Ossessioni, visioni, incubi, sogni esprimono
la dimensione inconscia dell'animo umano.

"Secondo una definizione intuitiva, l'inconscio è l'insieme di quegli aspetti della mente che non sono accessibili alla coscienza. In questo senso si può parlare di meccanismi inconsci, in quanto si suppone che esista una "fabbrica" dei pensieri e delle idee che noi non conosciamo. Ma si può parlare anche di idee inconsce e di fantasie inconsce. Si suppone che ci sia un mondo dietro lo specchio: da una parte il mondo che ci è accessibile, il mondo dei fenomeni che è percepito dalla nostra coscienza; dall'altra parte dello specchio una specie di doppio, in cui esistono altre idee, altri pensieri, altre immagini, altri ricordi " ( G. Jervis )


E' stato
Sigmund Freud agli inizi del '900 a dare una definizione ed una configurazione scientifica al concetto, precisandolo in senso psicologico e non filosofico. Oltre al legame che Freud vede tra le dinamiche dell'inconscio e la sessualità, è importante l'analisi relativa all'idea di rimozione.
Con questo termine Freud intende una sorta di autocensura della psiche a riconoscere, far emergere, dare significato a idee, ricordi, fantasie, desideri e pulsioni del nostro passato. Tali elementi continuano ad agire profondamente e segretamente dentro di noi, ma restano preclusi alla nostra coscienza. Essi si manifestano nei momenti di minor controllo della nostra ragione: ad esempio nei sogni, nelle visioni, ma anche attraverso gli atti mancati, i lapsus, i caratteri originali dei nostri atteggiamenti e del nostro linguaggio.

Nell'arte e nella letteratura l'esistenza più o meno esplicitamente riconosciuta di una dimensione inconscia nell'animo umano, ha da sempre influenzato i linguaggi espressivi. In generale la scelta - apparentemente inspiegabile a livello comunicativo - di immagini, contesti, intrecci particolarmente lontani dalla realtà esperibile, si riconduce all'inconscio, che riproduce fertilmente - nell'abbandono dell'ispirazione artistica - ricchi repertori di elementi dal valore analogico e simbolico. In particolare il linguaggio poetico - con i suoi continui scarti semantici - sfrutta le potenzialità visionarie e talvolta allucinatorie del sogno e dell'immaginario in genere.

Anche alcuni narratori sperimentano le potenzialità dell'inconscio, ricreando situazioni fortemente segnate da angosce, incubi, fobie, ansie persecutorie ( Poe, Kafka ) oppure dall'immagine conturbante del doppio che alberga misteriosamente nella nostra personalità ( Shelley, Stevenson, Wilde). Al di là degli esiti narrativi molto diversi, sarà interessante esaminare quali espedienti espressivi questi autori mettono in campo non solo per rappresentare la loro esperienza allucinatoria, ma anche in qualche modo per farla rivivere al lettore.
 



 

 Il grafo evidenzia quattro aree di analisi nella vastissima panoramica di ambiti e prospettive che abbraccia la tematica dell'inconscio.

- In basso a sinistra la parola chiave
follia  richiama le degenerazioni, purtroppo stabili, della razionalità, che subisce la forza devastante dell'inconscio, perenne produttore di realtà sostitutive, provocando il pericoloso allontanamento dai rapporti comunicativi.

- In basso a sinistra si ricorda che il tema dell'inconscio è legato all'
inscindibile legame della mente con il corpo, con i suoi desideri, le sue pulsioni, i suoi istinti. Esso si configura in Freud, ad esempio, come strumento per dar vita - in modalità simboliche e deviate - alla sessualità. Più generalmente la rimozione investe nel profondo la nostra psiche ed attinge - misteriosamente - dall'io i materiali per creare le sue realtà sostitutive ( sogni e visioni ad esempio ).

- in alto a destra si richiamano alcune modalità di manifestazione dell'inconscio che la letteratura ha valorizzato. I concetti di
memoria involontaria, di monologo interiore e di flusso di coscienza caratterizzano ogni recupero istintivo ed apparentemente incontrollato del passato; un passato perlustrato attraverso approssimazioni progressive, che fanno emergere sempre più nitidamente realtà ricomposte e rivisitate con gli occhi del presente. La casualità delle situazioni che producono lo scatto della memoria involontaria - accanto alla ricchezza delle elaborazioni mentali indotte - sono rintracciabili ad esempio nell'opera di  Proust Alla ricerca del tempo perduto e nell'opera di Joyce e Svevo.
Tuttavia tale recupero del passato appare - in molti casi - profondamente
ambiguo, in quanto filtrato dalle esigenze della scrittura e dalle operazioni mentali che ne consentono il reinserimento nel reticolo narrativo. Il passato non è veramente enucleato come giacenza inesplorata dell'animo, ma piuttosto ricomposto grazie alle mediazioni del presente e ripresentato con tutti i compromessi ed i condizionamenti della sua nuova collocazione. In tal senso la scrittura ( sotto forma di autobiografia, di diario, di confessione ) diventa un modo per rinnegare alcuni procedimenti della cura psicanalitica e riportare il discorso sul sè sotto l'aveo del controllo razionale.

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Infine nello spazio in alto a sinistra si richiama il legame che unisce le forze inconsce dell'animo alla
caratterizzazione analogico-simbolica della poesia moderna. Come si è già accennato solo l'abbandono dei legami comunicativi del linguaggio e l'assunzione dei suoi valori evocativi, associativi, correlativi, simbolici e metaforici... può produrre un'arte profonda e sincera, che accetta la sfida comunicativa con il lettore - ascoltatore, impegnandolo a penetrare in profondità l'individualità di ogni artista.
 


Come particolarmente interessanti - per un livello di approfondimento maggiore dell'argomento - si segnalano le due seguenti letture:

S. Resnick, INCONSCIO , voce dell'ENCICLOPEDIA EINAUDI, vol. settimo
W. Siti, L'inconscio, in Letteratura italiana Einaudi, Le questioni, vol. quinto

In rete: http://www.biblio-net.com/filosofia/l'inconscio.htm
 

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