e dal ricordo rivissuto.
Appare perciò importante seguire alcune annotazioni sulla poetica del vago
e dell'indefinito.
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Indefinito e poesia
Quello che ho detto altrove degli effetti della luce, del suono e d'altre
tali sensazioni circa l'idea dell'infinito, si deve intendere non solo di
tali sensazioni nel naturale, ma nelle loro imitazioni fatte dalla
pittura, dalla musica, dalla poesia ec. Il bello delle quali arti, in
grandissima parte, e più di quello che si crede o si osserva, consiste
nella scelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare.
( Zibaldone n.1982-1983 )
Suoni indefiniti
Una voce o un suono
lontano, o decrescente o allontanatesi apoco apoco, o echeggiante con
un'apparenza di vastità ec. ec. è piacevole per il vago dell'idea ec. Però
è piacevole il tuono, un colpo di cannone, e simili, udito in piena
campagna, in una grande valle ec. il canto degli agricoltori, degli
uccelli, il muggito d' buoi ec. nelle medesime circostanze
( 21 settembre 1827 )
La doppia visione
All'uomo sensibile e immaginoso che viva, come io sono vissuto gran tempo,
sentendo di continuo ed
immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi.
Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un
suono d'una campana; e nel tempo stesso . In questo secondo genere di obbietti sta
tutto
coll'immaginazione vedrà
un'altra torre, un'altra campagna, vedrà un altro suono
il bello e il piacevole delle cose.
Trista quella vita (ed è pur tale la
vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti
semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti
ricevono la sensazione.
(30 Novembre, 1^ Domenica dell'Avvento).
Ricordanza e poesia
Le rimembranze che cagionano la bellezza di moltissime
immagini ec. nella poesia ec. non solo spettano agli oggetti reali, ma
derivano bene spesso da altre poesie, vale a dire che molte volte
un'immagine riesce piacevole in una poesia, per la copia delle ricordanze
della stessa o simile immagine veduta in altre poesie.
( Zibaldone n°1804-1805 )
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La teoria del piacere e la poetica degli idilli.
La
"teoria del piacere" costituisce il nucleo della filosofia
pessimistica e dall'altro il punto d'arrivo della poetica leopardiana.
Se
nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l'uomo può
figurarsi infiniti piaceri attraverso l'immaginazione.
La condizione angosciosa e nobilissima della
noia
produce anch'essa una disposizione poetica.
L'idillio, inizialmente definito da Leopardi
come affezione, avventura storica
dell'animo connota una
disposizione intensa a cogliere aspetti poetici della realtà,
che parlano profondamente al nostro animo, spingendolo a
richiamare emotivamente fatti, situazioni, momenti di vita del passato (
ricordanza ): come possibilità di
rivivere sentimentalmente il senso di quel passato, in relazione
alla percezione esterna ed alla realtà esistenziale attualmente operante.
L'immaginazione è la
compensazione di una realtà di infelicità e di noia.
Lo stimolo all'immaginazione a costruire una realtà
parallela dove l'uomo ha un illusorio appagamento al suo piacere infinito
arriva soprattutto da ciò che è vago indefinito, ignoto.
Le due teorie che illustrano questa ricerca sono la
teoria della visione e del suono.
Nella prima si esprime come piacevole
la vista quando è impedita da un ostacolo perché "l'anima si finge
ciò che non vede" e dal limite nascono idee vaghe ed indefinite.
Nella
teoria del suono Leopardi elenca una serie di suoni
suggestivi perché vaghi.
Anche nella poetica le immagini
sono tanto più belle quanto più riescono a suscitare sensazioni
vaghe. Alcune
immagini sono belle perché evocano sensazioni che ci hanno affascinati da
fanciulli. La poesia non è che
il recupero di immagini della fanciullezza effettuato dalla memoria.
Gli antichi erano maestri della poesia vaga, perché più vicini alla
natura potevano immaginare più facilmente. Ai tempi moderni la possibilità
di una poesia d'immaginazione è ormai preclusa e non resta che una poesia
sentimentale, nutrita di idee e
filosofica. Leopardi, pur conscio di appartenere a questo periodo non
abbandona alcune forme di poesia di immaginazione.
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