Il Vercellese nel Settecento
Il documento è tratto da R.Ordano, Sommario della storia di Vercelli, Vercelli
1955
Vercelli durante la guerra di successione spagnola viene occupata dai Francesi
L'esercito francese del duca di Vendôme entrò in Piemonte, tentando di ottenere la resa della piazza vercellese, quindi si ritirò nel Monferrato per acquartierarsi in attesa della primavera. Seguirono operazioni militari di scarso rilievo; poi, nel maggio 1704, i movimenti delle truppe d'ambo le parti s'intensificarono. L'esercito austro - piemontese, comandato da Vittorio Amedeo II e dallo Starhemberg, poiché inferiore di uomini e di mezzi, sfuggiva la battaglia campale e contemporaneamente cercava di appoggiarsi alle fortezze in suo possesso. La piazza di Vercelli fu rinforzata da nuovi bastioni e a governarla fu inviato il generale Des Hayes; mentre l'esercito francese iniziava le operazioni preparatorie all'attacco: Desana e Tricerro vennero fortificate e presidiate e a Larizzate il Vendôme stabili il suo quartier generale.
Frattanto a
Caresanablot sopraggiunse il
gen. Las Torres con 16 battaglioni e 20
squadroni spagnoli, dopo aver attraversata la Sesia presso Villata. Così, a
poco a poco, Vercelli fu chiusa da una massiccia cintura d'assedio,
che le esigue forze della piazza non potevano
rompere per lo strapotere delle truppe avversarie. La città fu
rovinata in più punti dai cannoneggiamenti e dagli incendi; il presidio subì
sensibili perdite non solo in battaglia ma anche per diserzioni e per
malattie. Il 20 luglio del 1704 il gen. Des Hayes chiese la
resa e il giorno seguente le
truppe francesi entrarono in Vercelli.
Da allora Vercelli cessò di essere
una piazzaforte. Le sue fortificazioni furono smantellate così
radicalmente che già nel 1705 i Francesi stessi dovettero consentire
che venisse costruita una palizzata attorno alla città, onde proteggerla
dalle scorrerie dei malviventi e dei grassatori.
I confini dello
stato piemontese vennero in questo modo allargati verso il Ticino, e
Vercelli non ebbe più quella scomoda posizione di città di confine che in
passato era stata causa della maggior parte delle sue disavventure.
Le sue fortificazioni abbattute non furono mai più ricostruite e
diventarono una pacifica, immensa riserva di materiali da costruzione. La
sua storia da allora divenne finalmente meno movimentata e meno fortunosa.
A poco a poco la città assunse
l'aspetto moderno, a noi
ben noto.
In questo
secolo s'intensificarono in Vercelli i lavori edili :
sorgono nuovi palazzi ed
altri sono
rifatti. Nel 1763 viene finalmente terminata la Cattedrale, il cui pronao è
stato disegnato dal già menzionato architetto
Alfieri. Alla
costruzione dell'ala di mezzogiorno del palazzo del Seminario
collabora il grande architetto di Vittorio Amedeo II, l'abate
Filippo Juvara.
Nel 1769, un altro valente architetto,
Ignazio Amedeo
Galletti, fa sorgere il palazzo dei Barnabiti, ora palazzo
della Provincia. |
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Verso la
fine del '700 risorgono a Vercelli anche gli studi e le attività
intellettuali. Fioriscono le società letterarie: ricordiamo i «
Pastori morzanesi » e l'Accademia dei Solleciti. Due tipografie
sono attive e stampano pregevoli edizioni letterarie, storioche e
scientifiche : quella di Giuseppe
Panialis e quella di
G. A. Ranza.
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Meno
buono è lo stato dell'agro vercellese: i metodi di coltivazione sono
antiquati, molte sono le aree incolte ed infine i contadini vivono assai
poveramente.
Nell'ultima decade dell'aprile 1789 a Vercelli si fecero grandi
festeggiamenti per il passaggio dei Reali. Il 20 il Re fu ospite del
cardinale Carlo Filippa di Martiniana, quindi andò a Novara,
dove si celebrò con gran pompa il matrimonio del duca d'Aosta
Vittorio Emanuele con
Maria Teresa
d'Austria. |
Il Regno di Sardegna
vede il suo confine orientale stabilizzato sulla linea del Ticino |
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