Mito e religione. Il divino e l’umano a confronto.
Il destino e le sue rappresentazioni.
Nel mondo greco la
necessità inalterabile (
anànke ) e il
destino datoci in sorte (
moira ),
sono più forti dello stesso volere divino. L'uomo appare prigioniero
delle sue origini e la tragedia ce lo mostra vittima sacrificale del
perpetuarsi delle colpe dei padri. Il mito oggettiva, in una rappresentazione
quasi rituale, questa logica circolare dell'ineluttabilità.
Ascolto e attesa,
preghiera, abbandono alla legge d’amore divengono
speranza nel
cristianesimo, dando significato anche al dolore umano. Dalle
personificazioni antropomorfe della natura si passa all’escatologia salvifica
dell’incarnazione.
La letteratura rilegge tale inesausta interrogazione sul senso del vivere, ora come
tragico incombere del fato
su un uomo indifeso, di fronte alle sue passioni, ora come
provvidenzialità consolante, come
discesa benefica del Dio cristiano su un uomo,
modellato a Sua immagina e somiglianza.
Le dimensioni del divino - Il mito è rappresentazione di una vicenda esemplare, paradigmatica che narra le vicende di dei, semidei ed eroi. Esso ha valore universale e si proietta sulla vicenda umana prescindendo dal contesto storico contingente. E' narrazione che esplicita e incarna verità profonde della nostra natura. Alla base del mito c'è una sorta di spontanea credenza nel divino come forza superiore all'uomo, ad esso assolutamente irrelata, che si manifesta straordinariamente in mille interventi. La poesia ha il compito di trasmettere le profonde verità del mito. I personaggi mitologici sono dotati di grande perfezione fisica e morale, incarnano poteri superiori, eppure sono spesso toccati in modo decisivo dalla vendetta divina, che sanziona con una terribile punizione la loro superbia o il semplice loro fronteggiare o scavalcare il volere divino ( Vulcano ). Le storie vivono comunque di una grandezza straordinaria, irraggiungibile da parte dell'uomo qualunque. Le avventure sono iperboliche e proiettate verso una dimensione assoluta e sovra-naturale. Il mito è caratteristico dell'età classica ( greca e latina ) e del mondo pagano, ma viene riproposto più volte nell'immaginario artistico delle varie età, in funzione paradigmatica e celebrativa. Esso si presta all'encomio, all'idealizzazione di personalità storiche, alla spiritualizzazione di passioni e sentimenti in chiave metastorica. Attribuire caratteri divini alla bellezza femminile, ad esempio, sottrae ad essa ogni contingente materialità e la proietta in una dimensione più alta, inattaccabile dal tempo, adatta all'eternazione poetica. Allegorie, personificazioni, simbolismi molteplici fioriscono, come emblemi storici, dal recupero degli antichi miti. Perfino il Novecento dei totalitarismi recupera in chiave propagandistica la profetica robustezza dell'eroe, conquistatore dei mari, per volere divino!
La religiosità cristiana invece nasce dalla rivelazione dei testi sacri ( Bibbia e Vangeli ) e introduce una prospettiva finalistica nella vita dell'uomo e della natura ( escatologia ). L'avvento del regno di Dio sulla terra, la legge provvidenziale della storia, che guida al trionfo del bene o comunque consola con la speranza del premio eterno dell'aldilà, la rivalutazione del dolore e del sacrificio, della povertà e dello spirito di carità, come virtù umane e forme di offerta di sé a Dio, caratterizzano la nuova religiosità, intrisa di fratellanza e senso di eguaglianza tra i popoli.
Due mappe sulle
rappresentazioni del divino |
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