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Analisi di un campione di bilanci e sintesi dei risultati: indici medi di settore


 


 

L’analisi di bilancio si compone di tre ambiti: economico, finanziario e patrimoniale.  Si analizzano ora i dati riassuntivi desunti ai 22 bilanci riclassificati e relativi agli anni 2000, 2002, 2002  riportati nella tabella 1  sottostante.
Per ogni indice sono stati rappresentati i valori medio, massimo e minimo, nonché il coefficiente di variazione per misurare l’oscillazione dei dati intorno alla media e quindi la significatività della stessa.
 

TABELLA  1  -  GLI INDICI DEL SETTORE

INDICI

VAL.MEDIO

MASSIMO

MINIMO


C.V.

ROE

8,41

56,89

-19,18

244%

ROI

4,76

14,89

-0,31

75%

ROS

3,12

11,94

-0,06

101%

ROD

2,74

5,8

0

59%

INDEBITAMENTO

9,58

20,36

1,3

21%

ROTAZ. IMPIEGHI

1,93

2,9

0,44

75%

DISPONIBILITA'

1,07

3,24

0,53

59%

LIQUIDITA'

0,82

2,73

0,32

66%

AUTOCOPERTURA

0,56

1,78

0,09

72%

COPERT.PERMAN.

0,87

1,9

0,24

63%

DILAZ VENDITE

69

138

44

36%


In primo luogo si commentano gli indici economici e successivamente quelli finanziari, mentre la struttura del patrimonio è analizzata in altra sezione.

L’indice sicuramente più importante in un’azienda, che ne sintetizza il suo andamento economico, è il ROE: esso indica la redditività del capitale proprio ed esprime cioè il rendimento che il capitale di proprietà ha prodotto per effetto della gestione. Il valore medio, in questo caso, sarebbe nella norma (cioè superiore di alcuni punti rispetto agli investimenti a basso rischio),  tuttavia il dato non  viene considerato attendibile vista l’alta variabilità dei valori assunti nelle singole aziende.
L’andamento economico complessivo di un’impresa è determinato da alcune concause:

  • I risultati dell’attività tipica

  • L’influenza di costi e ricavi di natura finanziaria, straordinaria e fiscale

  • L’indebitamento

Matematicamente vale la formula

ROE = ROI x INCIDENZA GESTIONE NON CARATTERISTICA x INDEBITAMENTO

Il ROI, dato dal rapporto tra Risultato Operativo e Totale Impieghi costituisce un indice significativo per valutare l’efficienza economica della gestione caratteristica; il valore medio è abbastanza basso, non in linea con il ROE.  A determinare il Roi concorrono due fattori:

  • La redditività percentuale delle vendite

  • Il volume di ricavi più o meno adeguato rispetto agli investimenti effettuati

Il ROS misura la redditività delle vendite, ossia il margine di guadagno che si ricava dalle vendite stesse. Apparentemente il dato sembra modesto rispetto ad altri settori  in cui la redditività media è spesso compresa tra il 5% ed  il 10% , tuttavia l’oscillazione dei dati rilevati (si va da un minimo di redditività negativa ad un massimo del 12% con un coeff. di variazione è del 101%) , rende il valor medio poco rappresentativo.

Infine la rotazione impieghi, cioè il rapporto che indica il numero di volte in cui il capitale investito si rinnova in un anno, tende a verificare se i ricavi sono adeguati al capitale investito nell’attività caratteristica. Il dato medio è da considerarsi nella norma (in genere compresa tra 1,5 e 2).

L’indice di indebitamento del settore è decisamente elevato; in un’azienda estremamente sana esso  dovrebbe assumere valori vicini o di poco superiori a due, ma in questo caso è superiore a nove. La motivazione più plausibile per questo scostamento può essere il fatto che le riserie al 31/12, data in cui si chiude il bilancio d’esercizio, hanno molti debiti nei confronti dei fornitori essendosi approvvigionate di materie prime che non hanno ancora venduto. I magazzini sono quindi colmi di risone, momentaneamente non vendibile.
L’ultimo fattore che determina il valore del ROE è l’incidenza della gestione non caratteristica; l’omonimo indice è stato rappresentato in tabella solo per completezza di indagine, tuttavia in tre bilanci pesantemente negativi non è stato possibile calcolarlo
e nei restanti ha assunto valori tra loro incomparabili. Tendenzialmente comunque la gestione extracaratteristica ha assunto un’influenza negativa sul risultato aziendale specie per il peso degli oneri finanziari (conseguenza dell’elevato indebitamento), anche se in alcuni casi la causa è da rintracciare in avversità eccezionali raramente spiegate (si trova ad esempio notizia di perdite da partecipazioni in altre aziende in crisi del settore). Poiché l’indice è anche influenzato dal peso delle imposte dirette, si sono rilevati valori positivi o non pesantemente negativi per quelle aziende che hanno usufruito della detassazione degli utili reinvestiti.

Il ROD, che indica l’onerosità del capitale di credito, è decisamente su valori modesti ed inferiore ai tassi medi bancari. Ciò può essere determinato dalla particolare composizione delle passività delle riserie: infatti l’indebitamento verso le banche – che provoca interessi passivi espliciti– è minore rispetto a quello verso i fornitori (cioè in genere senza interessi espliciti).
Il valore del ROD viene per consuetudine comparato con il Roi per valutare l’effetto positivo o negativo del ricorso al capitale di terzi sul risultato economico; in altri termini laddove la redditività del capitale investito è superiore al costo medio del denaro preso a prestito, l’azienda trae benefici dall’aumento dell’indebitamento. E’ questo il caso di molte delle imprese risiere dove il roi è superiore al ROD; dal confronto dei valori minimi dei due indici tuttavia si deduce che alcune aziende non sono in grado di ottimizzare l’impiego dei prestiti contratti.

In conclusione il settore risiero non ha risultati brillanti tuttavia presenta una redditività complessivamente accettabile: un volume di affari adeguato agli investimenti  ed il ricorso al pagamento differito dei risicoltori  sono indubbi elementi positivi, mentre l’esiguo margine tra ricavi e costi della produzione ed il peso degli oneri finanziari sui finanziamenti propriamente detti deprimono il risultato complessivo.
 


Si passa ora all’analisi finanziaria composta da due ambiti:

  • analisi della solvibilità e

  • analisi della solidità

Per quanto riguarda la solvibilità sono stati presi in considerazione: l’indice di liquidità e di disponibilità.
L’indice di liquidità analizza la capacità di rimborsare i debiti utilizzando la liquidità esistente e quella che dovrebbe scaturire dalla riscossione dei crediti nei successivi
dodici mesi. Quando il valore è superiore ad 1 significa che l’azienda è solvibile. In questo caso, purtroppo il valore medio è di 0,82. Ciò significa che per far fronte ai debiti si devono prendere in considerazione anche le rimanenze, calcolando l’indice di disponibilità.

L’indice di disponibilità, che rapporta tutto l’attivo circolante con le passività a breve,  ha un valore di 1,07, inferiore ad un teorico valore normale di 1,5; le imprese risiere per poter adempiere alle scadenze di pagamento devono quindi poter contare sulla trasformazione in denaro anche delle rimanenze. Questo fatto è nella teoria considerato rischioso, tuttavia per questo settore bisogna fare due osservazioni che portano a considerare il valore dell’indice accettabile.

  • In primo luogo il genere di stock in magazzino non è soggetto né alle mode di mercato, né al superamento tecnologico, inoltre molte aziende medio-piccole effettuano lavorazioni per conto di grandi imprese e sanno già in anticipo quindi che il loro prodotto non resterà invenduto

  • In secondo luogo al 31.12 in magazzino esiste prevalentemente risone, avente un valore inferiore al prodotto lavorato; una vendita di riso inferiore al 100% produce entrate di denaro pari o superiori al valore delle rimanenze di materia prima.

Per quanto riguarda la solidità, l’indice di autocopertura delle immobilizzazioni esprime la capacità dell’azienda di finanziare gli investimenti  a lungo ciclo di utilizzo con fonti non da rimborsare a terzi, cioè con i mezzi propri. Valori normali sono considerati quelli vicini ad 1, mentre nel settore l’indice è di 0,56.

L’indice di copertura permanente delle immobilizzazioni esprime la misura in cui le immobilizzazioni sono coperte dal capitale proprio e dai debiti a lungo termine; nei casi in cui l’indice precedente sia inadeguato, si valuta se almeno quest’ultimo sia superiore all’unità. Le imprese risiere esaminate hanno una copertura permanente di 0,87, non distante ma comunque inferiore alla norma; ciò significa che la struttura aziendale non è pienamente solida in quanto le immobilizzazioni sono in parte finanziate dai debiti a breve.

 

L’indice è dato dal rapporto tra utile e risultato caratteristico: quando entrambi sono negativi, l’indice assume un valore positivo mentre nella realtà la gestione extracaratteristica può compromettere ulteriormente il risultato aziendale

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