La memoria come recupero dei vissuti.
La storia come loro codificazione
Ricordare
è prerogativa umana, è bisogno istintivo più che compito appreso. La
mente si popola di ricordi insieme ai suoi vissuti, senza poterlo impedire,
mentre la vita continua a tessere la sua trama incoerente. Ricordare è tentativo
di ordinare il passato, di fissare cardini, di isolare valori,
facendo storia. Un ricordare educativo, civilmente utile, pubblico, rivolto a
recuperare l’esito di sacrifici ed eroismi virtuosi, fino alla loro
celebrazione. Intanto memorie
inesprimibili, inconfessabili, di cui ignoriamo la forza, modellano l’inconscio,
da dove il passato riemerge deviato, deformato, senza contorni, oppure decantato
dalla parola, dall’immagine artistica, onirica, visionaria, talora stemperato
nella follia. La ricordanza
leopardiana come l’emblema mnestico
montaliano parlano di un passato rivissuto alla luce della
ragione, memoria padroneggiata e riflessa, eppure lacerante per l’assenza di
vita. Il ricordo infine può essere
involontario, legandosi a oggetti, a situazioni, a sensazioni minute,
sorta di tracce della nostra continuità esistenziale, che non sapremmo
altrimenti scorgere. Può divenire allora ricerca laboriosa e accurata di
un tempo perduto.
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