Memoria ed oblio, tra passato, presente
e tensione verso il futuro.

Analizziamo brevemente il grafo che identifica alcune direttrici concettuali, attraverso le quali è possibile configurare il concetto di memoria nel suo rapporto dinamico di organizzatore mentale del presente, continuamente oscillante tra la tensione del passato e la proiezione nel futuro.

La dimensione della memoria in letteratura è frequentissima. Essa è da intendersi come una dinamica attività della mente umana, che si proietta, talvolta involontariamente, sul passato, sulla scorta di stimoli dati dal presente. Il ricordo può essere intenzionale, teso a fissare momenti eroici della storia, luoghi emblematici ricchi di glorie oppure personaggi e leggende famose, dense di valori e tali da costituire modelli per il presente. La memoria in questo caso si fa celebrazione, rievocazione, documento storico di fatti degni di recupero presso le future generazioni.

Questa dimensione idealizzante del passato - recuperata soprattutto in funzione civile e pubblica - non è però l'unica e  l'età romantica valorizza soprattutto gli aspetti più soggettivi ed intimi della memoria. Il ricordo diviene esperienza originale ed irripetibile per il singolo, essa lega - in una mirabile continuità - i momenti più significativi dell'esistenza passata al presente, dando ad esso significati nuovi. Oppure proietta l'io  ( con la speranza, il progetto d'azione, il desiderio ) verso il futuro in una dinamica alternanza di sensazioni vitali. La rimembranza è un modo per rivivere il passato, nostalgicamente ma anche lucidamente, razionalmente, valutando la diversa condizione in cui si gioca il rapporto con la realtà, passando dall'adolescenza alla maturità. La mente poetica di Leopardi, lucidamente, addirittura riesce a recuperare il ricordo doloroso del  passato in una dimensione positiva, quando esso è ancora affiancato - nella giovanile età - ad una tensione ottimistica verso il futuro.

Con il Decadentismo la dimensione del ricordo si complica, in quanto i piani temporali si confondono, si sovrappongono, si intrecciano sempre più indissolubilmente. Nasce la cosiddetta memoria involontaria , nutrita di inconscio, che consente minuziose ricostruzioni di sensazioni passate, partendo da aspetti particolari della realtà, apparentemente irrilevanti, ma capaci di innescare la catena delle associazioni di significati e la magica evocazione di antiche situazioni e contesti ( il tempo perduto e ritrovato dalla memoria proustiana ).

In altri casi la memoria è intuizione, illuminazione, epifania ( chiarimento improvviso di significato ) oppure alimenta il monologo interiore o il flusso di coscienza, arricchendo di continui rimandi il continuum delle sensazioni.

L'aspetto doloroso del rievocare un positivo passato - che già l'età romantica aveva conosciuto ( 5 maggio di Manzoni, Ermengarda nel coro dell'atto IV dell'Adelchi ) come cumulo oppressivo di memorie che rischiano di oscurare la razionalità e di spegnere ogni entusiasmo vitale - ricompare più modernamente come difficoltà nel far emergere i ricordi, come lenta e faticosa occasione montaliana ed inutile ricerca  di identità ( il filo che si addipana, la fuggevole e vana occasione di Montale ).

Parallelamente il rifiuto programmatico di ogni forma di tradizione ( con i Futuristi ) inibisce la dinamica della memoria, la raffredda, la contesta alle sue basi...sostituendola con una proiezione costante verso il futuro, idealizzando la velocità e la rete onnipresente delle analogie del reale 
(
L'analogia non è altro che l'amore profondo che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili ). Ma, a ben riflettere, anche il gioco dell'eterna corrispondenza delle cose non è altro che un esercizio di memoria, nel riavvicinare aspetti distanti - anche temporalmente - dell'esperienza vissuta.

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