Il ripiegamento sulla memoria
del passato
G. D'Annunzio, da Poema paradisiaco - Consolazione
S. Lega, Il pergolato
Vi è il passaggio dalla sensualità alla purezza e all'innocenza di una vita semplice. In questi improvvisi ripiegamenti interiori manca tuttavia una vera amara consapevolezza della caducità delle cose e della precarietà dell'uomo: questi motivi sono avvertiti solo superficialmente, e non c'è un sincero proposito di rinnovamento dello spirito. |
Consolazione |
Il motivo del «rifiorire» spirituale del poeta si obiettiva simbolicamente nel rifiorire primaverile della natura. Ma si tratta di una «primavera» ambigua, illusorio in realtà settembre: l'aria ha la dolcezza e il tepore della primavera, ma di una «primavera dissepolta», di un «april defunto», perché in realtà la natura sta declinando verso la morte della stagione invernale. Perciò la poesia, lungi dall'essere pervasa da un senso di purezza, di rigenerazione, di freschezza gioiosa, è immersa in un'atmosfera languida, sfatta, estenuata. Il giardino è «abbandonato» ed ha la dolcezza delle cose che «I'oblìo afflisse»; il viso della madre ha un pallore di giglio, come pallida è la luce del settembre; al cembalo manca qualche corda, e serba il ricordo delle «lunghe dita ceree de l'ava»; le tende sono « scolorate »; nella stanza aleggia un profumo di « viole un po' passate »; l'aria di danza è «assai vecchia» e «un poco triste», il suono è «velato, fíoco »: la trama delle immagini e degli oggetti evoca il senso della consunzione, dello sfiorire irreparabile, del declinare lento verso il nulla, della lontananza incolmabile di ciò che è passato; tutto dà un'impressione di languore, di disfacimento, di morte, che il poeta assapora voluttuosamente. Il tema vero della poesia non è dunque la rigenerazione spirituale, il recupero dell'innocenza, il vagheggiamento dei delicati sentimenti familiari, delle cose comuni, semplici e sane, ma il compiaciuto vagheggiamento della decadenza, dell'estenuazione, della morte. Ciò è rivelato chiaramente dallo stesso nucleo simbolico centrale della lirica, il parallelismo tra il rifiorire del giardino e il rifiorire spirituale del figlio: come il rifiorire primaverile a settembre è un sogno, illusorio e impossibile, così non è che un sogno irrealizzabile la rigenerazione e la purificazione del poeta. Al di là del sogno, il vero parallelismo che domina la poesia è tra la dolcezza stanca della natura autunnale ed un senso di stanchezza sensuale che pervade il poeta. L'ansia di purificazione non è che il rovesciamento, solo sognato, di questa condizione di stanchezza. La poesia si regge dunque su una sottile ambiguità: ma tutta la vicenda letteraria di D'Annunzio sarà pervasa da questa ambiguità, muovendosi costantemente tra i due poli della vita e della morte, non contrapposti antiteticamente, ma segretamente confusi e intrecciati (e proprio da questa ambiguità trae profondità e fascino).
tratto dal
manuale in adozione Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria, Dal testo alla
storia dalla storia al testo, Vol III, 2/a, Paravia |