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La territorialità nello stato romano
Dalla repubblica all'impero - L'impero romano - I grafi relativi allo Stato romano

Macrologiche

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   Definire le differenze tra la prima fase di dominio esercitato da Roma come città-stato sulle varie aree italiane e mediterranee, in una logica di divisione e di controllo dei popoli sottomessi in una pluralità di condizioni giuridiche, rispetto alla seconda fase, di dominio  imperiale, contrassegnata dalla vera organizzazione  di uno stato territoriale, con amministrazione complessa e ramificata.
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   Territorialità dello Stato e cittadinanza non coincidevano affatto nella repubblica romana.
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  Non esisteva alcuna uguaglianza di diritti tra i Romani e i popoli conquistati. Essere cittadino romano fu inizialmente un vero privilegio. Una
guerra sociale sarà combattuta per l’allargamento della cittadinanza agli Italici.
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 Il rispetto di tradizioni e costumi dei vari popoli rese più sopportabile il dominio di Roma.
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La territorialità è carattere fondante dello Stato contemporaneo. Ad essa si associa la sovranità delle leggi statali che vale per tutti i cittadini ( il popolo che vive ed opera entro lo spazio territoriale )
 

 

Analizziamo in sintesi l’organizzazione dello Stato romano sotto il profilo della territorialità, come si è venuta configurando nel passaggio dalla fase repubblicana a quella imperiale,. I problemi organizzativi ed amministrativi nelle aree di volta in volta sottomesse furono risolti con politiche differenziate, per cui Roma diversificava il trattamento riservato alle singole città. Il risultato più evidente e permanente fu quello di mantenere divisi i popoli soggetti  potendoli più facilmente controllare.

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    I particolari ordinamenti con cui Roma articolò i suoi rapporti con le varie comunità della penisola conferirono all’Italia un’unità amministrativa più che nazionale ( non si può parlare di Stato unitario)   e furono ispirati a due criteri: quello della federazione e quello dell’annessione diretta.   

-    Sciolta dopo la vittoria di Roma del 338 a.C. la Confederazione latina ( formata da Latini, Campani e Volsci ) la città si mise a capo di una confederazione italica , caratterizzata da una serie di patti (foedera) che Roma stipulava con singole città. Tali patti potevano avere un carattere paritario oppure potevano essere imposti unilateralmente dalla città egemone. Nel primo caso l’obbligo di intervento era solo difensivo in caso di attacco di avversari esterni ( foedera aequa ), nel secondo caso gli alleati erano obbligati ad intervenire a tutte le guerre difensive o offensive combattute da Roma ( foedera iniqua ).

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    Le città alleate mantenevano la loro autonomia, i loro ordinamenti e la loro amministrazione e fornivano all’esercito reparti che venivano affidati ad un ufficiale romano.


Federazione .I
l  termine deriva dal latino foedus “ = alleanza e oggi identifica un particolare tipo di associazione tra stati, che si impegnano sul piano politico e /o militare ad adottare comportamenti atti a salvaguardare comuni interessi. Nelle federazioni, in politica estera e in politica economica, gli stati membri rinunciano alla loro sovranità e la delegano agli organismi unitari, che prendono decisioni vincolanti per tutti. USA, Germania, Svizzera, Canada sono Stati federali.

Confederazione. Essa è una associazione grazie alla quale gli Stati membri dispongono la creazione di organismi centrali, composti da rappresentanti degli associati, con il compito di prendere decisioni di comune interesse. Gli Stati confederati non rinunciano alla loro sovranità e qualsiasi decisione presa dagli organi confederali deve essere ratificata dalle autorità degli Stati membri per avere validità all’interno di ciascuno di essi. Gli organismi europei e l’ONU sono esempi di confederazioni.
 


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L’annessione di città e territori comportò l’estensione degli ordinamenti cittadini e l’ampliamento dei collegi elettorali ( ognuna delle 35 tribù godeva di diritto di voto ). Roma rinunciò al sistema delle annessioni perché altrimenti ci sarebbe stato lo spostamento delle basi originarie delle assemblee votanti.
 

-   Il municipium, era una comunità che, pur accolta nella cittadinanza romana ed iscritta nelle tribù, conservava la sua autonomia amministrativa.
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    I cittadini di alcuni municipia non avevano diritto di voto, ma conservavano solo i diritti civili che consentivano loro i matrimoni con donne romane e di essere proprietari di suolo romano.

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    Le colonie erano città in cui erano stati inviati soldati latini o romani per controllare territori recentemente conquistati e politicamente malfidi. Le colonie, collocate al centro di regioni spesso ostili erano centro di irradiazione della civiltà romana e di assimilazione dei popoli vinti. Le ragioni militari che ne giustificarono la nascita le resero intimamente legate alla madrepatria, diversamente dalle colonie greche che conservarono solo il debole vincolo morale della comune discendenza etnica.
 


Le province del II secolo a. C.
 


- Divenuta con le guerre puniche una grande potenza mediterranea, Roma non poteva applicare in terre lontane gli stessi criteri amministrativi applicati in Italia. 

-  I territori conquistati vennero divisi in province, circoscrizioni territoriali amministrative sottoposte all’autorità di un governatore  ( con tutti i poteri civili e militari ) ed obbligate al pagamento di un regolare tributo. Le prime province furono: Sicilia, Corsica, Spagna citeriore, Spagna ulteriore e Africa a cui poi si aggiunsero Macedonia e Acaia (Grecia), Asia e Africa nel corso del II secolo a.C. 

-   Il governatore non era limitato né dalla collegialità, né dall’intercessione dei tribuni e non poteva essere sottoposto ad alcun provvedimento giudiziario. 

-  Non ricevendo inoltre dallo Stato romano nessun compenso per l’espletamento del suo mandato, egli ed i suoi collaboratori si avvaleva dell’esercizio del potere per rifarsi sui provinciali. Abusi e sfruttamenti divennero prassi politica abitudinaria.  

-   I magistrati-governatori a capo delle province furono proconsoli e propretori ( magistrati usciti di carica, che rientravano a tutti gli effetti nella classe dirigente che già aveva ricoperto cariche a Roma ).
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   Gli abusi connessi alla pienezza dei poteri ( imperium ) dei governatori ebbero termine solo quando con l’avvento dell’impero, la politica degli imperatori cominciò a livellare italici e provinciali sotto una stessa autorità allargando la cittadinanza romana a nuovi popoli.

-   Il governo delle province romane non significava solo sfruttamento. La pace romana ( subentrata comunque alla conquista armata ) permetteva ai vari popoli di conservare i costumi tradizionali, mostrandosi tollerante nei riguardi dei culti locali e assicurava la tutela dell’ordine pubblico. 

-   L’aggregazione del territorio delle province creò problemi interni allo Stato romano, in quanto gli Italici, esclusi dalla cittadinanza, mal tolleravano l’esclusivo privilegio dei cittadini romani nello sfruttare le ingenti ricchezze provinciali. 

-   Mentre in precedenza ai socii Italici poteva apparire positiva l’autonomia che Roma lasciava loro, cominciò allora ad avvertirsi più pressante l’esigenza di una piena partecipazione alla cittadinanza romana. L’eguaglianza giuridica era pregiudiziale per usufruire dei vantaggi economici connessi all’allargamento dei domini di Roma. 

-  Un primo significativo allargamento della cittadinanza romana ai provinciali avvenne sotto Giulio Cesare con la concessione della stessa alla Gallia Cisalpina ad alcune città spagnole, mentre diritti latini andavano alla Sicilia ed a molti centri della Gallia Narbonese, della Spagna e dell’Africa.

 

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